Fabio Ciofi

nato a Casole d'Elsa, il 10.09.1962. Laureato in filosofia all'Università di Siena, lavora in banca.
Ha collaborato per diversi anni come corispondente locale per diversi quotidiani quali "Nazione Siena", "La Gazzetta di Siena", "Il Cittadino" e altri.

NOTA BIBLIOGRAFICA

- "Sabbie mobili", Lalli, Poggibonsi, 1986. Poesia. - "Efemera e oltre", Lalli, Poggibonsi, 1990. Poesia. - "Prendi ad esempio me", Guerini e associati, Milano, 1993. Poesia. - "Non a caso", Mobydick, Faenza, 1997. Poesia. - "Vae victis", Joker, Novi Ligure, 2000. Poesia - " Il paese di C.", Mobydick, Faenza, 2001. Racconti.
Della poesia di Ciofi si sono occupate diverse riviste e alcuni quotidiani fra cui ricordiamo:

Riviste: Atelier, ClanDestino, La clessidra, Poiesis, Poesia, Fernandel, Lengua, Versodove, Le voci della luna, Tratti, Il filorosso, La Rocca poesia, Il Segnale, Il Baretti e altre.

Quotidiani: Nazione Siena, La Gazzetta di Parma, Il Piccolo di Alessandria.

Premi: Con la raccolta "Non a caso" è stato finalista del "Sandro Penna" 1998 e del "San Domenichino" 1999 ed ha vinto il premio "A.Manzoni - Baveno poesia" 2000 ed il "Pagine" 2000.

Per gli inediti è stato finalista al "Laboratorio delle Arti" 2000 ed all'"Incontro di poesia" 1999.

LAVANDERIA FONTECANTI

UNO

Alessandra era una donna moderna. Non che sua madre non lo fosse. Solo era più vecchia di lei, Assunta si chiamava.

Ricordava Assunta di quando nel dopoguerra, dice dopo quale guerra, la seconda mondiale, per essere precisi. Ricordava allora Assunta di quando nel dopoguerra le lavatrici non c'erano e le donne andavano alle pubbliche fonti a lavare i panni. La fonte dove andava Assunta con le altre donne aveva nome Fontecanti. L'etimologia non era poi così complessa: alla fonte le donne lavavano spesso cantando motivi conosciuti da tutte, in modo da alleviare la fatica e far passare il tempo. Che ne occorreva di tempo, diceva Assunta, per lavare a mano col sapone giallo a scaglie e sciacquare e strofinare e passare di nuovo il sapone e ancora e ancora e ancora. I panni lavati venivano quindi strizzati e riposti in un ampio catino; per quanto strizzate, le lenzuola bianche aumentavano sensibilmente il loro peso ed era un miracolo di equilibrio osservare le donne che se ne venivano via dalla fonte con i gravi catini in bilico sulla testa. Un'immagine che Assunta aveva impressa nella mente, quella di sua madre, la nonna di Alessandra, che camminava sicura e spedita con le mani sui fianchi e il catino sulla testa, e camminavano talvolta per chilometri senza sosta. Un'esperienza che anche lei, Assunta, aveva fatto ripetutamente e di cui andava fiera. C'era in fondo una sorta di eroismo nelle donne della mia generazione, diceva Assunta, che le famiglie erano numerose, gli anziani rispettati e i mariti dei veri tiranni.

Lo so mamma lo so, interveniva Alessandra, delle difficoltà e dei sacrifici che hai dovuto affrontare, ma non pensare che la condizione di una donna oggi sia migliorata. Lavoriamo come uomini, veniamo pagate meno e le incombenze casalinghe non ce le toglie nessuno. Ogni epoca ha i suoi pregi e i suoi difetti, amava riempirsi la bocca di questa definizione, Alessandra.

