Silvano Parolari

nasce a Breno in provincia di Brescia il 19 gennaio 1960, nevicava.
Inizia a scrivere a 17 anni. Ama viaggiare, la musica, la natura e gli oceani.
Ha pubblicato le seguenti raccolte di poesie:
LA TENEREZZA NON TORNA INDIETRO,1992
PIUME D'ASINO PERSE NEL VENTO,1995
QUALCOSA, TUTTO !, 1996
SUCCHIO LE CARAMELLE DELLA RIVOLUZIONE, 1997
OMNIBUS, 2000
HAITI, 2001 disponibile anche in shareware in internet per la case editrice Multimage (www.umanisti.it/multimage/haiti.htm).
Dirige il progetto di collana di poesia “Il soffio dei mondi” sempre per la Multimage.
Inoltre ha pubblicato varie poesie e traduzioni nella rivista ELLIN SELAE. E' in preparazione
la sua settima raccolta di poesie oltre ad un’antologia 1992-2001, DIECI ANNNI: POESIE BAMBINE.

Per l'effetto degli uomini tutto diventa paradossale, il senso diventa non senso, la giustizia ingiustizia, la libertà servitù, perché l'uomo lui stesso é un paradosso, una razionalità irrazionale.

Erbanno, ventunesimo secolo d.C.

F&L

- "Immagino la mia vita futura e sento bene l'incertezza di questo

domani, di questo futuro che non esiste ancora !"

Così parlava Chloe a suo padre, alzando il tono della voce. Si parlavano di rado, spesso solo quando lui aveva bevuto e allora il tema preferito era citare gli omnibus degli anni 70, le albe piene di nebbia e il desiderio suo di giovane padre che la sua piccola peste potesse avere una vita diversa dalla sua anche se non aveva molte ambizioni e voleva soprattutto lasciarla libera di crescere e di vivere la sua vita.

- "Domani, lo so tu non sarai un'operaia, sarai una scienziata magari esperta di telematica collegata con tutto il mondo via computer parlerai 5 o 6 lingue e girerai tutti gli aeroporti del pianeta e forse sarai la prima donna a mettere piede sulla Luna o forse su Marte.

Vivrai di sorrisi, di sguardi languidi e di tramonti infiniti. Ti guarderanno tutti quando in piscina ti stiracchierai con il tuo corpo lucente e prorompente dentro il tuo costume stellato di giallo e viola."

Il televisore era spento e la voce di suo padre rimbombava in modo strano in quella piccola stanza sopra il mare in tempesta; lei pensava al suo primo fidanzato, Silvino, che era partito da tre settimane per la pesca al tonno, là, oltre le Azzorre e non capiva se questa era la sua vita o se stava giocando il ruolo di qualche attrice in un film drammatico e strappalacrime. Sentiva pulsare il suo cuore mentre scrutava l'orizzonte con un misto di malinconia e di eccitazione che qui chiamano saudade.

Chloe sognava molto e forse questa era l'unica similitudine che si poteva riscontrare con suo padre; sognava anche di giorno, mentre leggeva un libro oppure quando puliva l'insalata; immaginava per se una vita eccezionale: una storia favolosa, da principessa o di premi letterari, di amanti e cene a base di caviale e Sauternes ma malgrado tutto non riusciva - neanche con l'affettuosa presenza del suo fidanzatino- no non si toglieva dalla mente quel bel giovane che un giorno quando lei aveva solo 6 anni l'aveva sfiorata su quel treno che la portava per la prima volta della sua vita in vacanza e per di più nella capitale.

 

Ancora oggi ricorda il profumo suo che volava soave, il suo vestito giallo oro e quella buffa cravatta che luccicava nel buio delle numerose gallerie; ma soprattutto in cuor suo come miele sente quasi ogni giorno il suono caldo e raffinato della sua voce: "ciao bella mia ! Me lo dici come ti chiami ? " mentre lui la guardava fisso dentro gli occhi e lei si specchiava dentro le sue pupille verde muschio.

La nebbia si dissolveva lentamente e un timido sole balenava dietro gli alberi spogli, era il 1° dicembre 1995.

Chloe mancava da troppo tempo, una palpabile inquietudine circolava intorno a lui e davanti alla sua scrivania, si sentiva come seduto sul ciglio di una strada, a un bivio. Si sentiva agitato, si spostava da una stanza all'altra, guardava a lungo il suo computer e si fermava ad ascoltarne il lieve ronzio. Mangiava uno yogurt ogni tanto.

Cercava una soluzione in questa mattinata solitaria - l'aroma dello yogurt all'ananas era il suo preferito. Era una curiosa mistura d'amore e di insensibilità la sua storia con Chloe, mazzi di fiori secchi e telefonate scarne. Ma in tutto questo c'era appunto la storia di due vite da ricostruire,delle mosse da fare, senza paure per sfidare il domani e simili scommesse.

Si mise a rileggere gli inizi di lettere che aveva scritto in questi ultimi giorni, e non ne salvava neanche uno. Doveva resistere, quattro piani sopra il mondo frenetico che si preparava per la corsa agli acquisti delle feste natalizie, sapeva che la sua guerra era ardua da vincere ma era deciso a tenere duro tanto i sentimenti suoi erano forti e visibili, netti davanti ai suoi occhi verde muschio…

Due ore dopo. Il fruscio del fax lo risveglio' da un torpore nuovo - forse l'abuso di yogurt - e con uno scatto felino si butto' nella direzione del ripostiglio dove si trovava il telecopiatore; lesse velocemente il testo, denso e sconclusionato ma noto' solo due o tre parole : " Ti voglio ancora... Baci... Torno tra quattro giorni."

Che fare ? Confessarle sin dal suo ritorno che malgrado tutta la tenerezza che le portava e nonostante il loro discorso di matrimonio e casa al mare lui pensava sempre di più a Loriana, al suo corpo, al suo profumo esotico - ananas ? - e che il turbamento era grande. Oppure sposarla e farla finita, una vita piena di piccoli piani, ben programmata e nei parametri tranquilli di un amore standard.

