Giuseppe Braga

Ho trentacinque anni, sono nato e vivo a Milano. Amo Raymond Carver e Salinger, Tom Waits e John Fante, come quasi tutti, lo so. Ma anche Ammaniti e Calvino, gli Afterhours e Rino Gaetano, e qui non saprei. Mi piace la marmellata di ciliegie, il budino al cioccolato e la pasta riscaldata. Detesto la tele, ma non riesco proprio a farne a meno.

Alcuni miei racconti sono stati pubblicati su riviste letterarie e raccolte.

Il bel regalo

Mi sono comprato le orecchie di Spok, quello di Star Trek.
All'asta su Internet trovi cose che nemmeno a pensarci.
Il mondo ti sembra una barzelletta da quant'è piccolo.

Volevo fare una sorpresa a mia figlia Roberta, dieci anni tra un mese. Regalarle qualcosa di originale, non le solite bambole che ormai abbiamo la casa piena. Per cui.

È stato semplice. Molto più di quanto pensassi. Mi sono collegato, ho fatto l'offerta e ho atteso. E nell'attesa mi sono scaricato qualche filmino di quelli giusti, che poi li vedo insieme a mia moglie. Ci eccitiamo da morire con quella roba, noi. La Robertina tanto sta nella sua cameretta a vedere la tele e chi la schioda da lì.
Per fortuna che hanno inventato la televisione. Anche il videoregistratore però.

Il computer invece, lo tengo in mansarda. Che è il mio piccolo regno. Quando ci siamo costruiti la villetta io ho previsto sia la mansarda che la tavernetta, di fianco al box. Che uno dei grossi problemi ai giorni nostri è il parcheggio. L'altro è dove vedere le partite di Champion's League con gli amici. La tavernetta, vista in questa ottica, rimane essenziale. Ma il mio regno è la mansarda. Coibentata e riscaldata. Con la moquette anti-acari.

In mansarda tengo anche tutta la filmografia di Selen (per me) e di Rocco Siffredi (per mia moglie), oltre a un pacco da sei di mutandine alla fragola (di quelle che si mangiano). Naturalmente acquistati con Internet. Trovi tutto là dentro. Persino fin troppo esagerati alcuni. Ma io li guardo solo per curiosità, sia ben chiaro. E per eccitarmi un po'. Ad esempio l'altra sera, quella dell'asta, c'avevo una fantasia e con Internet me la sono soddisfatta subito. Stasera anche e domani pure. Cosa volete di più!

Mentre aspettavo le altre offerte quindi, mi sono ottimamente collegato al mio sito preferito, tanto per far passare un po' il tempo senza annoiarmi troppo.

Poi è apparsa la segnalazione dell'asta. Avevano fatto un'offerta più alta della mia. Di cinquanta dollari. Sapete, quelle orecchie appartenevano a uno studio televisivo di Huston. Non era poco, ma visto che si trattava di mia figlia avevo rilanciato di altri cinquanta. Ero piuttosto deciso al riguardo. Me la vedevo già con quelle orecchie a punta mentre soffiava sulle candeline della torta. Che spasso.

Durante la nuova attesa avevo provato a cambiare sito. Parliamoci chiaro: su Internet trovi il paradiso. Non so se riesco a spiegarmi.

Verso le quattro e mezza, stava per albeggiare, era riapparso il segnale dell'asta. Stavolta avevo sbaragliato la concorrenza. Le orecchie di Spok erano mie. Pagamento immediato con carta di credito. L'invio del pacco sarebbe avvenuto nel giro di due giorni. Fantastico.

Da Huston, Texas, a Cinisello Balsamo, Milano, in due soli giorni.

E senza dover uscire di casa.

Accidenti, che gran cosa la tecnologia avanzata.

 

La grazia di Santa Maria Francesca

Bisogna avere fede.
Bisogna pregare.
Bisogna avere fede e bisogna pregare.

