Andrea Stefano Bonnin

laureando in Storia e critica d’arte alla Facoltà di lettere moderne di Torino. Ho pubblicato alcune poesie su fanzine locali o universitarie. Sono stato selezionato per il percorso editoriale "Distributore automatico di poesie e micro-racconti" dall'Osservatorio Letterario di Torino. 1999: secondo posto premio di poesia Inves di Palermo
2000: Primo premio al concorso internazionale di poesia di Genova con la composizione “Hong Kong” Finalista nel concorso di Bergamo Gruppo Fara Selezionato per una pubblicazione di a Settimo Torinese Poesia Vagabonda
2001: inserito nell’Agenda poetica 2001 edita da Lietocollelibri finalista concorso di poesia di Ceprano, pubblicazione di una silloge di poesie
Ho incominciato a scrivere il mio primo romanzo, e sto completando una raccolta di poesie in forma di racconto e di micro-racconti.

OTTO ANNI CI DIVIDONO

Chiara ha solo cambiato maglia, ha un paio di calzettoni rosa ai piedi e dei jeans neri, mi invita ad entrare e a seguirla, che mi avrebbe fatto vedere la sua nuova casa.
L'appartamento è invaso dall' odore buono di incenso, i mobili sono vecchi, mi ricordano quelli che da bambino avevamo in casa dei miei nonni, uno stile anni '60. Mi dice che fanno schifo e che li vuole ricoprire con dei giornali, farci qualcosa di artistico, un collage o che so io. Il lampadario della camera da letto è davvero orrendo, ci sono solo due lettini singoli uno diverso dall'altro, due scendiletto, un paio di mensole alle pareti con qualche album da disegno e qualche testo universitario e uno stereo sistemato sopra una sedia di saggina.
La cucina, che all' occasione fa anche da salotto, è piccolina ma sistemata meglio del resto delle stanze, con un tavolino di legno scuro e quattro sedie uguali, e con una di quelle poltrone gonfiabile trasparenti.
Divide l'appartamento da solo un mese con un altra studentessa di architettura, che stasera non dorme dal suo ragazzo.
"Hai portato del fragolino?", mi chiede leggendo l'etichetta della bottiglia.
"Si"
"Buono , mi piace..."
"Non so , questo non dovrebbe essere eccellente."
"Proviamolo!"
Mi fa aprire la bottiglia e assaggiamo il vino, come temevo sa di tappo e soprattutto di colorante. Prendo posto sulla poltrona, ma lei con la bottiglia in mano mi trasporta in camera da letto.
La radio è accesa , parliamo di musica e di coppie di pesrone che entrambi conosciamo o abbiamo frequentato. Prendiamo tutti i nostri amici in giro. Io imito i miei, lei le sue amiche. Continuo a manipolare le frequenze della radio ma non trovo una canzone decente, lascio perdere e mi sdraio sul letto, riempiendo fino all'orlo un altro bicchiere.

"Aspetta", mi dice mentre si avvicina al comodino, allunga il braccio e tira fuori un sacchetto verde di quelli che servono per custodire le pipe, poi voltandosi mi chiede se avessi voglia di girare una canna. Prendo una sigaretta e incomincio la preparazione.

Ci sono tre candele accese, i profumi nell' aria si confondono, tra l'incenso, le candele alla pesca, l'odore di erba buona e il suo profumo.
E' strano il suo profumo, è dolce, le dico che profuma come un ovetto Kinder. Chiara incomincia ridere a crepapelle, corre in bagno e poi mi chiama.
"Un doccia schiuma al cioccolato fatto in casa. E' buono vero?"
mi chiede dopo averlo aperto e messo sotto il mio naso.
"Si!" le rispondo, cosciente che non avrei mai fatto in vita mia un bagno immerso in quella roba color merda.
Nel breve tragitto dal bagno al letto mi vengono alla mente tante, troppe stupidaggini , così preferisco restarmene zitto a fumare e a lasciare che sia lei a parlare. La ascolto con il suo viso appollaiato sulla mia camicia. Racconta della sua coinquilina , di come si sono conosciute e dei suoi difetti, si diverte... ogni tanto allungo la mano per cercare una canzone carina alla radio... ma al diavolo queste stazioni!
Tra le cassette sparse per terra infilo nello stereo l'ultimo album di Lo Reed. Intanto Chiara parla, parla e mi spiega il suo primo impatto con l'università. Riscontro mille differenze da quando la frequentavo io, ma le tengo per me. Sdraiato, aspiro, un'ennesima canna, sorrido ed ogni tanto le do solo squallidi consigli sugli esami da inserire.