Riprendere il discorso alle origini quando adolescenti si erano promessi eterno amore davanti al faro di un porto oceanico. Voleva ascoltarla ancora, era l'unica cosa da fare perché a furia di parlare da solo non era riuscito a capire un granché di se stesso con Chloe e del misterioso desiderio che li univa, giovani naufragi alla deriva del tempo.

Fuori, per le vie bianche di neve e rosse di Natale, nella lucente atmosfera la gente si agitava.

Quattro giorni dopo, come previsto, Chloe era di ritorno. Al citofono lui aveva trovato solo un po' di respiro per dire : "Sali." Stava in casa con un amico giornalista a parlare di un articolo per il quale serviva una traduzione dal portoghese ed erano indaffarati in spiegazioni confuse e bislacche.

Chloe entro' scivolando piano verso di lui, lo prese per la mano e lo abbraccio con passione nonostante la presenza del giornalista. Un attimo di paradiso per lei, una folata di profumo nuovo per lui.

Dopo un quarto d'ora l'amico di Fernando ripiego' tutte le sue cartelle e le infilo' nel suo zainetto. " O.k. vado a sistemare le foto per la rivista tu mi raccomando portami il tutto ben tradotto dopodomani senza fallo !"

Uscito l'amico, Chloe e Fernando rimasero soli nell' atrio.

- "Non mi hai chiamato dall’aeroporto", disse lui senza preamboli.

- "E tu non mi hai baciata..."

La prese per i fianchi e le sfioro i cappelli con la bocca.

- "Allora, novità ?"

- "Sai, avevo smesso di prendere la pillola durante le ferie d'agosto e mi

sa che siamo in attesa di diventare un trio, ho sentito un ginecologo a Roma e me l'ha confermato: dovrebbe nascere il 1° giugno; strano pero', sai che fino all'inizio di questo mio viaggio non avevo avuto nessun segnale, nessun disturbo. Non avrai mica cambiato parere vero? Lo voglio sai e tanto lo devo tenere adesso."

Si limito' a guardarla in silenzio e poi la bacio a lungo, teneramente.

Il rumore dei mezzi della nettezza urbana lo svegliarono presto. Le cinque del mattino. Era nel pieno di un brutto incubo con scimmie e mostri preistorici che lo rincorrevano. Era sudato. Chloe non era ancora rientrata.

Non era la prima volta, infatti lei era un animale notturno e soprattutto nel periodo delle Feste amava marciare per le vie del centro e soffermarsi nei vari locali a sentire musica o mangiare cibi esotici. Fernando si alzo', osservo' per un lungo attimo i rari fiocchi di neve che danzavano sopra la porta Saragozza. Le macchine che passavano sembravano ovuli trasparenti con occhi rossi come serpenti lascivi che ondeggiavano nella notte carbone...

Mise sul fuoco una moka. Lavo' due tazzine rimaste dalla sera prima, le asciugo'. Proprio in quel momento udì la porta d'ingresso cigolare. Era Chloe, finalmente. Aveva i capelli bagnati.

- "E' un po' tardi" disse lui.

- "Direi di sì..."

- "Dove sei stata ?"

- "Sono stata sotto la luna, per le vie ad ascoltare la mia testa nella purezza di quest'aria gelida..."

- "Ascoltare cosa e con chi se é lecito ?"

- "Non ti sento più Fernando. Sesso spesso ma con quali sentimenti ?

Pensi ad altro, scrivi i tuoi articoli , il tuo romanzo e non pensi al bambino che abbiamo messo in cantiere, mi sento sola, depressa ho bisogno di un rifugio."

La caffettiera fischio' prima piano poi con insistenza. Lei prosegui:

- "Non so più che cosa costruire, ci manca il cemento e non sento questa vita come nostra, stiamo andando alla deriva come una barca con lo spinnaker rotto."

- "Non so cosa dirti, il sole della mia vita é così lontano."

Lei si spoglio', infilo' un body e si sdraio' sotto le coperte calde, esausta.

Si mise a piangere. Per le scale una Santa Lucia qualunque riempiva un paio di stivaletti di dolciumi.

Il giorno dopo Chloe riempiva la sua valigia rossa e pure un altro zaino, di quelli alti da trekking e dopo un ultimo sguardo a 180 gradi chiuse molto lentamente la porta e scese le scale. Sul marciapiede la neve gli bruciava sotto le suole degli scarponcini; allungo' il passo fino al taxi che aspettava davanti al porticato.

Era Natale oramai. In piazza era tutto un viavai di pacchi, di cesti e di donne in pelliccia. Fernando si ritrovo' solo nel suo bilocale, senza avere la minima idea di dove fosse andata a finire Chloe. La cerco' dal suo datore di lavoro : era sparita pure da lì. La sua amica Rokia giuro' di non averla vista e lo rassicuro' : avrebbe telefonato subito in caso di visita da lei a Neuchâtel. Andò' a spasso nel suo quartiere a cercare qualche segnale di lei nel buio di una notte senza luna. Per la prima volta in vita sua gli si prospettava la possibilità di passare il Natale da solo.

Verso l'una rientro' perso nella calma e ripetendosi tra se e se " Fernando sei vivo, ma per chi ?" Loriana, fu l'unico nome a venirle in mente in modo fulmineo.

Fu l'euforia dovuta a ripetuti brindisi solitari di Champagne a fargli aprire la finestra e respirare a petto nudo l'aria tiepida di quella strana notte dicembrina, pensava al bambino che lui e Chloe avevano concepito - ripensandoci bene é proprio a Lisboa che era successo, probabilmente nella Pensione Norte in rua dos Douradores, la città era semi deserta quel giorno; una domenica pomeriggio, calda.

"Se sarà una bambina vorrei chiamarla Ofelia." disse ad alta voce nel viola del cielo sopra Bologna; un tale che usciva da una tabaccheria alzo' lo sguardo stranito poi piego' il bavero della giacca e sparì dietro l'angolo.

Chissà se la notte poteva ascoltarlo o se era sorda ai sentimenti, alle emozioni, sorda come un presidente di una democratica repubblica davanti alla richiesta di grazia di un condannato a morte.

Una grande agitazione lo prese nelle ore seguenti, cosa ne era di lei, di loro ? Un destino da rifare, sperare forse in un ripensamento ma Chloe non era il tipo. Doveva capire, doveva trovare un po' di tranquillità. Pero' il bambino era un po' della sua storia e si chiedeva se non si sarebbe perso per sempre in qualche posto di questo pianeta, ormai villaggio globale ma ancora grande abbastanza per nascondere un batuffolo di cucciolo d'uomo.