Io ho pregato tanto con il cuore, cioè ho pregato con tutta me stessa. E mia nipote, che non poteva avere figli, dopo un mese è rimasta incinta.
(messa a fuoco su signora anziana, circondata da una ventina di persone che si spingono per entrare in camera. Alle spalle, chiesa napoletana non ben identificata)

Grazie alla grazia.
Di Santa Maria Francesca.

Che emozione quel giorno. (mezza lacrimuccia, mezzo primo piano)

Davvero toccante. (voce del conduttore)

Del resto, come diceva. (ancora la sua voce)

Bisogna avere fede.
Bisogna pregare.
Ma ci dica, piuttosto. (stacco sulla nipote, quasi soffocata dalla folla smaniosa)

Ho avuto molti problemi mi avevano detto che non avrei potuto avere figli ma io non ho creduto ai medici e allora mia zia Rosa mi ha detto che c'era la Chiesa di Santa Maria Francesca a Napoli e lei mi poteva fare la grazia e io che piangevo tutte le sere perché volevo avere un figlio e mi avevano detto di no allora mi sono decisa e ho preso il treno e da Battipaglia sono andata dalla Santa a Napoli a chiedere la grazia. Dopo un anno è nata questa splendida creatura. (primo piano della neonata)
L'ho chiamata Maria Francesca, come la Santa. (applauso)
Ma ho pregato tanto, tanto e con il cuore. Ogni mattina venivo a portare un cero e pregavo in ginocchio davanti alla statua della Santa. (primo piano della statua)
Guardi com'è bella. (primissimo piano su zia Rosa)
È proprio una Santa. (voce fuori campo)

Pubblicità.

Raiuno, ore 17.25, venerdì 13 ottobre 2000.
Collegamento esterno de "La vita in diretta"

 

Quella volta che quasi toccavo Aldo Nove

Un giorno, quasi toccavo Aldo Nove.
È successo qualche sera fa e adesso vi racconto.

Mi trovavo al Fnac, il nuovo centro Megastore di via Torino, aperto da pochi giorni nella mia città, che poi è Milano. Ero là perché io sono un aspirante scrittore e quella sera c'erano Aldo Nove - che quasi lo toccavo -, e che è il mio mito da quando ho letto 'Superwoobinda'; Tiziano Scarpa, che somiglia da morire a un mio amico che si chiama Federico e Raul Montanari, che invece non assomiglia a nessuno che conosco, ma che però avevo già visto e sentito leggere alcuni suoi racconti in una biblioteca dalle mie parti.

Ricordo che il Fnac era pieno di gente, una cinquantina di persone tutte dall'aspetto bello e intelligente, ed io invece mi ero rotto gli occhiali poco prima. E quella proprio non ci voleva. Non ci voleva davvero, per la miseria. Me li ero sfasciati mezz'ora prima, mentre mi bevevo una birra col Franco. Eravamo seduti ai 'Peccati di gola' a discutere (non crediate, robe minime del cazzo) e io, non so come, mi tolgo gli occhiali dal naso e faccio per pulirli - facevano schifo da quanto erano luridi di ditate e di grasso -, e quei cazzo di occhiali mica mi si rompono in mano? Si dividono in due parti pressoché identiche, nel mezzo. Ho tirato giù una mezza dozzina di bestemmie, certo meno rumorose del suono dell'occhiale mentre si spezzava. Allora, con le birre ancora mezze piene (altra bestemmia, per mio conto), ci siamo alzati e siamo usciti: al Franco era venuta un'idea. Fuori dai 'Peccati di gola' siamo entrati da Buffetti, quello che vende la cancelleria e i moduli 740, e lì abbiamo comprato un tubetto di Attak da undicimila lire. Non ci crederete mai, ma dopo erano quasi come prima. Solo un poco più storti. E con la crepa nel mezzo. Ma tanto era sera e non si accorgeva nessuno. O quasi. Poi sono rimasto solo. Franco se n'è andato a casa, che tanto lui non scrive e tutt'al più gioca qualche volta alla play station di suo figlio.