Abbiamo otto anni di differenza.
L'ultima volta che vidi Chiara aveva si e no sedici anni ed io uscivo con sua sorella maggiore. Frequentavamo entrambi la facoltà di architettura, siamo stati insieme per tre anni, poi non ho resistito ad un'altro letto e così sono stato piantato, giustamente, su due piedi.
"Ti ricordi com'ero? Ale, ti ricordi ? Tu mi piacevi un sacco, già allora e adesso..." Si sdraia di fianco, mentre io mi tiro su dal letto per un leggero capogiro. "Io mi ero innamorata di te, tu hai uno strano potere…l' hai sempre avuto, con quegli occhi, lo sai che ipnotizzi le ragazze?".
"Io non…" sono confuso, anche un po' fumato. Nel non risponderle noto il suo tatuaggio che si intravede sotto la manica della maglietta.
"Bello il tuo tatuaggio!", le dico alla fine, alzando leggermente la manica fino alle spalle.
"Aspetta...ne ho tre! Guarda, e il piercing all'ombelico, guarda!", si sfila del tutto la maglietta.
"Niente male, bello" , mi avvicino e le lecco l'ombelico con l'orecchino.
Chiara si tira su in piedi e mi lascia slinguazzare tutta la sua pancia. Con la lingua seguo la traiettoria dei pantaloni a vita bassa che indossa, lasciandole il segno, con la saliva.
Si versa un altro bicchiere, io non ne posso più di questo colorante e le chiedo una birra.
Mi porta la birra, mi stappa la birra con l'accendino guardandomi fisso negli occhi, senza battere ciglio.Ha due occhi color nocciola e con un leggero taglio orientale. Mi sento osservato al microscopio, mi legge negli occhi, sa cosa vuole, sa che otterrà tutto da me e non perché io sia invulnerabile ma perché sa che sto lì per…
"Si dice che dare un bacio sia più difficile che fare sesso!", mi dice porgendomi la birra. Ne bevo un sorso pensando alla frase appena detta.

"Lo dici tu o si dice ?" , le chiedo.
"Secondo me è vero!"
"Forse è più difficile esprimere i propri sentimenti...un bacio è più emozionante...è qualcosa di più sincero...", dico . Sto degenerando.
Per fortuna Chiara mi ferma, si toglie la maglietta, si slaccia il reggiseno e si siede sopra di me. Accarezzo i suoi seni mentre lei mi sbottona la camicia. In pochi minuti siamo nudi, confusi, sudati, aggrovigliati, amanti...

...facciamo del puro sesso, puro o sporco che sia, facciamo sesso per due volte di seguito, l'ultima nella vasca da bagno immersi in quella schiuma al cioccolato.
"Tu ed io, non ci posso credere...!", mi dice sul mio petto mentre le massaggio la testa con lo shampoo. Hai i capelli corti tinti di rosso. Ha un fisico asciutto una pelle giovane e soffice, faccio quasi ridere al suo fianco, non sono vecchio, ho quasi vent'otto anni, ma non so perché, vicino a lei faccio ridere: tutto qui.
Affossati nel lenzuolo rosso Chiara riesce ad addormentarsi sul mio petto. Io rimango assorto nei miei pensieri, nell'osservare il suo corpo morbido e sexy, non mi sono neanche accorto che ha preso sonno. La sistemo in un lato del letto e la copro.Nel sonno sembra ancora più giovane.Di nuovo quella sensazione. Mi sento vecchio , ma a nemmeno trent'anni come posso sentirmi vecchio.

Mi alzo e vado in cucina. Sul fornello c'è una padella con della pasta al tonno. Me la scaldo e mi siedo a mangiare.Alla televisione danno solo pubblicità erotiche o lezioni di economia. Una scelta difficile. Poso il telecomando sul divano e mi siedo a mangiare la pasta. Una ragazza venuta dalla spazio si sta toccando con una pistola laser come se avesse tra le mani un grosso vibratore.