A volte gli era capitato di meditare sul suo rapporto con Chloe, era così incollato a lei, la sua presenza era come un alcool profondo come una dipendenza. Ma oggi capiva con nitidezza assoluta che era invece la sua indipendenza, il suo desiderio di libertà totale a trionfare a fargli spalancare gli occhi. Aprì il frigorifero, era vuoto.

Sospirava, rivedeva il mondo com'era quando ancora adolescente incontro' Loriana sopra l'oceano in pieno agosto. Fu un'onda enorme nel corso della sua vita, un amore irresistibile, totale, fisico e cerebrale insieme; a quei tempi diceva : "Noi..." , oggi quando parlava usava spesso dire "Io..." come un egoismo di disperazione. " Che casino ! " sì era proprio il termine adeguato.

Da qualche parte Chloe sentiva pancia e seni gonfiarsi sempre di più.

Fernando penso' di andarsene anche lui, non tollerava più questo quadro di feste natalizie chiuso, ramingo, dentro un appartamento sotto un cielo plumbeo. Tanto l'ufficio era chiuso per riaprire solo al di 7 gennaio, il momento giusto per una fuga, una boccata d'ossigeno. Mise in una grande busta gialla tutto il materiale tradotto per il giornale, la chiuse e scese in strada : direzione l'ufficio postale. Dopo aver leccato il francobollo e averlo posto sopra la busta rilesse ancora una volta l'indirizzo e poi con un gesto deciso spinse la busta dentro la buca rossa. La neve ormai sciolta si trasformava in un fiume di poltiglia schifosa. In quel momento si sentì investito da un'immensa libertà, si percepiva un senso di ricchezza. Non aveva più dubbi o comunque pochi...

 

Si reco' alla stazione e allo sportello dei biglietti internazionali si informo' sui treni, sui costi. Chiese un biglietto di sola andata per una lontanissima destinazione oceanica dove il cuore si volgeva. Torno' a casa solo il tempo di fare una valigia con dentro un po' di effetti personali, la trousse di toilette e molti libri da leggere in viaggio, Pessoa, Tabucchi, Maiakovski... Con il suo Stetson in testa riprese la strada per la stazione.

Penso' di passare da Brescia dove aveva un amico ricoverato agli infettivi da molti mesi, voleva salutarlo, forse per l'ultima volta. Il ricordo di Loriana li dava forza e una vitalità nuova. Ritrovarla questa piccola donna, rintracciarla al più presto avrebbe poi avuto tempo a sufficienza per cercare le parole giuste da dirle.

Il treno ripartì dalla stazione di Brescia alle 22 e 30. Si mise in testa le cuffie del suo walkman, si sdraio sopra la sua cuccetta e dopo un po' si addormento' al suono del reggae di Jimmy Cliff. "Se morire fosse come cliccare col mouse, sovrapporre una vita nuova così in un lampo" con questo pensiero filosofo-computer entro' nel mondo dei sogni vegliato da nuvole in movimento schiarite da un piccolissimo spicchio di luna.

Si sveglio' al mattino con un altro pensiero : "Cerca e spera solo in te, stai sotto un albero e confida in te" si disse mentre fuori dal finestrino il luminoso cobalto del Mediterraneo rendeva il quadro di un estivo insolito per un 26 dicembre. Sentì un buco allo stomaco. Dopo essersi vestito in fretta decise di recarsi nella carozza-bar per fare colazione, mentre andava verso la parte centrale del convoglio si fermo' un attimo nella ritirata per passarsi un poco d'acqua sul viso. Fiero come un pascià entro poi nel bar su rotaie e ordino' un té e un cornetto. In piedi, con il gomito poggiato sopra il bancone mando giù piano la sua colazione guardandosi intorno; insieme a lui altre persone di varie razze sorseggiavano in precario equilibrio chi un caffè chi un succo di pompelmo. Dietro di lui sentì uno sguardo insistente, si volto' e vide una bambina di circa 6 anni che lo guardava: era molto carina, con un aria un po' mascolina, una chioma nero corvino foltissima, gli sorrise e poi si allontano' senza distogliere gli occhi da lui. A Fernando sembro' di aver già vissuto questo istante; come se il tempo si fosse fermato, emozionato ritorno' a prendere posto nel suo scompartimento. Poltrona 9/B, non fumatori. Erano quasi le dieci, l'altoparlante del treno Catalan Talgo annuncio' l'imminenza del confine con la Spagna. Lui si sedette. Proprio in quel momento squillo' il suo telefono cellulare. Si alzo', era solo nello scompartimento. Aprì il ricevitore con un certo nervosismo, solo Chloe e la redazione della rivista conoscevano il numero del suo portatile: "Pronto !"

"Sono io..." disse Chloe con voce neutra. "Ascoltami, ti ho pensato tanto. Ho da dirti tante cose ma non so come iniziare... sai"

"Ti ascolto, cara. Parla pure, non cambierò' la tua vita in nessun modo, vivi bella là dove vuoi stare ma promettimi che se nasce una bambina, promettimi di chiamarla Ofelia." poi aggiunse "Vi voglio bene !"

Chloe, ispiro' profondamente e poi inizio' a parlare : "Sono in autostrada, sto andando da Rokia. Ecco, tu sei sempre stato distante, troppo. Questa volta non ci sono dubbi o mosse false. Parto. E' così, mio bel tenebroso. Forse é meglio così, sai. Questo mondo si é burlato di noi ancora una volta, siamo stati bene e poi c'é questo... o questa bambina - la chiamerò' Ofelia te lo posso promettere - che porterò' con me verso le più alte cime, era questo un desiderio più mio che tuo vero ?" fece una pausa per accendere una sigaretta - Fernando udì il clic del Bic - poi riprese il suo discorso: "Sono stanca, sono triste ma poi passerà, mi resterai dentro per sempre, sai. Ora ti lascio, ti mando i miei baci dolci e teneri quelli che mi sapevi rubare con tanta delicatezza. Addio."