Arrivato al Fnac, non c'ero mai stato, sono salito al secondo piano e mi sono seduto nell'ultima fila. Io preferisco l'ultima fila, non mi piace dare troppo nell'occhio. E poi avevo anche la crepa nell'occhiale. Dopo qualche minuto d'attesa i tre scrittori hanno iniziato. Abbiamo applaudito tutti quanti, dio mio quanto erano bravi.
Tiziano Scarpa recitava i suoi scritti sulle musiche dei Pink Floid e dei Morcheeba e s'immedesimava daddio nei personaggi, si contorceva, alterava la voce che quasi pareva un attore di quelli del cine o della tele. E forse l'ho anche visto, ora che ci penso, una sera su Raitre, mi sembra.
Raul Montanari era più rigido, ma forse dipendeva dal fatto che lui leggeva e non andava a memoria come lo Scarpa. Alla fine tanti applausi anche per lui, che raccontava cose tristi sì, ma che facevano parecchio riflettere.
Poi quando è toccato ad Aldo Nove ho sentito un brivido corrermi lungo la schiena.
Cazzo era proprio lui, Aldo Nove in persona, quello di Superwoobinda!!!
Prima ancora di leggere (anche lui leggeva) la ragazza dietro di me aveva già iniziato a ridere. Voglio dirvi solo questo: lui è un grande. I Sofficini e Mac Donalds, i Quattro salti in padella e la ragazza che si butta sulle rotaie della Metropolitana. Fermata Duomo. Direzione Molino Dorino, la mia tra l'altro!
Non facevamo altro che ridere e applaudire, ridere e applaudire, ridere e.
Dopo circa un'ora (qualcuno s'era alzato a metà e se n'era andato, vai a capire le persone) avevano finito. Lo Scarpa aveva imitato un giovane poeta underground e io mi ci ero rivisto un po'. Ma solo un tantino, non di più. Il Montanari (ma con quei due nomi lì, non potevano far altro che incontrarsi, e magari la prima volta è stata durante una ferrata in altura) aveva infine raccontato di un calciatore che tirava più calci agli avversari che al pallone e che poi all'ultimo minuto della partita andava a segnare, o forse no. C'entravano le ginocchia e i legamenti. Ma mica l'avevo capita del tutto quella storia. Però i Police e i Kraftwerk, mi facevano sballare.

Anche Aldo Nove aveva terminato l'ultimo racconto, poetico e struggente come solo lui poteva. Le note di 'I'm a baby girl in a baby world' degli Aqua (acqua senza la c) sfumavano lievi e si confondevano con i meritatissimi applausi. Ci stavamo spellando le mani.
La gente aveva cominciato ad alzarsi e a sfollare (ora li potevo anche capire, sì), chi verso l'uscita, chi verso gli scaffali dove si vendevano i compact. Io ero restato sulla sedia, ancora inebriato e scosso da quel fiume di parole e di suoni che mi aveva appena travolto. Mi ero alzato anch'io, dopo alcuni minuti di stordimento puro, e mi ero avvicinato al favoloso Aldo. Lui stava autografando una copia di 'Puerto Plata Market' (grandissimo, cazzo!) a un ragazzetto coi brufoli e io ero appena dietro di lui. Doveva voltarsi un poco e sarei entrato nel suo raggio visivo, una rotazione di qualche grado soltanto, ed ecco che. Ero lì e lo stavo per toccare. Che anche se lo raccontavo poi, mica mi credevano. Con un riflesso condizionato mi ero passato la mano tra i capelli e poi sugli occhiali, tanto per raddrizzarli e dar loro una parvenza dignitosa, che l'ultima cosa che volevo era di presentarmi male. Ma l'ho sentito subito, quel rumore stronzo l'ho sentito subito. Subito l'ho sentito, maledizione.
Accidenti, ancora quei cazzo di occhiali.
Rotti, di nuovo.
Roba di alcuni secondi, ma intanto il mio scrittore preferito (Aldo Nove) si era voltato dall'altra parte e si era messo a parlare con un coglione alto suppergiù due metri. Fanculo, anche quel tale spilungone portava gli occhiali. E la cosa me le aveva fatte girare di più. Il destino delle volte è proprio crudele e sa alla perfezione come farti soffrire.
Che brutta cosa la miopia, ma che potevo farci, era andata così.