Sono vecchio? Sto invecchiando, ancora, e senza una fidanzata, una donna al mio fianco. Che ci faccio qui?
La ragazza venuta dallo spazio con quella stessa pistola, che evidentemente ha più di una funzione, ha fatto apparire un'altra ragazza con addosso solo una vestaglia bianca e calze velate autoreggenti.

Torno in camera da letto per rivestirmi.
"Perché non ti fermi a dormire con me?", mi domanda Chiara assonnata ."Fermati qui con me!"
"Non posso, domani mattina lavoro, peggio ho una riunione in ufficio."
La risposta più scontata possibile è purtroppo la semplice verità.
Mi abbottono la camicia, infilo le braghe e riprendo la giacca sbattuta sulla sedia.
"Mi chiamerai ancora, verrai a trovarmi?"
"Non lo so, certe cose non le so a quest'ora, è tardi, dormi tesoro!"
Chiara si gira dall'altra parte contro il muro. "Tanto so che non lo farei". Mi avvicino per darle un bacio. "...ma a me va bene anche così...", aggiunge sorridendomi e baciandomi ficcando la lingua fino in gola.
"Allora, io vado, buonanotte, piccola stella!"
Piccola stella! Penso da dove diavolo mi è venuto fuori.

Chiara mi chiede di buttarle la spazzatura nella raccolta differenziata.
"Ok, lo farò!", la rassicuro.
"Grazie, è stato bellissimo, bellissimo...",fa.
In cucina risciacquo le pentole e il piatto in cui ho mangiato, poi recupero la spazzatura.

Ci sono due borse sotto il lavandino. Una per la plastica, una con tutto il resto. Di fianco al fornello invece c'è un piccolo scatolone di cartone con tutti i giornali da buttare.
A fatica raccolgo tutto e apro la porta della casa.
Cerco con il piedi di evitare di richiuderla sbattendo forte ma invano, alle tre del mattino fa in casino infernale.
Chiara abita al piano terra. Scendo pochi scalini ed esco sulla strada in cerca dei cassonetti della spazzatura.
Ma quanta cazzo di roba hanno da buttare, penso dirigendomi verso le pattumiere. Getto via le due borse, svuotando quella della plastica. Do un' occhiata ai giornali che ci sono nel cartone da buttare. Nelle mie mani passano numeri di riviste femminili, della Stampa, e dei tetra pack di succhi di frutta. Niente di che. Getto tutto via.
Mentre attraverso la strada per andare all'auto sento il rumore di tapparelle che si alzano e vedo Chiara sbucare dalla sua finestra con la faccina gonfia dalla nanna.
" Vieni qui!", dice indicando anche con il dito.
Mi avvicino sotto la sua finestra.
"Tirati su e dammi un bacio!"
"Agli ordini, piccola stella"
Lancio le braccia, afferro il davanzale e mi tiro su a fatica.
Non è che sia molto allenato.
"Eccomi", le faccio e le do un bacio.
Chiara mi afferra con tutta la sua forza, mi stringe a lei e mi bacia e mi lecca. Se qualcuno mi vedesse adesso, penso con i piedi per aria mezzo fuori e mezzo dentro.

 

CON UN MAZZO DI FIORI

Con una rosa, hai detto, vienimi a cercare
Tutta la notte resterò io resterò da sola
E io per te muoio per te
Con una rosa sono venuto a te...


