Davide Schezzi

Mi è sempre difficile parlare di me. Amo ascoltare gli altri, sentirli raccontarsi, fare loro domande più che parlare di me. Da questo credo si possa dedurre che sono un tipo piuttosto schivo e riservato. Un po' come Cuneo, la provincia in cui sono nato ormai trent'anni fa e in cui sono cresciuto .

IL CAMBIAMENTO

Tutto si era svolto con la velocità di un fulmine in un cielo già pieno di nubi nere. Col tempo Davide aveva ceduto alla supremazia di Federico e alla sua capacità di coinvolgerlo, con la sua indubbia simpatia e capacità di persuasione, nei suoi intenti più strampalati. Ora però il salto di qualità era stato tanto più alto quanto era stato repentino. Non si trattava più di sostituire Federico in uno dei suoi servizi che lui non aveva voglia di svolgere perché magari la sera prima aveva bevuto troppo o fumato marijuana. E la mattina, dopo essere rientrato nell'alloggio degli obiettori quando ormai albeggiava, non aveva di certo la forza per alzarsi. Non si trattava nemmeno di qualche quadro che nessuno si sarebbe mai accorto che mancava e che per incuria sarebbe finito irreparabilmente rovinato. Si trattava di rubare dei quadri custoditi nella biblioteca del comune dove prestavano servizio come obiettori di coscienza; e la cui scomparsa sarebbe sicuramente prima o poi stata notata, visto che quei quadri erano sicuramente inventariati fra le proprietà comunali. Il rischio e la gravità dell'atto che stavano per compiere erano ben diversi da quelli corsi in precedenza.
Questa volta, senza che avesse progressivamente ceduto a questa impresa come era accaduto in precedenza, Davide aveva, dopo aver rifiutato con fermezza la sua complicità, accettato di botto, senza una spiegazione logica. Sentiva che quello che stava per fare era una pazzia. Ma forse per orgoglio, non si sarebbe più tirato indietro. Abbandonare ora significava fare vedere a Federico che era uno smidollato; non uno che, come aveva sempre fatto, una volta che prendeva una decisione, la portava fino in fondo. Analisi della situazione; decisione sul modo migliore di agire; procedere decisi verso la meta, magari aggiustando il tiro in fase di esecuzione. Questo era sempre stato il suo modo di procedere. Ed anche ora era così. Era mancata l'analisi della situazione, perché aveva deciso d'istinto, non capiva ancora bene perché. Però la sua decisione l'aveva presa, ed ora doveva procedere deciso e sicuro.
Per questo preparò con cura il piano d'azione. Sarebbero entrati in azione di notte alle 2:00 quando la città era nel sonno più profondo. Sarebbero entrati nella biblioteca, di cui avevano una copia delle chiavi, muniti di una torcia. Innanzitutto avrebbero dovuto spostare un piccolo scaffale, dietro il quale, nel muro spesso della vecchia costruzione, si nascondeva un vano sufficientemente grande per occultare le cornici delle tele. Poi avrebbero tolto un quadro per volta da sopra gli scaffali, straripanti di libri dall'odore pungente di stantio. Avrebbero quindi tagliato le tele incriminate e nascosto le cornici ingombranti dietro lo scaffale. Precisione della logica, implicitamente perfetta, che predisponeva un tracciato netto nella mente di Davide a cui attenersi con scrupolo. A lavoro finito avrebbero rimesso al suo posto l'armadio, in modo che le cornici non fossero più traccia visibile del furto compiuto. Quindi avrebbero sistemato sul bordo superiore di ogni scaffale relativo ad un'opera rubata un foglio piegato a prisma triangolare con sopra la scritta: "Pulizia delle cornici". Così a nessuno, se mai qualcuno si fosse accorto della mancanza, sarebbe forse venuto in mente che quei quadri potevano essere stati rubati. Erano semplicemente stati rimossi per essere ripuliti, anche se in realtà non avrebbero mai più rivisto quegli scaffali. La biblioteca era quasi sempre chiusa, quindi poco frequentata, e pochi avrebbero potuto notarne la mancanza. Per di più nessuno era preposto alla loro custodia; e nessuno, dunque tutti, poteva spostarli e affidarli alla cura di qualcun altro per una loro pulizia. Nessuno si sarebbe così chiesto chi li aveva presi in custodia per dar loro una risistemata.