Dopo un lungo silenzio riattacco'

Fernando resto' immobile. "Era già scritto." penso', attonito. Il mondo si ribaltava, cambiava. Il telefonino scivolo' via dalla sua mano e rimbalzo' sopra la poltrona per poi finire a terra. Anche lei era in viaggio, verso un altro mondo.

 

Il treno filava verso Barcelona fischiando nel crepuscolo. Lui era ancora lì, non si era mosso da quando Chloe gli disse "Addio."

Aveva pensato di scendere alla prima fermata ma poi il suo corpo non aveva seguito le sue intenzioni ed era rimasto fermo, con un cocktail di sentimenti che il dondolio del vagone provvedeva a shakerare per benino.

Si mise poi a fare ordine nella sua testa e fu una scintilla nella sua memoria: ricordo' in modo molto chiaro quel video clip visto di sfuggita l'estate scorsa prima di partire per le ferie; era solo in casa - Chloe era andata in piscina con un gruppo di amiche - e sbirciava ogni tanto la tivù mentre rileggeva un articolo che traduceva per la casa editrice On My Own. L'apparecchio era sintonizzato su MTV, una bella ragazza con i cappelli color sabbia cantava e ballava dimenando il culo con rara eleganza, in quel momento preciso Fernando non guardava lo schermo ma canticchiava la canzonetta che lo aveva preso: "Fra vent'anni, fra un attimo sarai ancora lì ad amarmi ? Na na na naa Sarai ancora nei miei occhi, su quel treno Oh oh oh ohooo" quando poi la regia sfumo' il pezzo si volto' e vide appena in tempo il nome della cantante in sovrimpressione : Loriann e noto' anche la casa discografica: EMI , il titolo pero' gli sfuggì.

Doveva assolutamente scendere a Barcelona. Ritrovarla era l'unico programma, come non lo sapeva ancora ma... sì correre a far passare tutti i negozi di dischi della città catalana. La vita scorreva di nuovo nelle sue vene, l'amore nell'anima come una farfalla ad aprile.

Dopo una corroborante notte di sonno, Fernando scelse di andare a far colazione in un bar per le vie di Barcelona, doveva far il pieno di calorie per affrontare la rigida mattinata infatti la temperatura era scesa di molto ed era a poco più di 2 gradi sopra lo zero.

Poco dopo le dieci inizio' il suo giro alla ricerca dei negozi di dischi. Uscì dal suo albergo che era situato nelle vicinanze della cattedrale di Gaudì. Dopo una ora circa comincio' a sentire il freddo entrare nelle ossa e

pensava già alla prospettiva di cercare da lì a poco un posto per pranzare, aveva una gran fame in questi ultimi giorni ! Stava camminando in Calle 26 de Jener quando noto' in fondo ad una via laterale un negozio di dischi segnalato da una insegna al neon rosa, affretto' il passo. Davanti alla vetrina vide la sua immagine riflessa e subito lo colpì, al centro di un espositore un cd intitolato "A terra acaba", copertina blu con scritte rosse, era LEI, Loriana. Anche se aveva cambiato colore ai cappelli non c'era dubbio. Entro' per comprarlo, lo rigiro' tra le mani cercando qualche nota, l'indirizzo della casa discografica. Chiese al gestore di poterlo ascoltare.

Infilo' le cuffie e si mise a sedere sopra uno sgabello. Il primo pezzo era quello che aveva sentito in televisione mesi prima quella famosa sera della rivelazione. Li ascolto' tutti, Loriana cantava in spagnolo alcuni pezzi, altri due in italiano e i rimanenti in portoghese. Dopo l'ascolto si rese conto del tempo trascorso, della distanza che poteva separarli oggi. Ovviamente non capiva tutte le parole - anche se erano poche alla fine era molto più musica che testo - ascoltava beato...

Un regalo di Natale inaspettato fu poi scoprire sul retro della copertina che la casa discografica aveva sede proprio a Barcelona, gli uffici erano situati nel quartiere di Badalona. Prese un taxi al volo e si fece portare alla sede, arrivo' lì dopo circa mezz'ora. Si era dimenticato di aver fame.

Purtroppo gli uffici erano chiusi per la pausa pranzo. Decise di tornare in albergo avrebbe poi telefonato da lì, più tardi, nel pomeriggio.

Si mise a piovere mentre rientrava al suo hotel in taxi. L'autista canticchiava una canzone triste. Sul sedile posteriore Fernando si rilasso' un attimo, un piccolo spazio di tregua in questo frenetico Natale europeo misto di sentimenti ondeggianti tra una banchisa e una terra ferma da conquistare, l'amore ? Suicidio o in-dipendenza, per fortuna lo spirito di Fernando era filosofo al punto giusto, trovo' una saggia via di mezzo. Penso': "Il tempo é un gran pagatore."

Si fermo' a mangiare in un Mac Donald, a dispetto degli slogan pubblicitari si gusto' uno spuntino molto slow. Verso le quattro provo' a chiamare la casa discografica, era sdraiato sopra il suo letto nella camera numero 16; il telefono squillo' a lungo dopodiché rispose una gentile signorina.

Fernando chiese senza indugi di Loriana - in arte Loriann - ma non riuscì a farsi dire niente di più dalla signorina in questione che: "Non abbiamo nessun indirizzo, mi pare che abbia una casa in Portogallo... non so, Sintra..., Cascais o Cabo da Roca... da quelle parti lì ma poi é inutile é in giro per il continente per la promozione del disco; almeno fino al 19 gennaio. Sì se vuole può' lasciarmi il suo numero di telefono, glielo trasmetto... sì promesso !! Prego, si figuri."

Non contento decise di scrivere una lettera alla casa discografica : "Signorina Loriann C/o Emi..." in quelle poche righe affidava la sua tenua speranza; indico' bene tutto: il suo indirizzo, numero di telefono, quello del portatile e la sua voglia di abbracciarla ancora come quella sera di tanti anni fa: era Natale pure in quella occasione, quasi dieci anni fa oramai, c'era tanta neve, tantissima: la nevicata del '85 - che poi inizio' di fatto la sera di Santo Stefano del '84 -. Mentre stringeva il caldo corpo di Loriana si ricordo' di aver guardato l'orologio luminoso della piazza: segnava le 23 e 54. Quando finì di baciarla era già passata la mezzanotte: era il 27 dicembre, questo bacio, questa data lui non li dimenticherà mai. Non potrà scordare la sequenza lenta, il gusto delle sue labbra, il gioco timido della lingua, i rumori della strada, il bianco della neve e questa sensazione di aver fatto il giro di un universo di miele mista al timore che il suo cuore potesse esplodere tali erano i battiti.

