Francesco Fatatis

ho 47 anni vivo a Bergamo da 2 anni... dove ho ripiegato le mie ali!

Già ,delegare......

Non posso esimermi dal farmi un favore,devo vederci chiaro,devo diradare la nebbia nel mio cervello,forse sono le sigarette, forse no,ma sono lento ed impacciato nel pormi in attenzione, nell'osservarmi per una durata accettabile,quanto basta per sentirmi soddisfatto di me. Sì,vorrei potermi dire: "Ce l'ho fatta! Mi sono messo a fuoco per 30 secondi!" Perchè non riesco ad agguantarmi? Perchè non posso schiacciarmi contro un muro e guardarmi dritto negl'occhi? Se mi descrivessi come una nave, dovrei situare la mia torre di comando nella testa. Io sono lì,nella mia testa,nel punto più alto di me stesso. Sarebbe tutto più semplice se riuscissi a cambiare alloggio, a trasferirmi ,per esempio,nello stomaco o nel diaframma,forse mi sentirei più equilibrato, meno inadeguato. In questo limbo senza colori,io navigo da tempo, lentamente, con arroganza e supponenza... eh sì, lo posso fare perchè mi sfuggo con abilità, evito sempre d'incontrarmi; eppure mi cerco continuamente, senza sosta, ma qualcosa di denso e pesante m'impedisce l'approccio. Ormai ho raggiunto la metà della mia vita e sono un uomo fortunato se ancora sono vivo e pensante, ma questa fortuna cosa vuole da me? Forse cerca di ricordarmi qualcosa? E' un monito? Eppure sembra tutto così semplice, così ovvio, così razionale. Io esisto per mia volontà, per mia scelta. Ho pianificato la mia esistenza con dovizia e meticolosità, ho scelto la terra dove nascere, i genitori con cui vivere, gli amici da frequentare, la donna da sposare, i figli da procreare.Tutto pianificato per seguitare la mia evoluzione totale. Praticamente questo mio stato cerebrale è in realtà uno stato evolutivo in atto. Sono in piena evoluzione! Ed è così sorprendentemente logico e naturale essere una porzione qualificata dell'intera mia entità......sono conscio di lavorare per questo: esisto per migliorare il resto di me stesso che non rammento. E' ovvio, il resto di me sa dove sono e cosa faccio, ed attende il mio rientro...ci riassorbiremo in un abbraccio mortale per me, è il prezzo che devo pagare per la mia evoluzione: la dimenticanza di me, del mio corpo, dei tanti corpi che ho incarnato in questa vita: il neonato, l'infante l'adolescente, il ragazzo il l giovanotto, l'uomo ed ora l'anziano. Tutte queste marionette appartengono ad una entità superiore, più vasta, più completa: io! Quello che sono ora, o meglio, quello che ero ora. E questo io che ora scrive, fa parte di una entità più grande, più complessa più inaccessibile, data la sua lontananza tridimensionale: la totalità della mia entità, ossia tutte le mie incarnazioni avvenute in ogni tempo e luogo. E' tutto così semplice e chiaro,quasi banale nella sua ovvietà. Sto forse cercando di mettere contro il muro il resto di me stesso? E se anche vi riuscissi, a che servirebbe? E' naturale seguitare a trascinarsi nella vita dimenticandosi, volgendo l'attenzione sugl'altri e sulle cose; è vero, lo facciamo tutti ma qualcosa non quadra. C'è qualcosa che non va in tutta questa razionalità, un elemento estraneo che s'insinua con violenza nell'atmosfera terrestre dirigendo il gioco. E' ovvio: lo scopo dell'uomo è quello di esistere. Il fine di tutta l'umanità è l'esistenza. Negli altri campi di raccolta celesti vi sono altre modalità d'esistenza, completamente differenti dalla nostra. L'unico fattore comune è l'uso del pensiero. Ogni esistente, in linea di massima, usa il pensiero. Però così dicendo faccio confusione. L'esistente esiste solo qui, sulla terra, quindi non posso generalizzarlo a tutte le coscienze possibili, però se uso le parole per comunicare, ad esse devo fare riferimento, è come se volessi descrivere il silenzio usando la voce: sarei sempre fuori luogo.....già fuori luogo,nel vero senso della parola. E' tutto così ovvio, scontato! Quello che sperimento nella mia vita era già predestinato da me stesso. Ho sprecato 35 anni nel dare la caccia ad un probabile creatore delle mie stupide giornate….eh sì, ricordo ancora le mie parole" io non so perché esisto, però sento che c'è qualcosa più grande di me che tesse le trame della mia vita, guidandomi verso un destino prestabilito",e quanto tempo impiegato sfogliando pagine esoteriche, interrogando pseudo mistici e religiosi di turno. Si possono dividere in due categorie: i responsabili e gl'irresponsabili. I primi delegano se stessi come fautori della propria esistenza, i secondi, invece, delegano qualcos'altro. Già ,delegare......