DUE

Assunta era divorziata. Aveva vissuto insieme a Lucio, il padre di Alessandra, per trenta lunghi anni di matrimonio. Quando le cose parevano finalmente girare per il verso giusto, Lucio aveva avuto una botta acuta di "ringiovanimento", rincoglionimento sosteneva Assunta, dipende dai punti di vista, e s'era invaghito di Marisa, di diversi lustri più acerba di lui, una storia breve e intensa, in seguito ognuno per conto proprio e la inflessibile volontà da parte di Assunta di non voler ricucire lo strappo. Alessandra s'era adoperata nelle più svariate forme per far tornare Lucio in famiglia, ma Assunta, irrimediabilmente ferita, si infuriava all'ennesima potenza quando sentiva pronunciare il nome del fedifrago. Cosa pensi, urlava paonazza in faccia ad Alessandra, che io non abbia mai avuto le mie occasioni, fino a prova contraria tira più un pelo… eppure le hai viste le foto, ero una bella donna da giovane, e anche oggi, se volessi, gli ammiratori non mancherebbero. E invece io la scema fedele che credeva nei valori ai quali era stata educata, il decoro, la posizione sociale, la reputazione dei figli, maledetto maledetto… Babbo, per il momento non è il caso, telefonava subito dopo Alessandra al padre.

TRE

Assunta viveva adesso a casa di Alessandra, che per un volere del destino sorgeva a poca distanza da Fontecanti, antica lavanderia. Alessandra era sposata con Furio da cinque anni, non avevano figli, nonostante Assunta insistesse che era meglio farli da giovani. Furio diceva che un figlio è un terno al lotto, guarda te, Assunta, meno male che hai Alessandra, diceva alla suocera, che fosse per Lorenzo e Mariella saresti a mendicare per la strada. Ed era come un gioco delle parti. Un rituale verbale durante il quale Alessandra non prendeva la parola, Assunta attaccava sempre con la stessa frase e Furio replicava sempre con la stessa durezza.

Ora i puristi mi diranno ma che storia è mai questa, così seriale, banale, prevedibile. Che uno quando scrive deve essere in grado di aspettarsi critiche e obiezioni. A costoro ribatto che sarebbe bello se la vita si caratterizzasse in virtù di un susseguirsi di eventi straordinari ed irripetibili nella loro bellezza ed originalità. In realtà la coazione a ripetere regna sovrana e il resistere al quotidiano rappresenta l'atto supremo e sublime. Ecco perché vado avanti con questa storia, sebbene qualcuno possa storcere la bocca. C'è un ulteriore, profondo motivo che mi spinge a continuare: ed è che io scrivo quello che cazzo mi pare, piaccia o meno.

QUATTRO

Una sera dopo aver cenato, Assunta Alessandra e Furio stavano prendendo il caffè in soggiorno, la televisione era stancamente accesa. Poiché la conversazione languiva, Furio prese in mano il telecomando e iniziò un vorticoso zapping. Che non durò a lungo. Furio ebbe infatti una potente vertigine e si sentì scivolare dalla poltrona, poi vide solo buio per alcuni attimi. Realizzò di essere stato sul punto di svenire, quando, riavutosi, Assunta ed Alessandra gli spiegarono l'accaduto e gli chiesero se dovevano chiamare il dottore. Non è niente, disse Furio, si è trattato senz'altro di un calo di pressione. Furio aveva la fronte imperlata di sudore e provava un senso di stordimento, ma ebbe la necessaria lucidità per ipotizzare la causa del suo malore: è stata la rapida sequenza di cambi immagine che mi ha scombussolato, sostenne, da oggi basta zapping. Accidenti al telecomando, disse Assunta, quando per cambiare programma ti dovevi alzare e schiacciare un tasto, ci pensavi due volte a farlo. Mamma ricominciamo col si stava meglio quando si stava peggio, intervenne Alessandra, le innovazioni tecnologiche hanno apportato un miglioramento evidente nella qualità della vita, basta usarle in giusta misura, con attenzione e parsimonia. Adesso salta fuori che per un po' di zapping ho abusato della tecnologia, riprese Furio sentendosi direttamente tirato in ballo dalle affermazioni della moglie, allora tu, rivolgendosi ad Alessandra, sempre col cellulare all'orecchio, saresti tu quella parsimoniosa e attenta? Ma fammi il piacere, dai su. Ecco mamma, si inviperiva Alessandra, sei riuscita a surriscaldare l'ambiente con la tua perorazione a favore dei comandi manuali del televisore; non perdi mai l'occasione, non perdi. Un momento bella mia, si risentì Assunta, non vorrai mica dire che la colpa della vostra discussione è mia. E poi se permetti avrò il diritto di non considerare entusiasmante questa nuova era, nella quale un marito ora ex mi ha messo le corna e due figli su tre sono in giro per il mondo, uno probabilmente drogato e l'altra che fa la mantenuta di chissà quale orribile vecchio. Assunta si mise a piangere. Furio cercò di rincuorarla, suvvia Assunta, disse, non sei certo responsabile per gli atti del tuo ex marito o dei tuoi figli, non ti gettare addosso la croce, ma non gettarla addosso nemmeno ai tempi che cambiano, che il meglio e il peggio assoluti non esistono, ce li creiamo noi con le nostre scelte e le nostre azioni. Di mariti infedeli e di figli ingrati ne è piena la storia. Grazie Furio, disse Assunta, grazie per la comprensione. Alessandra era scura in volto e scuoteva la testa.