Desolato, uscii dal Fnac con i due pezzi in mano, strizzando gli occhi ed evitando per miracolo di cozzare contro una porta. Adesso che le fanno tutte di vetro è un casino se non ci vedi bene. Sul vagone della metropolitana che mi stava riportando a casa (fermata Lampugnano, dietro al Palavobis) non avevo potuto fare a meno di ripensare a quel che era accaduto.

Che serata che era stata, e io che quasi toccavo Aldo Nove.

 

Virus Hi-Tech
(Chi è solo ogni tanto chi tutte le sere)

È già una realtà il computer che sa leggere lo sguardo. Shangai sul treno tedesco, il Transrapid Superveloce Magnetico è il simbolo della voglia delle città di diventare un polo d'attrazione per i grandi operatori interessati a entrare sul mercato cinese. Internet, la tua voce: silenzioso ma pervasivo il protocollo Ip che permette di parlarsi attraverso il computer sta rivoluzionando il mondo della telefonia. Il free-web darà utili a giugno. Ma il titolo balla, banchieri e analisti divisi sulle strategie. Gli utenti della Rete aumentano. Benvenuto, Domani! Il Nasdaq è senza pace, ma la diga Dow tiene. Silicon Valley, esilio dorato della Little Italy Hi-Tech. La cultura della ricerca e del lavoro di gruppo, la fuga dei cervelli. Concetti che faticosamente stanno passando anche da noi. Le strategie per favorirne il rientro. Retribuzioni in linea con gli Usa, flessibilità organizzativa e soprattutto Spin-Off. Hi-Tech spaziale a portata d'impresa. 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Ecco le principali novità nel trading on line: CHI E' ASSUNTO ALLA ZECCA E HA FATTO CILECCA tecnica fondamentale, macro, invio newsletter, metastock, sistema di sicurezza multicertifity, news con tool di ricerca, rilascio e rinnovo di CHI HA CRISI INTERIORI tessera multifunzione, CHI SCAVA e analisi NEI finanziarie giornCUORIaliere CHI LEGGE LA MANO CHI REGNA SOVRANO CHI SUDA CHI LOTTA CHI MANGIA UNA VOLTA CHI GLI MANCA LA CASA CHI VIVE DA SOLO CHI PRENDE ASSAI POCO CHI GIOCA COL FUOCO CHI VIVE IN CALABRIA CHI VIVE D'ONORE CHI HA FATTO LA GUERRA CHI PRENDE SESSANTA CHI ARRIVA AGLI OTTANTA CHI MUORE AL LAVORO CHI E' ASSICURATO CHI E' STATO MULTATO CHI VA IN FARMACIA CHI E' MORTO D'INVIDIA O DI GELOSIA CHI HA DATO RAGIONE CHI E' NAPOLEONE CHI GRIDA AL LADRO! CHI HA L'ANTIFURTO CHI HA FATTO DEI QUADRI CHI SCRIVE SUI MURI CHI REAGISCE D'ISTINTO CHI HA PERSO CHI HA VINTO CHI MANGIA UNA VOLTA CHI VUOLE L'AUMENTO CHI CAMBIA LA BARCA FELICE E CONTENTO CHI TUTTO HA PROVATO CHI TUTTO SOMMATO CHI SOGNA I MILIONI CHI GIOCA D'AZZARDO CHI SI TROVA IN TASCA UN MILIARDO CHI E' STATO MULTATO CHI ODIA I TERRONI CHI CANTA PREVERT CHI COPIA BAGLIONI CHI FA IL CONTADINO CHI HA FATTO LA SPIA CHI E' MORTO D'INVIDIA O DI GELOSIA CHI LEGGE LA MANO CHI VENDE AMULETI CHI SCRIVE POESIE CHI TIRA LE RETI CHI MANGIA PATATE CHI BEVE UN BICCHIERE CHI SOLO D'ESATE DISTRUGGE LE PERE CHI VIVE COL PADRE CHI FA LA RAPINA CHI SPOSA LA GINA CHI HA ROTTO CON TUTTI CHI VINCE A MERANO CHI CERCA PETROLIO CHI DIPINGE AD OLIO CHI CHIEDE UN LAVORO CHI MANGIA PATATE CHI BEVE UN BICCHIERE CHI FUMA CHI LOTTA

