Mauro Smocovich

č nato a Pescara nel 1966. Ha pubblicato "L'Angelo Curioso/Imperfetto Silenzio", Noubs, 1997: due raccolte di racconti che spaziano tra la letteratura di genere con le prefazioni di Carlo Lucarelli (i racconti di Mauro Smocovich volano via, scivolano tra le convenzioni narrative e mutano, si trasformano come embrioni investiti dalle radiazioni nucleari e diventano un'altra cosa, che sta a meta' tra Scerbanenco e Lovecraft. ... Le cose che appaiono tra le frasi dei racconti sono ombre e luci. Ombre cupe ... di angosce nere in agguato, ... Le luci, invece, sono quelle dell'ironia, del colpo di scena finale che illumina le ombre col lampo di un sorriso cattivo ma forte, a meta' tra Kafka e Buzzati.). E' curatore e fondatore insieme a Sacha Rosel del sito-rivista on-line di letteratura dell'inquietudine "i pinguini nel sottoscala" (http://pinguinisottoscala.supereva.it) e del sito di Carlo Lucarelli (http://carlolucarelli.supereva.it). Ha sceneggiato lo spettacolo multivisivo della DTF Inc. "L'Angelo Imperfetto" tenutosi a "Camerino Photographs 2000". Ha collaborato inoltre con Radio Cittā Pescara e con le riviste "Virus" e "Moov".

IL BAMBINO NELLO SPECCHIO

"Apri la porta al tuo papa'."
Le nocche della mano toccano il legno un paio di volte. Il rumore e' leggero e veloce ma rimbomba nell'eco di due boati. Nella testa del bambino.
"Apri la porta, prendiamo due pizze e guardiamo la tv da buoni amici." la voce e' supplichevole. La maniglia gira lentamente. "Non devi chiuderti a chiave, tesoro. Sono il tuo papa'."
Papa'...
Il bambino fa per convincersi, in fondo e' suo padre... si muove verso la serratura e scorre davanti allo specchio del bagno.
L'immagine e' un attimo.
Striscia sul vetro che la rimanda agli occhi del piccolo.
E' un colore.
Il rosso sul suo viso gonfio.
E' un odore di narici otturate in fili di muco.
Un sapore dolciastro sulla bocca dolore.
Una macchia di pensiero e saliva. Capillari rotti e pelle che scoppia.
Il bambino nello specchio non sembra lui.
L'uomo della porta non sembra papa'.
"Vuoi aprire la porta? Sto perdendo la pazienza."
La voce s'e' fatta piu' dura.
Il bambino apre la bocca. La parola esce prima del pensiero:
"No." Intravede quel bambino macchiato nello specchio rispondere per lui. Si morde le labbra riaprendo una ferita. Il sapore lo fa tremare. No, papa', no.
Al di la' del legno, un respiro trattenuto.
All'improvviso una violenta spallata gonfia la porta minacciosa. La voce e' urlata, pesante, biascicata nell'alcool serale. Arriva alle orecchie del bambino come un'ennesima sberla:
"Allora... adesso sfondo la porta e ti fracasso la testa nel cesso."
Il bambino e' rannicchiato in un angolo. Tra la ceramica bianca. Un bianco sporco, che non riflette.
Lontano dalla porta.
Lontano dallo specchio.