DIABOLIK-LA LUNGA NOTTE
di Andrea Carlo Cappi
"I romanzi Sonzogno"

Una recensione di Stefano Di Marino
( www.sdmactionwriter.com
)

Proseguendo la strada battuta con la fortunata intuizione di dar vita alle avventure fumettistiche di Martin Mystère nelle pagine di un romanzo, con Diabolik-La lunga notte Andrea Carlo Cappi si cimenta con una vera e propria icona dell'immaginario nostrano. Diabolik non è solo l'unico fumetto "nero" italiano degli anni Sessanta a esser sopravvissuto al mutare dei tempi, è diventato un punto di riferimento nel costume, simbolo del crimine incarnato ma anche dell'avventura jamesbondistica che non ha tempo né precisa collocazione storica perché appartiene alla fantasia di tutti noi. E, da questi elementi che già segnarono il successo del personaggio inventato dalle sorelle Giussani, Cappi è riuscito a creare un romanzo che è ben più di una semplice trasposizione di un fumetto. In realtà, come anche per Martin Mystère, usare il termine novelization sarebbe riduttivo.
Cappi (esperto bondologo, traduttore e autore di romanzi originali per i quali, curiosa alchimia editoriale, si firma con uno pseudonimo) conferma nuovamente di conoscere non solo vita, morte e miracoli di Diabolik, ma soprattutto di padroneggiare i meccanismi narrativi del genere e crea un universo nuovo anche se perfettamente coerente con quello fumettistico. La scelta di ambientare l'avventura intitolata La Lunga Notte (edito da Sonzogno) in Oriente è l'esempio più felice di questa capacità di cogliere gli elementi di partenza elaborandoli secondo il proprio gusto. Sappiamo che il criminale mascherato, prima di approdare a Clerville, ha operato in Oriente ma raramente lo abbiamo visto agire in contesti esotici, comunque mai così dettagliati ed elaborati con una perfetta conoscenza dell'universo di John Woo e Jackie Chan. Ne scaturisce un'avventura dal ritmo cinematografico a tratti sorprendentemente realistica (tanto che le scene di combattimento a mani nude sono state coreografate da un vero maestro di arti marziali prima di essere riportate sulla pagina) ma ricca di tutto quel fascino magico dei vecchi film di 007. E non finisce qui perché Diabolik tra la caccia a una serie di mitici talismani, duelli con le Triadi e immersioni subacquee (anche qui perfettamente documentate e riprodotte con un'abilità che eguaglia le sequenze sottomarine di Operazione Tuono) trova il tempo di illuminarci su frammenti del suo passato rimasti inediti nella saga a fumetti e interagire con la mitica Eva Kant.
È questo un nodo centrale che Cappi riesce a individuare e svolgere con abilità perché ricordiamolo, gran parte del segreto di Diabolik si cela nella miscela tra avventura e sentimento. La sopravvivenza di Diabolik rispetto ai suoi colleghi neri risiede proprio nell'aver compreso l'esistenza di un vasto pubblico femminile che cerca romanticismo ma anche intrigo, fascino, atmosfera, tutti elementi che già il fumetto ha saputo sfruttare con una delicata miscela di equilibri e che ritroviamo ne La lunga notte adattati al ritmo della narrazione romanzesca.
L'intera vicenda ruota intorno a una serie di cinque oggetti di giada risalenti a 2500 anni fa che, riuniti, assicureranno a chi li possiede un immenso potere. La ricerca del malloppo s'intreccia con la spietata caccia che l'ispettore Ginko, il nemico di sempre, scatena contro Diabolik, questa volta sostenuto dall'ordine del ministero degli Interni di Clerville che ha decretato l'eliminazione con ogni mezzo del re del crimine. Una situazione difficile per Diabolik che intravede anche il miraggio di poter scoprire finalmente la verità sulle sue origini familiari. E l'avventura comincia ponendo in campo personaggi inquietanti e pittoreschi nel più classico stile del feuilleton. Rivelare di più, come recita una vecchia formula, significherebbe privare il lettore del piacere della scoperta, preferibile sottolineare l'ottimo lavoro di ricostruzione del mondo "anni Sessanta" dove Parigi diventa Clerville, Ghenf è Marsiglia e Gau Long una Hong Kong da favola e, fortunatamente, gli eroi e i loro nemici si affrontano con gadget e marchingegni ingegnosi ma non hanno il cellulare. Insomma Cappi supera anche questa prova con l'abilità del consumato veterano della narrativa di genere, dribblando gli ostacoli e regalandoci una lunga avventura che si segue come un film, o, forse, con la leggerezza di un fumetto.