Nulla di più semplice che rubare qualcosa che a malapena ci si accorge che esiste. Questo è uno stratagemma piuttosto semplice e banale, ma a volte è proprio ciò che è scontato e prevedibile a destare meno sospetti. Perché ci si aspetta che un atto criminale preveda piani articolati e ingegnosi.
Avrebbe funzionato? Nessuno si sarebbe accorto di nulla nei giorni a venire? E soprattutto, quella notte, sarebbe filato tutto liscio come previsto nei loro piani? O sarebbero stati beccati con le mani nel sacco e finiti a marcire in qualche squallida prigione? Mille dubbi si affollavano nella mente di Davide. Anche se, in effetti, ormai per furto, con l'aiuto di un buon avvocato, il carcere si riusciva addirittura ad evitarlo. Doveva finirla di pensare al peggio, si diceva. Bisognava procedere. E senza esitazione
Davide e Federico avrebbero, infine, nuovamente chiuso a chiave la porta della biblioteca abbandonata a se stessa e sarebbero usciti in strada per portare via la merce che scottava. Avrebbero sistemato l'auto di Davide subito accanto alla porta d'uscita, lungo la stradina poco praticata. Federico sarebbe uscito per primo e, se non ci fosse stato nessuno, avrebbe dato via libera al complice, che avrebbe portato fuori il cilindro con le tele e lo avrebbe nascosto nel bagagliaio dell'auto. Insieme se ne sarebbero poi andati a consegnare la merce a chi avrebbe provveduto a rivenderla.
Il piano sembrava perfetto, non restava che metterlo in azione. Ma nonostante fosse stato preparato nei minimi particolari, Davide si sentiva insicuro, mentre Federico, che neanche si era troppo preoccupato di stare a sentire ciò che l'altro aveva predisposto, era istintivamente convinto del fatto suo.

Alle 2:00 precise entrarono in azione. Davide era, nonostante la sua abituale sicurezza, piuttosto agitato, anche se cercava di controllarsi. Non riusciva ancora a credere di essersi fatto coinvolgere in una simile avventura. Federico invece era calmo, come suo solito. Si rollò un ultimo joint prima di partire e poi via. Davide avrebbe voluto prendere un calmante, prima di gettarsi a capofitto in quella avventura. Ma poi aveva pensato che aveva bisogno di avere i sensi pronti e scattanti, e non mollemente intontiti da un farmaco.
Punti di vista differenti, per trovare la calma e il sangue freddo di cui hanno bisogno.
Federico emanava ampi e tranquilli respiri che riempivano i polmoni e rasserenavano l'anima. Davide aveva i battiti cardiaci leggermente accelerati e una dose di adrenalina nelle vene che ne aumentava l'attitudine alla reazione. Scesero in biblioteca: tutto era tranquillo e la luna sembrava accompagnarli furtivamente al di là delle ampie vetrate delle finestre, rischiarando lo stretto indispensabile i loro movimenti. Spostarono lo scaffale, calarono un primo quadro, ne tagliarono la tela e la riposero nel cilindro. Stessa operazione con un secondo, poi un terzo. Man mano che il tempo passava, Davide era più tranquillo.
Basta abituarsi, come si fa in tutte le nuove situazioni, ed il gioco è fatto. Ogni novità ci mette a contatto con qualcosa che ignoriamo e tutto ciò che non conosciamo, o non riusciamo a comprendere, ci spaventa e ci affascina.