Imbuco' la lettera alla posta della stazione. In un edicola, di sfuggita, noto' un giornale per teen-agers: in copertina lei, Loriana. Lo compro' e si mise a sfogliarlo velocemente, trovo' solo un trafiletto che riguardava la tournée 1996 di Loriana e della sua band: i Tin Can Tow; un elenco di date, di città note e di altri posti che non aveva mai sentito.Segno' le date più interessanti: 1° giugno, Bologna poi 3 giugno Brescia e infine il 4 giugno a Mezzago luogo sconosciuto della lontanissima e a lui recondita Brianza. Tutte queste sedi in mezzo a un lungo elenco di altre date e nomi mirabolanti dove Loriana si sarebbe esibita: Ibiza, Brixton, Montreux e per finire l'ultima data il 21 settembre allo Zénith di Parigi. Valuto' poi la scelta di proseguire il viaggio - per dove adesso che la sua mente era tutta presa da una sola persona ? - o tornare a casa piano e senza ulteriori sussulti. Si mise a sedere sopra una panchina, noto' una macchiolina sulla punta della sua scarpa bianca, probabilmente catrame. Giugno era così lontano...

Lascio' la costa catalana a bordo di una Peugeot 205 presa a noleggio; voleva rientrare a suo ritmo verso casa andando un po' a zonzo. Prese il suo tempo e giunse a Bologna proprio il 6 gennaio verso l'imbrunire. Durante il viaggio fu colpito dal vedere ai margini dell'autostrada, a Torino, a Brescia delle vere e proprie bidonville, rallento' ogni volta e osservava stupito. Il suono delle parole bidonville oppure favela era legato a continenti e paesi lontani: Africa, Brasile. Era entrata in Europa a cercar briciole pure questa fetta di umanità. Penso' al '99, l'Euro, poi penso' a Pelè, rivide quel suo stacco imperioso allo stadio Azteca ai mondiali... sì giugno era proprio lontano.

 

Da pochi giorni si era insediato il governo così detto dell'Ulivo, la barca svoltava a sinistra. Italiani fiduciosi, almeno così recitavano i sondaggi. Fernando non aveva votato neanche questa volta - l'ultima volta era stato nel lontano 1978 - il suo disgusto e il suo cuore anarchico avevano insieme raggiunto un buon livello... di coerenza. Vediamo un po' sto Prodi, per poco che sia per lo meno é bolognese. Se fa cazzate lo si va a trovare a casa, con l'autobus.

Le cose si mettevano bene per Fernando: era riuscito in modo indolore a

farsi dare una settimana di ferie dal giornale e in più aveva ricevuto gli arretrati di vacanza contrattuale, ben 900 mila lire. Domani era il 1° giugno e Loriana sbarcava in Italia. Lui aveva deciso di seguirla, fare tutte le tappe della tournée per parlarle. Non avrebbe mollato anche a costo di seguirla fino a Parigi, di perdere il lavoro o di finire pazzo.

Tutto sembrava tranquillo quella mattina: il sole brillava, gli uccellini cantavano e non si stava per niente male a guardar giù dalla finestra il movimento intorno a Porta Saragozza. Era l'ora degli aperitivi, lui sognava baci; fuori poche automobili e molte bici. Calma e serenità. Subito dopo, verso l'una, tutto cambio'.

Un postino sudaticcio suono' al videocitofono: "telegramma dalla Svizzera!" urlo' salendo le scale, "Anzi, sono due i telegrammi." aggiunse mentre arrivava in cima alla scala a chiocciola. "Due telegrammi in un giorno !" esclamo' Fernando. In vita sua ricordava solo una volta di averne ricevuto, ventidue anni fa' circa alla morte di suo padre. Firmo', febbrile. Strappo' la busta e lesse : "Ofelia é nata il 28 maggio 1996 a Neuchâtel. Erano le tre del mattino. Ora siamo in due, due donne che ti pensano. Ricordami. Con amore e tanta luce. CHLOE". Questa invasione di vita lo colpì, si sentì sorridere ma poi dovette aprire l'altro telegramma, giungeva da Brescia: "Riccardo si é spento il 29 maggio. Serenamente. Ti pensiamo. Alvaro e Vittoria". Lì un crepuscolo entro' di botto nella sua casa. Si mise a sedere sul sofà'; non riusciva a gestire la sua mente, spaccata in due da questi eventi in contrapposizione tra di loro. Rimase confuso per più di due ore seduto lì. Voleva far vincere la vita, scrivere una missiva a Ofelia per sconfiggere la morte, invitare lei piccola nuova creatura a ballare nel mondo. Lei, parte del suo stesso sangue; germoglio di donna che inizierà la scuola nel terzo millennio. Una lettera a Chloe per balzare fuori da questa colata di lava incandescente che un vulcano di nome Vita aveva scelto di riversare su di lui in questo giorno che pur prometteva così bene.

Di getto digito' sulla tastiera queste righe come lanciare un SOS: "Non so cosa dirti, cosa darti; anzi cosa dare a voi miei due amori: uno grande oramai disperso e lanciato verso altri pianeti alla ricerca di altre collisioni - lo so che cerchi ancora degl'occhi da far scivolare dentro alla tua vita forse ancora quelli di quel tipo del treno come mi raccontavi spesso -; a perdifiato. E ora quest'altro amore, come un fiore di tarassaco da soffiare a maggio del gonfalon selvaggio. Siamo tre granelli di sabbia circondati da un oceano, avremo questo grande valore di essere noi stessi tra un inizio e una fine ?... Troveremo lo spazio oltre le discariche e i cimiteri di auto ? ...Se resterà un po' di spazio, arriveremo al 2012 o non so io... al 2046 quando tu Ofelia avrai 50 anni e potrai esser eletta Presidente della Repubblica... lo scopriremo solo vivendo... mi pare diceva la canzone. Vi voglio dare tutto il mio spazio, le mie differenze e nessun testamento. Aprirete altre porte, viaggerete tra altre folle, vi sentirete più buone a Natale e scriverete cartoline a qualche viso o più vago ricordo magari incollando il francobollo al rovescio, così per gioco o chissà... Non ci sarà mai un divieto ai nostri incontri, lo sento mentre vi lascio voltare l'angolo per ritrovare il trenino di legno dei sogni miei che mi trascina verso un altro luogo della mia storia. E poi, dopo milioni di secondi finirà la luce e la grande ombra calerà come un bacio della buona notte. Finiranno le nostre vite e i nostri investimenti di speranze, per andare oltre ancora.