La lunga notte è un romanzo divertentissimo. L'ho divorato in un paio di pomeriggi e me lo sono gustato sino in fondo. Non mi sono preoccupato molto di vedere se Cappi ha rispettato i canoni, per me quando un romanziere (e Cappi di certo lo è) prende in mano un soggetto mitico deve anche darne una lettura personale. Direi comunque che Andrea sia riuscito a far quadrare il cerchio raccontando una storia che soddisfa i fans più sfegatati ma ha anche scritto un'avventura "personale" che non potrebbe aver narrato un altro. Questo perché La lunga notte nasce da una riuscita commistione di due qualità fondamentali per uno scrittore di genere.
La prima è l'entusiasmo. Cappi ha creduto nel personaggio, l'ha preso sul serio, si è appassionato alla saga e l'ha fatta sua. La seconda qualità è la conoscenza del genere, il thriller avventuroso anni Sessanta-Settanta offre più di uno spunto per creare un romanzo di grande appeal. Ne La lunga notte troviamo non solo tutto Diabolik ma anche richiami puntuali e documentati alla cultura popolare cinematografica e letteraria dell'epoca. C'è un pizzico di Bond (be', forse un po' più di un pizzico) molto dei Segretissimo di quegli anni (a proposito avete notato che i componenti della squadra del servizio segreto francese incaricata di uccidere Diabolik hanno i cognomi di famosi e non dimenticati scrittori di spionaggio francesi di quegli anni?), l'avventura esotica, le ambientazioni glamour e poi gli oggetti, i luoghi che sono di quel mondo meta-reale inventato dalle sorelle Giussani che, giustamente, non è stato attualizzato. Trucchi da fantascienza e maschere che riproducono perfettamente il volto umano ma niente telefonini. È un piacevolissimo tuffo nel passato. E poi ci sono novità e passioni di Cappi perfettamente adattate al mondo di Diabolik. Il cinema del Kung Fu, le immersioni subacquee sono tra le occasioni in cui meglio si esprime la sua vena di narratore d'avventura. Anche qui la sua professionalità dà vita a una irrealtà plausibile, spettacolare eppure verosimile. L'abilità di Cappi sta nell'apprendere informazioni dai suoi consulenti (di immersioni subacquee e arti marziali) rimasticandole senza renderle noiose con dettagli troppo tecnici, un lavoro che generalmente (ma non sempre) viene svolto sul set di un film e raramente in un romanzo.
Ecco, forse sta proprio qui il trucco o meglio quel plusvalore che mi spinge ad apprezzare questo libro più che altri. Non è un fumetto, non è un film, è un libro ma conserva, non solo per l'argomento che tratta, le suggestioni migliori di queste forme di narrativa. La storia è intricata al punto giusto, la scrittura veloce, le scene si inanellano con un'abile alternanza di azione e indagine, una formula che troppo spesso non riusciamo a trovare né nei film, né nei romanzi e, purtroppo, neppure nei fumetti di questi ultimi tempi.
E poi La lunga notte si può leggere in due modi, anzi sarebbe da rileggere due volte (magari comprandone due copie…). La prima volta per seguire la storia e vedere come finisce, la seconda per cogliere tutte le citazioni, le strizzate d'occhio e i riferimenti che Cappi dissemina a ogni pagina. Io ne ho trovati molti ma certo altrettanti mi saranno sfuggiti. Per esempio è sospetto che uno dei personaggi si chiami Gumbold e che la barca che Diabolik usa a Gau Long porti il nome di Quarterdeck che era la residenza di M, il capo di James Bond. Sul cinema di Hong Kong allusioni e personaggi si sprecano, e chiunque abbia amato la cultura popolare tra gli anni '60 e '70 dovrebbe rileggersi attentamente questo romanzo alla ricerca di tante piccole perle che, come Diabolik, anche noi siamo chiamati a rubare.