"Hai paura tu? ". Parlò per la prima volta, rivolto a Federico.
"Eh, tremo tutto dalla paura".
Ironia nel dramma, e tutto si smorza e torna alla normalità.
Federico aveva il suo solito sorriso. Lui difficilmente si spaventava: affrontava ogni problema d'istinto, anche senza conoscerlo o cercare di identificarlo. Conosceva e si fidava ciecamente del suo istinto, che si frapponeva fra lui e l'ignoto, eliminando ogni turbamento: non era lui, ma il suo istinto, ad affrontare ogni cosa. Dunque lui non temeva nulla.
"Ancora due ed abbiamo finito"
"Facile no? ". Federico parlava a voce alta, come se stesse chiacchierando in un bar con amici.
"Parla piano! "
"Ma chi vuoi che ci senta? "
"Non si sa mai, la prudenza non è mai troppa! "
Imprudenza, dovuta ad un senso di sicurezza assoluto e intaccabile. Finirono con gli ultimi due quadri, stavano sistemando l'ultima cornice, quando sentirono dei rumori provenire dalla porta d'ingresso della sala vicina.
"Spegni quella torcia!"
Federico ordinò senza ammettere repliche. Spostarono l'ultima cornice nel vano dietro l'armadio, quando sentirono la porta della biblioteca aprirsi. Il loro piano perfetto era rovinato, colti con le mani nel sacco. Davide si mosse di scatto seguendo il suo istinto e prima di morire dalla paura si diresse verso il computer della biblioteca. Si sedette di fronte e lo avviò. Intanto le luci della prima sala si erano accese. Allora si voltò a vedere chi era entrato. Just in time.
"Che ci fai qui? ". Il vigile lo guardava stupito.
"Mi hai beccato. Volevo navigare in internet, e visto che di giorno non posso, perché mi hanno proibito di usarlo, lo faccio di notte. Sai, costa anche di meno…"
Una scusa. Banale. La prima venuta in mente.
Prima di continuare cercò di imporsi tutta la calma e la forza che solo Federico sembrava infondergli. Aveva agito d'istinto, perché la ragione lo avrebbe paralizzato. Facendo uno sforzo su se stesso, spinto dall'estrema criticità della situazione, aveva agito.
E' solo nelle situazioni più pericolose che si può assumere il coraggio per sondare in profondità sé stessi, per visitare e sperimentare aspetti nuovi che prima non si avrebbe avuto il coraggio di guardare.
Il vigile, stranamente in visita a quell'ora nell'edificio del comune in cui i due obiettori avevano alloggio, si prodigò in una paternale per rimproverarlo della sua presenza inopportuna in quel luogo a quell'ora della notte. Davide intanto aveva avviato il modem e la connessione ad internet, aperto il browser e dal motore di ricerca che era comparso aveva digitato la parola chiave "sesso".
"Eh, ma te che cosa guardi a quest'ora? ". Il vigile aveva un'aria maliziosa.
"Beh, veramente io… "
Per un attimo l'ufficiale si era trattenuto dal guardare; poi, dopo un ripensamento, vinta ogni resistenza, si era avvicinato e si era tuffato con lo sguardo a vedere cosa ci fosse sul video.
"Lo sapevo! Voi giovani pensate solo a quello"
"Mi dispiace…Tu invece perché sei qui?" Davide, imbarazzato, cercò di sviare il discorso.