CINQUE

All'indomani, Furio e Alessandra avevano prenotato per l'ora di cena un tavolo alla pizzeria "Quattro stagioni" e viene da aggiungere che nome strabiliante da dare a una pizzeria. Ma sono formalità, la sostanza è che alla pizzeria "Quattro stagioni" la pizza la facevano proprio buona. Furio e Alessandra non disdegnavano di andarci due, tre volte al mese. C'era pure l'intrattenimento, quella sera, alla pizzeria. Un uomo piuttosto grasso sulla sessantina raccontava barzellette e recitava poesie goliardiche e stornelli. Insomma, non eravamo da Chez Maxim però era divertente. Talmente divertente che Furio nel ridere a squarciagola quasi si affogò di una boccata di antipasto di pesce. Nel disperato ma felice tentativo di riacquistare le piene facoltà respiratorie, cacciò un conato che espulse con violenza un gambero pressoché intatto che finì sotto la malaugurata suola di un cameriere che avanzava sicuro tenendo in mano per fortuna solo il blocchetto per le ordinazioni. Quindi la scena che ne derivò non fu così spassosa quanto avrebbe potuto essere se al cameriere si fosse rovesciato un vassoio fumante di spaghetti. Anzi, il cameriere nello scivolare sul gambero volò all'indietro e sbatté la testa. In sala come da copione c'era un medico, che lo rianimò e gli diagnosticò una leggera commozione cerebrale. L'uomo grasso sulla sessantina smise il suo show, a Furio passò il buonumore e l'appetito, così la sua pizza preferita, alla diavola col salamino piccante, se ne rimase intera nel piatto, ed anche Alessandra lasciò intatta la sua porzione di penne allo scoglio. Assunta era rimasta a casa. Aveva preso a leggere un periodico di gossip, che non sarebbe riuscita ad addormentarsi fintanto la figlia e il marito non fossero rientrati. Rientrarono più presto del solito e un po' abbacchiati. Il particolare non sfuggì ad Assunta che chiese loro se qualcosa era andato storto. Alessandra spiegò alla madre l'accaduto. Assunta all'inizio rise ma in seguito si contenne. E non esitò a dire che ai suoi tempi si cenava in famiglia, che c'era più unità allora, e che lei e Lucio manco se lo potevano permettere, di andare al ristorante. Per Alessandra e Furio si prospettavano due eventualità: controbattere il consueto empito moraleggiante di Assunta riguardo al presente, o andare a letto. Optarono per la seconda. Buonanotte mamma, buonanotte Assunta.

SEI

Assunta era scesa alla fonte, Antica Lavanderia Fontecanti. Ci sono cose, pensava, che fanno più male della fine di un amore. Questo luogo, ad esempio, che pullulava di vita e di canzoni, è diventato il simulacro di se stesso, abbandonato alla voracità del verde che l'ha ingoiato in modo disordinato, creandone un unico, sterminato cespuglio. E che triste analogia con la parabola di un essere umano. Mi sento proprio come un enorme cespuglio sterminato. Ho il terrore dei bilanci esistenziali, quelli tipo tutto sommato poteva andare peggio. Accidenti a te, Assunta, pensava, spero che tu abbia un'anima, mia cara, che ti consenta il riscatto. Questa fonte è deleteria per il mio equilibrio mentale, si ammoniva, devo smetterla di venirci a rimpiangere. Assunta, come va? le gridò dal vicino orto Angelo, un anziano agricoltore che conosceva Assunta da quando era piccola. Domani passano per la pulizia della fonte, sei contenta? Quale fonte? gli rispose, alludi forse al rudere dietro di me?

Assunta rimase qualche minuto in silenzio, poi guardò l'orologio e salutò Angelo:"Ciao Angelo, si è fatto tardi, vado a preparare la cena per i miei ragazzi. Dai un bacio a Lina".