E' da circa un mese che ho cambiato lavoro, a dire il vero il lavoro è sempre lo stesso, ma l'ufficio è stato trasferito in un nuovo edificio, parecchio distante dal vecchio quartiere.Tutte le sere che esco adesso dall'ufficio mi tocca passeggiare per due isolati prima di arrivare a casa. Ho affittato un piccolo appartamento, che divido con la mia ragazza di sempre, nel vecchio centro di Torino.
Sapevo anche quella sera che l'avrei visto in mezzo all'incrocio con un mazzo di fiori in mano.
Era un uomo sui quarant' anni, difficile dirlo con esatezza, era sempre ridotto male. Indossava lo stesso completo blu scuro e ,per il freddo dell' inverno che stava arrivando, da un po' di giorni, si era messo sopra un cappotto lungo marrone scuro.
Stava lì, in mezzo al corso, e guardava dentro tutte le auto che si fermavano al semaforo.
Perché lo fa? Che senso ha? Mi sono sempre domandato osservando ogni sua mossa, ma non chiedeva elemosina, non aveva cartelli in mano, solo quel mazzo di fiori freschi.
Quella sera non tornai a casa,si doveva cenare fuori per festeggiare il quinto anniversario di fidanzamento. Mi cambiai camicia e mi diedi una lavatina nel bagno dell' ufficio. Avevamo deciso cenare in un ristorante esotico, scegliemmo per l'indiano, anche se la cosa non mi faceva del tutto impazzire, ma visto che la mia ragazza insistette tanto l'assecondai.Ogni tanto bisogna cedere o scendere a compromessi come ci insegnano "insigni specialisti e studiosi".

Ad ogni modo, Carola lavorava fino a tardi, non sarebbe stata libera fino dopo le otto. Sarei passato a prenderla a piedi al suo di ufficio.

Quell'uomo era sempre lì? A tutte le ore del giorno? E perché aveva sempre dei fiori?
Anche se mi ero trattenuto, cercando brani mp3 da scaricare e giocando con uno "spara a tutto e a tutti" fino a tardi, ero sempre in anticipo all'appuntamento così decisi di entrare nel bar all'angolo del corso.
Il bar ha grosse vetrate dalle quali continuai ad osservare quell'uomo là fuori in mezzo alla strada , con i suoi fiori in mano.
Ordinai un aperitivo della casa alcolico e mi sistemai su uno sgabello.
" Prego, signore, per lei!", disse il ragazzo da dietro il bancone con una camicia verde acido dandomi il mio cocktail.
Lo ringraziai e incominciai a prendere qualche tartina.
"Quello laggiù è Vincenzo!", mi voltai ed il ragazzo mi indicò con un cenno del capo, mentre asciugava con uno straccio bianco dei bicchieri, l'uomo che osservavo. "E' tutto svitato, poverino, è sempre lì con sti fiori in mano."
"Già, l'ho notato diverse volte. A dire il vero tutte le sere che sco dall'ufficio, lo vedo lì. Ma tu sai perché?", gli domandai senza esitazioni, sgranocchiando noccioline.
"Certo, lo conosciamo tutti qui".
"Lavoro da poco in questa zona",interruppi il ragazzo "Non ho mai chiesto a nessuno di... di...".
"Vincenzo...", mi suggerì.
" Si, non l'ho mai vista qui, quell'uomo laggiù prima veniva sempre al bar a prendersi l'aperitivo, si sedeva come lei sullo sgabello e si parlava della Juventus, delle corse di cavalli e delle sue pazienti...ehm..."
"Pazienti?" domandai sorseggiando l' aperitivo sempre più incuriosito.

Dissi al ragazzo di darmi tranquillamente del tu, che non sono tanto più vecchio di lui. Ho venti sei anni.
"Ok, certo... comunque io mi chiamo Alessandro, piacere", strinsi la mano al ragazzo presentandomi.
"E'...beh...era un dentista. Aveva lo studio sull'altra strada. Io avevo solo diciotto anni, avevo incominciato a lavorare al bar, lui era sempre ben vestito, è anche un bell'uomo direi e poi con i soldi, una gran bella vita, chi non lo invidiava? ".
" Già, e che fine che ha fatto, non capisco?".
"L'amore! Sempre quello,maledetto amore", disse il ragazzo stappando due baby martini rossi, ordinate dal cameriere che girava tra i tavoli. Il bar si era riempito, tanto che appartarci diventava sempre più complicato.
"L'amore? Vuoi dirmi che è stato scaricato?"
"Peggio, non ha retto poveraccio,si doveva sposare con una ragazza, me ne parlava sempre. Venga più vicino signore...", mi invitò il barista ad avvicinarmi al bancone, poi continuò: "Una sera Vincenzo fu invitato dalla sua futura moglie ad aspettarlo laggiù sotto il suo studio, gli avrebbe fatto una sorpresa, le disse per telefono che aveva preso un auto nuova, senza dirgli il modello, la marca, niente. Una sorpresa. Vincenzo scese, finito il lavoro ed aspettò, mancava un mese al matrimonio.Avevano curato già tutto, i preparativi, l'abito, gli inviti,tutte quelle robe lì, tutto era pronto, doveva vedere com'era innamorato di quella ragazza.Lui la aspettò, con un mazzo di rose rosse, erano davvero tante, lo posso giurare perché, vede!" ,mi voltai ad osservarlo, mentre Alessandro continuava a parlarmi. "Si vedono anche di qua, sono tanti i fiori eh ?".
"Si, sembra proprio di sì".
"Lei non arrivò mai all'appuntamento, un incidente,
l'autoambulanza passò di qui , non fecero in tempo, morì sul colpo. Il giorno dopo la notizia uscì nella cronaca locale. Un tossico su un'auto rubata passò con il rosso, prese in pieno la ragazza sull'auto nuova..."