Non cammineremo mai più soli."

Erano le cinque del pomeriggio. Tardi, molto tardi. Doveva ancora andare a ritirare il biglietto per il concerto al Ticket Corner. Una doccia veloce e vigorosa lo tonifico'. Infilo' un paio di jeans neri, una polo e ai piedi mise i suoi stivali messicani. Si respirava piombo misto ad origano davanti alla pizzeria. Prima di salire in macchina imbuco' la lettera per le sue piccole donne in esilio, prima, bacio' la busta. A tutto gas passo' sotto porta Saragozza. Non sapeva ancora che lo aspettava da lì a poco la famosa ciliegina sulla torta.

Infatti! Quale non fu la sua tragica scoperta arrivando davanti al botteghino del Palatenda; un cartello di color verde fosforescente con la lapidaria scritta in nero: CONCERTO ANNULLATO CAUSA INDISPOSIZIONE DELL'ARTISTA e in piccolo segnato a biro : I biglietti sono validi anche per i rimanenti concerti del tour italiano. Ecco, sei mesi di attesa snervante, di vane speranze e di risposte mai ricevute venivamo ad avere questo premio: uno stupido biglietto attaccato lì, un lucchetto a chiudere una giornata di follia. Il caldo terribile lo porto' ad entrare in un bar, si sedette in terrazza a bere una birra rossa in bottiglia. Freschissima. Fu come una parentesi di tregua. Piano piano riavvolse il film di tutti gli stress di un giorno solo, anzi di mezza giornata. Erano le sette di sera e gli aperitivi volavano intorno a lui. Noto' una ragazza di colore al tavolino di fronte, lei si chino': non portava niente sotto l'ampia camicetta. Il cameriere parlava con un collega di ferie da fare. Fernando cerco' di ritrovare nella sua memoria la data della prossima tappa del tour di Loriana. Frugo' nel suo portafoglio e trovo' un fogliettino di carta sgualcito scritto in fretta sei mesi prima a Barcelona riuscì a rileggere a malapena: 3 giugno BRESCIA. Non gli restava che partire verso il suo destino. Si auguro' giorni più quieti e soprattutto di non dover rinviare ancora il suo incontro con Loriana. Il giorno dopo alla stessa ora sfrecciava a 130 all'ora in autostrada, uscì al casello Brescia-centro. In città si reco' subito alla ricerca del posto dove il giorno dopo Loriana e la band sua avrebbero dovuto suonare; per due ore non ebbe modo di vedere nient'altro che due manifesti che segnalavano il concerto: a Rezzato, probabilmente fuori città. Non aveva per niente sonno e continuo' a girare senza meta a bordo della sua automobile.Il sole era tramontato da un pezzo e il centrocittà non era un granché entusiasmante. Si fermo' a mangiare una pizza allo Spizzico e poi proseguì a piedi da un lato all'altro della via. Un temporale era in arrivo.

Tuoni e fulmini giunsero poco prima di mezzanotte mentre Fernando si trovava in piazza Loggia. Poco dopo il diluvio cadde sopra Brescia, si riparo' sotto i portici di corso Zanardelli appena in tempo. L'acqua comincio' ad invadere anche il selciato sotto i portici e un rigagnolo più imponente scaccio' via una comitiva di formiche fin lì convitate al festino di un gelato al pistacchio che qualche bambinello aveva lasciato cadere al suolo.

Fernando passeggiava con la mente un po' persa; ad un certo punto proprio davanti al Hotel Vittoria vide parcheggiato un grosso pullman a due piani color rosso con un scritta a lettere di colore alternato giallo e verde: LORIANA & TIN CAN TOW TOUR. " Miracolo !" esclamo'. In un attimo fu dentro la hall vastissima dell'albergo e con i vestiti gocciolanti si diresse verso il desk, parlamento' un momento con il tipo della reception ma questo non voleva dargli nessuna indicazione in merito a Loriana. Dopo lunghi minuti trascorsi invano nel tentativo di conoscere almeno il numero della stanza di lei - ormai era fuori di dubbio: Loriana era in quel hotel - riuscì ad ottenere un compromesso : avrebbe lasciato un bigliettino per lei che il cameriere avrebbe consegnato poche ore dopo insieme alla prima colazione direttamente in camera sua. Fernando scrisse " Stasera saro' al tuo concerto. Ti voglio nei miei giorni come allora. A presto, tuo Fernando."

Consegno' il bigliettino infilato in una busta all' uomo della reception insieme ad un biglietto di cinquantamila : " Mi raccomando ! " disse.

" Non é necessario" rispose il giovane " le assicuro che domattina sarà consegnato alla Signora con una rosa rossa."

Dopo aver ringraziato uscì nel buio della notte luccicante dei riflessi della pioggia. Era pieno di speranze e continuo' il suo percorso sotto i portici respirando a pieni polmoni l'ossigeno liberato dai tuoni e dai lampi.

Si sentiva leggero e forte allo stesso tempo. In fondo a corso Magenta incontro' una prostituta nigeriana. Fernando aveva ancora in mano le cinquantamila che il ragazzo del Vittoria aveva rifiutato. Lei si fermo' e gli chiese una sigaretta. "Non fumo ! " disse lui " ma se vuoi te ne posso offrire un pacchetto, ho visto un distributore automatico verso piazza Loggia se ti va; sai ho un po' di felicità da regalare stanotte ! "

Mentre si avviavano verso la piazza una volante della polizia sfreccio' davanti a loro a sirene spiegate, le luci blu lampeggianti illuminarono il viso della giovane africana: era segnato, vecchio. Il rossetto vermiglio contrastava fortemente con il nero delle sue treccine. "Come ti chiami ?" chiese Fernando.