"Sono venuto a fare un giro qua in comune, perché stanotte al palazzo S. Giorgio qui di fronte hanno portato via il portone di ingresso. Mi hanno telefonato a casa i carabinieri. "
"Ma dai? ". La voce un po' lo tradiva e la schiena era ormai bagnata di sudore. "Un portone? Ma che se ne fanno? "
"Quello era un portone vecchio, valeva un sacco di soldi, dicono addirittura ventimila euro. "
Fatalità della vita. La sorte aveva voluto che, in quella tranquilla cittadina, le menti criminali si concentrassero nel furto proprio la stessa sera, illuminate dalla stessa luna benevola. Intanto sul video, che Davide aveva saggiamente manipolato, erano comparse foto spinte di nudo femminile. Il vigile era incuriosito. Cominciò a fissare con attenzione il video, poi chiese se fosse tutto lì quello che internet metteva a disposizione. Si sentiva ormai complice di quella trasgressiva riunione notturna e voleva approfittarne per dare un'occhiata a quel mondo sconosciuto di cui aveva sempre e solo sentito parlare; ma a cui non si era mai avvicinato vista la sua totale repulsione verso il mondo dell'informatica. Quella poteva essere l'occasione giusta per scoprire, nella reciproca trasgressione notturna, ciò che il mondo del sesso virtuale poteva offrire. Davide non capiva bene cosa l'altro stesse cercando. Di certo la natura restia del vigile aveva bisogno che fosse qualcun altro a proporgli ciò che avrebbe voluto vedere, ma che non avrebbe osato chiedere. Ma non era facile indovinare, e i pensieri di Davide erano troppo in subbuglio per sondare meglio la sua indole. D'un tratto si sentì il rumore di qualcosa che cadeva nella sala dove era nascosto Federico con tutta la refurtiva e il mobile ancora spostato. Probabilmente qualche quadro; che aveva perso l'equilibrio precario con cui era stato sistemato, all'arrivo imprevisto del vigile.
Attimo di terrore dipinto negli occhi di Davide.
Si voltarono in quella direzione.
Davide sbiancò e non fu in grado di proferir parola.
Fu il vigile a parlare: "Cos'è stato? "
Era la fine. L'ultimo estremo tentativo di Davide di distogliere l'attenzione del vigile dalla sala attigua era fallito. A nulla era valsa la messa in scena della ricerca in internet di siti osé di nascosto da tutti. Ma prima che quei baffi indagatori dall'alto della divisa ufficiale si muovessero per andare a controllare, videro dalla penombra uscire Federico con la solita calma indifferente.
"Allora le hai trovate ste immagini? ". Sembrava essersi accorto solo allora del vigile. Con lo sguardo un po' assonnato, come perso in un mondo tutto suo, veniva avanti con la sua solita indifferenza.
Magia dell'innocenza, che sa mostrarsi anche nei momenti critici e ostentarsi con tenace veridicità.
"Ah, abbiamo ospiti. "
"Che ci facevi di là? ". Il vigile si era rassicurato alla tranquillità di Federico.
Nulla è più rassicurante dell'indifferenza altrui, anche quando ci si sente sorpresi a guardare ciò che non si sarebbe dovuto osservare.
"Mi ero appisolato un attimo mentre lui cercava"
"O in giro per pub, o qui a guardar… Non ti bastano tutte ste ragazze che ti ronzano attorno? Sempre bella vita, eh? "
"Finché si può"
Il vigile stava per attaccare con la stessa paternale anche con lui, poi però, vista la stanchezza che l'ora tarda gli procurava e la complicità che aveva instaurato con Davide di fronte a quelle immagini, lasciò perdere.
Federico con il suo solito sorriso canzonatorio intanto si era piazzato alle spalle di Davide e stava guardando il video. Non aveva ancora degnato di attenzione il vigile che, rassicurato da quell'atmosfera indifferentemente tranquilla, si sentiva di poter partecipare indisturbato a quella trasgressiva riunione notturna.
"Un'altra con le tette un po' più grosse non c'è? "
"Ora vedo". Davide parlava con un filo di voce. Tutti quegli imprevisti insieme erano troppi per lui. La volgarità della pornografia poi, lo infastidiva.