" E' terribile...triste", rimasi impressionato, avevo finito l'aperitivo, così ne chiesi un altro che il barista gentilmente mi volle offrire. "Spaventoso...", continua a ripetere.

"Già, terribile perdere qualcuno in questo modo, lo vedi anche tu non ha retto...tutte le sere la aspetta ancora".
Guardai fuori.Aveva incominciato a piovere, una leggera pioggia bagnava le vetrate di striscio, la strada, le auto che passavano, quelle che si fermavano.
Era una persona, un uomo, mi chiedo se lo sarà ancora. Rimaneva all'incrocio a bagnarsi sotto la pioggia e al freddo.
"Ovviamente non ha più ripreso il suo lavoro", continuò dandomi un'altro bicchiere, guardando l'orologio al polso disse che tra una mezz'ora sarebbe sparito.
"...e domani sarà di nuovo lì", aggiunse.
"Non riesco ad immaginare la sua vita, cosa farà dopo, tra mezz'ora, dove andrà...?"
Il ragazzo alzò le spalle, strinse le labbra, mi fece cenno di aspettare, poi andò alla cassa per fare il conto ad una fila di persone che erano in attesa. Finisco il mio secondo drink, pago e lascio il resto, lo ringrazio di tutto.

La pioggia si era fatta più insistente, non avevo con me un ombrello. Corsi, appena scattò il verde, per attraversare la strada, senza guardare avanti. Avvolto nel cappotto nella foga della corsa per evitare le pozzanghere, mi scontrai contro Vincenzo.
"Oh ..., mi scusi, !"
"No... scusa tu" , mi rispose.
Lo fissai negli occhi, guardai il suo viso bagnato.
Arrivai dall'altra parte del corso. Sotto i portici, rimasi lì a guardare quell'uomo con i suoi fiori, la gente mi passava accanto, si fermava, attendeva il semaforo, ma non li vedevo, non riuscivo a vedere un solo essere umano. Dentro la mia testa c'era Vincenzo, solo lui e la sua disperazione.

Se ne andò dopo un po' di minuti, che l'osservavo, lo vidi dall'altra parte annusare il suo mazzo di fiori. Poi la sua figura si fece sempre più inconsistente mentre si allontanava dentro i portici bui del corso.

Guardai l'orologio, adesso ero in ritardo per l'appuntamento.
Carola mi stava aspettando sotto il portone con un ombrello chiuso, in mano.
"Ciao tesoro, scusa per il ritardo!"
"Ciao amore, figurati sono scesa adesso, che stress, questo mese il lavoro non finisce mai".
"Per te, un piccolo pensiero".
Da sotto il cappotto tirai fuori un mazzo di rose che comprai sulla strada.
"Sono bellissime, grazie amore!".
"Figurati, una sciocchezza", ci baciammo.
Non potendo portarli con noi Carola riaprì il portone per sistemarli nel suo ufficio. La trovai una buona idea. Salimmo insieme , ma l'aspettai fuori dalla porta mentre lei sistemava i fiori, in un bottiglia dell'acqua tagliata, sopra la sua scrivania.
"Sono davvero belli!", urlò da dentro lo studio.
Rimasi in silenzio, ad aspettare che uscisse.