-"Tessy. Sono qui da poco. Non piace questa città a me. Andare in Liguria mese prossimo. Lì si lavora meglio mi ha detto mia cugina."

Al distributore ritiro' un pacchetto di bionde americane. Aveva smesso di piovere.

-"Quanti anni hai ?" fece Fernando, così senza un vero perché.

-"Ventuno. Li compio dopodomani" rispose lei

Trovarono una taverna ancora aperta dietro la piazza. Lui penso' di condividere la sua gioia con questa creatura della notte e misero insieme il suo compleanno, Loriana e la lontana savana africana. Brindarono con del ottimo vino bianco e mangiarono pane e salame nel fumo di questo locale rumoroso. Nessuno badava a loro.

Fantasmi nella foschia del primo mattino si separarono alla stazione, lei aveva un treno da prendere per Verona, lui aveva un appuntamento con tutta la sua storia di uomo.

 

Dopo aver dormito qualche ora nella sua macchina all'ombra di una quercia non lontano dalla stazione, Fernando decise di muoversi. Fece una abbondante colazione in un bar all'imbocco di un cavalcavia. Erano le dieci e mezza e si stava bene, 20 gradi circa. Prima di lasciare la città fece ritorno all'hotel Vittoria, il pullman era sparito. Entro' nella hall, il ragazzo della notte non c'era più: al posto suo una signorina bionda alla quale chiese di Loriana.

-"Sono partiti due ore fa." rispose lei dopo aver parlottato con un collega della sicurezza. Poi lo richiamo': " Mi scusi, Lei per caso é il Signor Da Costa ? "

-"Sì", rispose lui sorpreso.

-"La signorina ha lasciato questa busta per Lei, se passava..."

-"Grazie" disse, poi aprì subito la piccola busta gialla; dentro trovo un biglietto bristol con due righe scritte: "Ti aspetto. Usa questo pass e vieni quando vuoi. Stasera cantero' per te, anzi per noi." Infatti insieme al bigliettino lui trovo' un pass All-access per il concerto. Fernando aveva udito qualche frammento di conversazione tra i due addetti del hotel:

"Sì... verso il lago... per pranzo. Sai é un'artista... con la sua combriccola." ma decise comunque di aspettare la sera per seguire il concerto e poi raggiungerla in qualche modo.

Verso le dodici e trenta lasciava la città di Brescia direzione Rezzato, doveva trovare la sala del concerto. Il posto non era lontano, in un paesino del hinterland. Trovo' subito il teatro dove si sarebbe tenuto lo spettacolo. Del pullman nessuna traccia ancora. Era molto stanco, parcheggio' la sua automobile sotto una pianta secolare e si addormento' col finestrino tirato giù nella quiete del pomeriggio.

La pennichella non fu breve. Erano quasi le sette di sera quando fu svegliato dal guizzo di uno scoiattolo che termino' la sua corsa sul cofano della sua Peugeot. Si stiracchio' a lungo ed inizio' a guardarsi in giro. La piazza era un po' più popolata di quando lui era giunto, molti ragazzi girovagavano, alcuni seduti in terra si passavano lattine di birra e confezioni varie di patatine. Fernando penso' bene di mangiare qualcosa prima del concerto; attraverso' la strada e entro' in un bar dove consumo' con lentezza una frugale cena composta da un paio di piadine, uno yogurt rigorosamente all'ananas e per concludere un buon caffè corretto sambuca.

Era suonata la mezza quando decise di avviarsi verso il teatro. Le porte erano ancora chiuse ma c'era già un bel po' di movimento. Aspetto' seduto sopra una panchina leggermente svergola. Verso le otto la piazza si era riempita a metà, aprirono le porte e fu gran ressa: in un baleno furono tutti dentro. Fernando lascio' passare l'onda festante e poi a sua volta si intrufolo' all'interno. Udiva il suono degli strumenti che i musicisti stavano accordando sul palco dietro il sipario. Aveva legato il suo pass alla cintura dei pantaloni e s'incammino' verso il backstage. Alle transenne fu fermato da un addetto alla sicurezza al quale chiese se era possibile vedere Loriana:

-"Non ora" disse alzando il tono della voce in quanto il volume del sound check si era notevolmente elevato - "Loriana é in camerino, si concentra e si trucca. Vuoi che le riferisca un messaggio ?"

-"Sì... dille che l'Oceano é qua per lei."

-"O.K., vado e torno. Ma non muoverti di qui." disse l'uomo mentre si dirigeva verso il fondo del teatro.

Dopo una decina di minuti torno'. Lo chiamo' e disse mettendoli una mano sulla spalla:"Loriana é molto felice di saperti qua. Ti chiama lei dopo. Sarà una sorpresa." Queste parole placarono un po' la sua ansia. Era da troppo tempo che aspettava questo momento. Da lì a poco il concerto doveva iniziare. Fernando si mise a sedere per terra.

Ore 20 e 45. Si spengono le luci. Dopo mezzo minuto inizia il concerto, si accendono gli spot e i proiettori laterali lampeggiano, si alzano fumogeni densi e un odore di festa invade tutto il fronte del palco. Loriana attacca con il pezzo "Salto mortale" e per Fernando inizia l'emozionante fase del ritrovamento di un amore, disperso per anni ma ora ben vivo davanti ai suoi occhi, a solo cinque o sei metri da lui. Loriana è bellissima, indossa un pantacollant nero, scarpette da tennis bianche e una polo senza maniche con collo a V di color giallo oro e risvolti viola. La sua capigliatura biondo sabbia ondeggia al ritmo travolgente del basso e della batteria, ha una mise da ragazzina: il suo look e l'aspetto fisico complessivo assomigliano molto alla cantante meticcia delle Spice, molto più rock e grintoso pero'. Il suono reggaegiante coinvolge tutti e la platea é subito un'onda umana deferlante e assordante. La band prosegue così per una ora e mezza circa alternando pezzi del disco nuovo a cover per niente male: "Standing in the midnight rain" dei Poco e veramente al meglio incalzano con una versione quasi punk di "Trapped" di Springsteen; il delirio finale é poi per "A terra acaba" il pezzo con il quale Fernando qualche mese prima si era deliziato.

