Damiano Spinelli

Damiano 24 anni nasce a Napoli e muore a Roma.
No, basta parlare di quanto fa schifo il mondo e di quanto sono fatto male (mio Dio come sono fatto male direbbe Moretti).
La cosa bella da dire e' che, dopo tante seghe mentali traghettate su carta facendo finta di saper scrivere, ho deciso di dedicarmi con semplicita' e in modo ironicamente new-age alla ricerca dell'amore (ooohhh si), come un cercatore d'oro che col suo setaccio cerca di distinguere le pepite dalle confezioni accartocciate delle monete di cioccolata.
Sono alla ricerca di una potenza che credo sara' capace di portarmi fuori da me stesso per farmi capire che esistono altri cinque o sei miliardi di strani esserini che come me pensano e vivono (magari non tutti, pero' facciamo finta di si): voglio trovare qualcosa che sia diverso dalle effusioni esibite da alcune coppiette alle fermate della metropolitana, effusioni che non sarebbero spiacevoli se non fossero seguite dalla tranquillita' di non avere l'obbligo di parlare dal momento che fortunatamente il rumore della metro e' troppo forte : "E si, e gia', scusa che vuoi ? comunicare co' sto casino ? non si puo' (meno male va, me la sono scampata fino alla prossima fermata). ". No voglio altro, ma ancora non so cos'e'.

Paura d'amare: rosso e nero, rosa e nero.

Stavo troppo bene quel giorno per pensare all'amore. Era come se bussasse da giorni alla porta blindata di una casa blindata.

Comincia a bussare su tutte le pareti della casa, ma non riesce ad entrare: "Eh eh l'ho protetta bene la mia casa !", cretino.

E l'amore rimase li', a braccia conserte, fuori dalla mia porta, come un incendio che si propaga nei pressi di una pozzanghera; dopo breve tempo questa si ritrova circondata dalle fiamme, con le fiamme in lei, riflesse, al punto che diresti: "Oddio, guarda: sta bruciando anche l'acqua !".

Eppur non brucia. Anzi si ferma.

Il fuoco, l'amore, da quel rosso che gli sto stupidamente attribuendo diventa un ancor piu' stupido rosa, un rosa acquarello molto vago, che circonda il mio piccolo cerchio nero: sembra la bandiera del Giappone dipinta con i colori del Palermo, uno squallore. L'amore era una bandiera e quindi anche lui era un rettangolo, piu' grande si' del mio cerchietto nero, ma pur sempre un'altra delle mie tante scatole da mettere nella lista di scatole da aprire.

E rimango li' ad osservare l'amore dallo spioncino, diffidente come se fosse un testimone di Geova, e ancora non ho capito cos'e', e ancora non so se mi devo sforzare di capirlo; so che un giorno, senza sprechi di energie, mi accorgero' che non vuole vendermi niente e lo faro' entrare per mettermi a soqquadro la casa.