 

Vinile

Quel giorno ero a casa e voglio raccontarvi cosa mi accadde. Fuori pioveva da tre settimane, ormai. Ne parlarono anche giornali e tv, all'epoca. Erano le sei del pomeriggio ed ero appena rientrato in casa. Mentre mi asciugavo la testa con una salvietta (l'avevo presa tutta, non amavo gli ombrelli), soprappensiero, estrassi un disco dallo scaffale. Era un vecchio vinile uscito quindici anni prima. Non voglio dire che disco fosse e del resto credo non interessi. Ma ecco ciò che avvenne.
Fin dalla prima canzone sentii crescermi dentro qualcosa d'insolito. Un impulso poco definibile, una sorta d'inquieta affezione, che si trasformò in una fitta dolorosa e violenta allo stomaco. Un martello in pancia m'avrebbe procurato meno sconquassi. Mi sedetti in poltrona e alzai il volume. Al secondo pezzo, meccanicamente, sentii la necessità di bere. Così mi alzai, presi una birra dal frigo, la stappai e cominciai. Non m'accorsi neppure, ma al termine di quella canzone l'avevo già finita. Mi vidi costretto ad alzarmi di nuovo e a prenderne un'altra. Questa riuscì a durarmi per un paio di brani. Mancava un pezzo al termine della facciata, quindi feci in tempo a stapparne una terza. Quando la puntina si levò e il disco smise di girare, mi avvicinai allo stereo per voltarlo e fu allora che mi resi conto. Quello che avevo appena ascoltato era il lato B e non il lato A del disco. Nulla, a ben vedere, di straordinario.
Al contrario, questo piccolo episodio mi sconvolse in maniera inammissibile. Rimasi scosso e stordito, con le mani che mi tremavano. Cercai di capire, ma non riuscii a darmene ragione. Mi fermai per qualche minuto col cartone della copertina tra le mani, torturandolo senza motivo. Poi lo riposi, girai il disco e tornai sul divano. Una volta seduto mi dovetti rialzare subito, poiché la birra era terminata. Ne presi un'altra che finii in un solo sorso. A quel punto ne tirai fuori due dal frigo, tanto lo sapevo. All'inizio del terzo pezzo avevo attaccato a bermi la seconda. Con l'ultima canzone avevo terminato la scorta di lattine. Presi la bottiglia di Porto - la tenevo sulla mensola della cucina per le occasioni - e la stappai. Me la bevvi a collo, il bicchiere non mi serviva.
Risentii quel disco per tutta la notte. Di continuo, senza interruzioni o ripensamenti, come la pioggia che là fuori, continuava a scendere. Sentivo che dovevo farlo.
Dopo il Porto mi scolai un cartone di rosso del supermercato e mezza bottiglia di gin. Sbronzo e privo di forze, caddi sul pavimento. Diedi di stomaco e cominciai a rotolarmi nel mio stesso vomito. I singhiozzi si confusero ben presto con la musica.

Solo allora ricordai che quel disco l'avevo comprato il giorno in cui mia moglie morì.