A  N  D  R  E  A      C  A  R  L  O     C  A   P  P  I

c  a  c  c  i  a   t  o  r  e    n  e  l  l  a     r  e  t  e

u n ’   a v v e n t u r a    d e l   c a c c i a t o r e   d i   l i b r i

C a c c i a t o r e   n e l l a   R e t e

Il cognome Regan mi era familiare.

Era quello dell'irlandese scomparso ne Il grande sonno di Chandler, quello dell'ispettore "Sweeney" Regan in una vecchia serie tv e, con una variante nella grafia, quello di un attore che aveva avuto molto successo a Washington.

Ma non conoscevo nessuna Francesca Regan.

Lei conosceva me, invece.


Da quando avevo deciso di mettermi "nella rete" e avevo il mio website e un e-mail, ero riuscito a trovare nuovi clienti per la mia attività di cacciatore di libri, detective della carta stampata e cercatore di volumi più o meno introvabili su commissione, con licenza di cacciarsi nei guai.
Francesca Regan aveva saputo della mia attività attraverso Internet e aveva richiesto una mia prestazione via e-mail. La richiesta era quantomeno singolare: dovevo recarmi domenica sera, 19 settembre, alle 21.00, in un pub irlandese. Dovevo presentarmi alla barista, pronunciare una parola d’ordine e farmi dare una valigetta colma di libri, che avrei poi dovuto consegnare alla suddetta Francesca Regan alle 21.30, in un altro pub irlandese. Dietro compenso, s'intende. Sembrava facile. Era molto sospetto. Mai fidarsi.

E mai rinunciare a un incarico, coi tempi che corrono.

Avrei dovuto insospettirmi solo per la scelta del primo locale, il Murphy’s Law, a me noto per la birra Murphy che vi veniva servita, ma omonimo della ben nota legge di Murphy, i cui nefasti effetti sono a tutti ben noti.

Alle 21.00 entrai al Murphy’s, mi feci largo tra la folla e raggiunsi il banco del bar per pronunciare la mia battuta.

-Il mio nome è Joyce, James Joyce- dissi alla barista.

La ragazza forse non aveva mai letto l’Ulisse, ma riconobbe la parola d’ordine e mi consegnò una valigetta metallica, pesantissima.

Diffidente, mi ritirai in bagno e l’aprii.

Niente eroina, niente titoli di stato al portatore. Niente di sospetto.

Solo le opere complete, appunto, di James Joyce.

Confortato dalla certezza di non compiere niente di illegale, mi incamminai verso la metropolitana. Mentre scendevo nella stazione Sant’Agostino, ebbi la sensazione di essere seguito.

Ero seguito.

Da un tale coi capelli rossi e gli occhiali.

Appena arrivò il treno, mi ritrassi, lasciando che gli altri passeggeri uscissero ed entrassero. All’ultimo momento, schizzai all'interno del vagone, mentre il mio inseguitore restava chiuso fuori come un imbecille.

Un punto a mio favore.

Riflettendo sul misterioso episodio, passai dalla Linea Verde a quella Gialla e raggiunsi la mia destinazione.

Quando arrivai di fronte al pub in cui avrei dovuto consegnare la valigetta, un individuo vestito di nero mi si avvicinò. Non ero stato abbastanza bravo ed evidentemente mi ero tirato dietro un altro pedinatore.

-OK- disse l'uomo in nero. -Dammi la valigetta e indicami il tuo contatto.

Indossava un impermeabile scuro, dalla cui manica spuntava una mano guantata con una lunga pistola nera con silenziatore. Sollevai la valigetta, fingendo di consegnargliela, e colpii la canna della pistola. Lui fece partire un tiro, che rimbalzò contro un muro, mentre io dirigevo il secondo assalto della valigetta contro il suo basso ventre.

Il tipo in nero imprecò in gaelico, mentre io mi tuffavo nel locale, dove imperversava musica celtica a tutto volume. Ero in mezzo a quella che sembrava una festa di compleanno irlandese. Corsi come un disperato in fondo al locale, chiedendomi dove fosse la misteriosa Francesca Regan e se conoscesse l’uomo che mi aveva inseguito.

Una graziosa ragazza dai capelli corti e con un bel paio di occhi chiari dietro gli occhiali mi si avvicinò. -Sei tu "il Cacciatore"?- mi chiese. -Vedo che hai portato i libri.

Ansante, mi guardai intorno. -C'è un uomo armato che mi segue- dissi. -Vuole la valigetta.

L'uomo in nero comparve dal mezzo della folla, puntandoci addosso la pistola.

-La valigetta- ci intimò.

-Faccia attenzione, è ad alto potenziale- gli dissi. -Potrebbe esplodere.

E "accidentalmente", inciampai, facendo cadere la valigetta verso di lui.

L’uomo gridò -No!- e si tuffò in avanti per prenderla al volo.

Io gli diedi una spinta, favorendo il suo slancio, e l'uomo finì a faccia in avanti in quella che aveva tutta l’aria di essere una torta di compleanno irlandese.

Mentre cercava di pulirsi la faccia, riapparve il tipo dai capelli rossi, che sfoderò a sua volta una pistola e la puntò alla testa dell’uomo in nero.

-Ottimo lavoro, Francesca- disse Capelli Rossi, dando una botta in testa al tipo in nero e facendolo stramazzare a terra.

-Ehi, un momento- protestai. -Che cosa sta succedendo?

-Lei ha appena dato il suo contributo alla pace in Irlanda, mister Cacciatore- disse il rosso.

-E lei chi è, un poliziotto?

-Non esattamente: dalle mie parti ci chiamano... Esercito Repubblicano.

-Quell’uomo in nero è un killer di cui nessuno fino a oggi conosceva l'identità- disse la ragazza.

-È il leader di una fazione favorevole alla guerra a oltranza- precisò il rosso. -Sapevamo che era a Milano per comprare armi, ma non sapevamo come trovarlo.

-Per stanarlo abbiamo lasciato una falsa pista su Internet- spiegò la ragazza -facendo credere che oggi a Milano ci sarebbe stata una compravendita di plutonio sovietico. Gli abbiamo fatto arrivare gli indizi per localizzare il luogo in cui sarebbe avvenuto il primo scambio. Solo che ci serviva qualcuno che impersonasse il corriere. Abbiamo trovato il tuo nome su Internet e abbiamo pensato di assumerti. Così il killer ha seguito la pista...

-E lo specchietto per le allodole- aggiunsi. -Poteva farmi secco.

-Se tu non mi avessi seminato, sarei arrivato prima- mi rimproverò il rosso.

-E tu chi sei?- chiesi alla ragazza. -Ti chiami davvero Francesca Regan?

-No, ma è davvero il mio compleanno, e quei libri sono il regalo che mi ha fatto Patrick.

-Patrick sei tu, immagino- dissi al rosso.

-Patrick McGuffin- si presentò lui.

-Ci avrei scommesso- commentai.

-Il fidanzato di Francesca- precisò lui, a scanso di equivoci.

Avrei dovuto immaginarlo.

S’intende che di soldi per pagarmi non ne avevano. In compenso fecero in modo che il killer venisse consegnato alle autorità, grazie a una chiamata anonima ai servizi segreti di Londra. E pensare che un tempo certe telefonate le facevano solo per rivendicare gli attentati.

Come cambia il mondo.

E intanto, una volta di più, io mi ero dato da fare e qualcun altro se ne sarebbe assunto il merito.

La storia della mia vita.

Come dite?

Volete sapere il mio indirizzo?

Trovatevelo da soli.

Ho già i miei problemi, da quando faccio il...

CACCIATORE NELLA RETE!

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