La gioia lo invadeva e il suo cuore pulsava forte mentre il suo sguardo non si distoglieva da lei e dal suo corpo elastico e minuto. Tanti pensieri sfilavano dentro la sua testa, di oggi, di ieri, di sale e di lacrime. Rivide il viso di suo padre che era morto il 25 aprile 1974 verso la mezzanotte chiedendo i suoi occhiali prima di spirare dolcemente.

Dopo una breve pausa Loriana torno' in scena con la sua band per il bis di chiusura. Era un pezzo con una lunga introduzione strumentale e mentre il ritmo andava piano piano a velocizzarsi Loriana prese il microfono in mano e chiamo' Fernando invitandolo a salire con lei sul palco. Lui si fece strada spingendo a più non posso e in pochi secondi era lì con lei. Subito la bocca di Loriana incontro' la sua e fu un bacio breve ma di tale intensità che gli sembro' di svenire. Un vero trancio di eternità, una lentissima degustazione di una spremuta di stelle. Era LEI, in ogni particella del suo corpo lo sentiva. Si separarono e lei riprese il suo show ma con un'occhiata veloce che gli lancio' lui capì che da quel momento non si sarebbero lasciati più. Il concerto si fece più stridente e Fernando indietreggio' un poco, trovo un angolo di buio, doveva guardare con più comodità l'essere che aveva di colpo ripopolato la sua esistenza, ascoltava le sue parole surfare sopra l'onda ritmica della musica e pensava sorridendo, pensieri saettanti tra i decibel.

Era preso, il suo sguardo inchiodato a lei. Sensazioni adolescenziali e incredulità si mischiavano al suo pensare: era come se il suo passato fosse giunto alle sue spalle a dargli una pacca e per un breve istante torno' lì.

Lì, era tanti anni fa. La stringeva, la baciava ad occhi chiusi e rotolavano nella neve. Baci infiniti come tramonti oceanici ai primi di luglio e poi le sue mani su di lui, la sua voce così regolare e dolce:

- " Ti ho sognato stanotte..."

- " Ci vediamo a scuola..."

I suoi silenzi, le sue lettere, la sua assenza e lui preso nel turbinio della vita con i suoi sogni più grandi del suo universo, le sue strade , non tutte buone, il mondo intorno sempre senza di lei... Si ricordo' di quello che disse un giorno Loriana poco prima del black-out:

-" Vorrei attraversare oceani con te, fondere la mia memoria con la tua, arricchire il mio essere delle tue differenze, farne la fortuna del nostro domani, con le nostre fantasie sempre segnate in agenda e come lucciole percorrere la notte dei nostri sogni... e viverli ! Una storia vera..."

Il concerto era finito da dieci minuti. Fernando era seduto nel camerino di lei. Sotto la doccia Loriana smaltiva la stanchezza della sua performance. Ogni tanto lo chiamava, gli parlava:

- " Senti ! Cosa ne dici: vieni via con noi, ti porto con me sul pullman, a Torino facciamo una pausa di tre giorni. Stiamo un po' insieme no ? "

Lui non ci penso' molto e rispose: - " Sì, credo che avremo un bel po' di cose da dirci ! " e poi aggiunse "e non voglio lasciarti più sai."

Loriana scoppio' in una gran risata di gioia e urlo' "Neanch'io. Ti amo !"

Oggi il vento soffia forte. Le foglie svolazzano fino al primo piano. E' il dicembre del 1998. Dopo la torrida e lunghissima estate - infatti Loriana e Fernando hanno invitato amici a mangiare all'aperto nel cortile per l'ultima volta il 4 di novembre. Mai visto sotto queste latitudini ! - l'inverno sembra ora fare capolino. Un altro Natale in vista.

Loriana é appena tornata da Parigi dove ha registrato un pezzo in duetto con un cantautore francese per una compilation di artisti europei a favore di Amnesty International nella occasione del cinquantenario della Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo, lo canticchiava ancora davanti allo specchio o nella vasca da bagno: " Lontano da tutto, lontano da voi in malinconia. Lontano dalle parole di qui, lontano dall'Abissinia...

Con il tempo tutto se ne va, con il tempo niente se ne va. Dei visi che si scordano e qualcun'altro che non si scorda mai. Con il tempo, ci son dei poeti che fuggono per scrivere altrove le cose che fanno battere il cuore..."

Questa volta Loriana si fermava a casa per almeno due mesi e mezzo. Ripartiva verso fine febbraio per una breve tournée nel sud d'Europa come spalla dei Savage Garden. Staccava la spina per un bel periodo. Mentre le radio già da giorni trasmettevano con sempre maggior frequenza "Jingle Bells" loro due si amavano nella loro nuvola di ovatta e lasciavano fuori dalla porta il mondo e il suo vomito di notizie false. Il misterioso gioco di scacchi li aveva portati fin lì. Nel frattempo qualcuno non c'era più, altri amici erano entrati nella loro vita e da qualche parte in Svizzera la piccola Ofelia seduta sul pavimento dell'asilo nido con una marionetta in mano ogni tanto diceva :" Papà, regalo..."

Mentre Loriana sfogliava opuscoli di viaggi per scegliere una destinazione dove passare la fine dell'anno - Loriana spingeva per l'Irlanda a causa degli Irish Coffee - Fernando lui guardava l'appartamento nella luce fiocca della sera appoggiato al frigorifero gustandosi uno yogurt all'ananas. " Sì." pensava "una scacchiera, ecco cosa potrei regalare a Loriana, una bella scacchiera in ciliegio.. per le lunghe serate d'inverno. Ottima idea ! "

Sorrise a la sua donna e sussurrò' piano: " Buon Natale, tesoro ! "

Frusciava come l'infanzia il battito di questi due cuori chiusi in un bilocale europeo. Fuori sotto il porticato due giovani curdi spezzavano un grande cartone per coprirsi durante la notte.

 

Loriana guardo' Fernando senza rispondere. Fu il silenzio più esplicito di questo mondo. E come fiammiferi incendiarono di bellezza ogni luogo della loro vita, così, di Natale in Natale.