"Va beh, io ora vi lascio. Do ancora una controllatina sopra che sia tutto a posto e poi torno a dormire". Il vigile staccò lo sguardo dal video. Si sarebbe accertato che i ladri del portone non avessero preso di mira anche il comune, quindi sarebbe tornato nel suo letto. In un mondo di sogni arricchito dalle visioni in internet, di quella notte, in biblioteca. Ormai aveva visto abbastanza, o forse non aveva ancora visto ciò che gli sarebbe esattamente piaciuto, pensò Davide, ma era inutile restare lì aspettando che arrivasse. Li salutò e prima di uscire fece loro un'ultima raccomandazione:
"Ah, io qui non vi ho visti, eh? "
"Nemmeno noi, non ti preoccupare". Federico intanto continuava a guardare il video. Sembrava quasi averci preso gusto a quelle immagini, e non faceva proprio caso a ciò che il vigile stesse facendo. "Questa non riusciamo a vederla meglio… Ha delle tette. "
Dopo un'ultima risata a singhiozzo, il vigile sparì e Federico e Davide restarono nuovamente soli.

Al momento il pericolo imminente era stato scongiurato, anche se la loro situazione restava grave. Se il giorno dopo, o di lì appresso, avessero scoperto il furto, certo la loro presenza di quella sera sarebbe stata compromettente. Ma ormai non si poteva fare più nulla per tornare indietro, le tele non potevano di certo essere ricucite alle cornici. Non restava che proseguire e sperare; al resto ci avrebbero pensato in futuro. Questo lo sapevano bene tutti e due. Quello che si auguravano era che, da ora in poi, non spuntasse un nuovo imprevisto. Perché ad uno, con un po' di fortuna, erano riusciti ad ovviare. Ma ad un altro?
La fortuna non passa mai due volte.
I loro comportamenti dopo l'inconveniente erano però diversi. Davide continuava a meditare sul fatto che era inutile piangere sul latte versato. Il dado era tratto. Proseguire, un imperativo. Federico, invece, riteneva che avrebbero davvero potuto perdere ancora un po' di tempo di fronte a quelle immagini di sesso virtuale al computer. Provava uno strano piacere di fronte alla paura di Davide che accanto a lui tremava come una foglia. Era una sensazione nuova, visto che, se fosse stato da solo, avrebbe da un po' lasciato perdere quelle scene.
Misteri del sesso virtuale; che si nutre di oggetti inesistenti e di passioni scatenate meccanicamente.
Quando videro il vigile uscire dal palazzo comunale, sistemarono l'ultima cornice nel vano della biblioteca e spostarono lo scaffale nella posizione originaria. Sistemarono poi i segnaposto con la scritta "pulizia delle cornici" in bella vista, e uscirono dalla biblioteca con il bottino facendo attenzione a non lasciar tracce del loro passaggio. Federico, come previsto, andò in avanscoperta all'uscita secondaria e, non vedendo nessuno, diede il segnale a Davide che uscì in fretta verso il bagagliaio dell'auto.
Facile, no?
Erano appena saliti in auto, quando videro all'inizio della via due luci blu: i carabinieri. No, non era facile. La sfortuna sembrava perseguitarli. Prima il vigile, che mai era venuto a controllare in comune di notte e ora i carabinieri che, in una cittadina tranquilla come quella, non giravano quasi mai. Misero in moto e si avviarono. Speravano di non essere fermati. Ma d'altronde che motivo ci sarebbe stato per fermarli? Loro abitavano nell'edificio del comune, ed erano ormai conosciuti dai pochi abitanti del posto, compresi i carabinieri, che vedevano ogni tanto venire negli uffici del comune. Dunque la loro presenza non destava sospetti, anche se l'ora era tarda. Fecero pochi metri quando videro una paletta che intimava loro l'alt. Sfigati. Un faro potente da sopra l'auto si accese, accecandoli. Intanto erano scesi due carabinieri che, tenendo una mano sulla fondina dell'arma, si avvicinarono a loro da un fianco dell'auto. Davide stava quasi per mettersi a piangere e Federico, capendo la situazione, gli poggiò una mano sulla coscia e stringendola con forza lo tranquillizzò. Quel tanto che a Davide bastò per non scoppiare in singhiozzi a confessare tutto, come un bambino sorpreso con le mani nella marmellata.
Intanto a Federico, con il calore di quella coscia snella e muscolosa nella mano, tornavano in mente con strani e inspiegabili flash, le immagini erotiche viste in precedenza. Non capiva bene perché. Ma d'altronde perché avrebbe dovuto pensarci?
Si sentì una voce intimare:
"Scendete! "
Scesero. Lentamente, per non innervosire quelle pistole. Bastava chiedere con gentilezza, no? Con la dolcezza si otteneva tutto.
"Siamo gli obiettori del comune". Osservazione lapidaria. Federico aveva compreso che i carabinieri li avevano scambiati per gli stranieri ladri del portone. Già, perché a fare un furto del genere non poteva essere stata gente del posto, perché qui tutti si conoscevano. I carabinieri questo lo sapevano e cercavano fra gente che venisse da fuori.
Si diffida sempre di ciò che non si conosce, dunque si sospetta di stranieri.
D'un tratto si sentì la voce un po' seccata del terzo carabiniere, rimasto dentro l'auto:
"Massì, questi sono solo gli obbiettori! "
Subito la scena da far west si smorzò, i due carabinieri che li avevano avvicinati tolsero le mani dalla fondina e si rilassarono. In ogni caso i tre non volevano dar a vedere di aver preso un abbaglio, sarebbe stato troppo umiliante per loro. Chiesero quindi patente e libretto. Per scrupolo infine vollero dare pure una controllata al bagagliaio dell'auto. Per quanto fossero conosciuti, i due obiettori non erano comunque gente del posto. Erano lì soltanto da diversi mesi. Quindi un po' di diffidenza nei loro confronti, evidentemente, doveva permanere.
Davide ormai non riusciva più a parlare. Federico invece sì. La situazione sembrava ormai precipitare. Se i carabinieri avessero aperto il bagagliaio, avrebbero di certo notato il contenitore cilindrico da cui spuntavano fuori le tele rubate. La speranza di farla franca si diluiva sempre più, fino a scomparire.
Finita, ormai era finita. Spacciati, destinati al carcere a vita.
"Come mai questi controlli? "
"Stanotte hanno rubato qua vicino. Voi non avete sentito niente? "
"No, niente. E cosa hanno rubato? ". Federico ci mise tutto lo stupore di cui era capace, prima di continuare. E si cimentò con uno sguardo da borghese sdegnato che mai si era visto prima sul suo viso. Inarcò le sopracciglia, aprì leggermente la bocca e dilatando in questo modo i tratti delicati del volto, disse:
"Certo che al giorno d'oggi è pieno di ladri in giro, per fortuna che c'è gente in gamba come voi che ci protegge! "
Lusingati dal complimento e sicuri della loro forza protettrice, i carabinieri cambiarono tono ancora. Loro erano l'ordine che aveva il compito di rasserenare lo sdegno borghese contro l'ignominia del furto. Di questo, e di ben poche altre cose, erano convinti:
"Sapete hanno rubato un portone di un palazzo qua vicino"
"No! Che ladri! Ah ma sono sicuro che con carabinieri come voi sti ladri hanno i giorni contati. Voi prima o poi quel portone lo trovate. Magari avete già anche qualche idea di dove possa essere… "
"Mah, noi fiutiamo! ". Carabinieri o cani da tartufo? I carabinieri non volevano smentire la loro astuzia. Ormai avevano imparato a distinguere con un solo colpo d'occhio gli onesti dai disonesti, il bene dal male. "Ma le mani legate ci abbiamo"
"Beh sono sicuro che lo ritroverete perché tipi in gamba come voi andranno a cercarlo nel posto giusto ". Strizzò l'occhio.
Dopo queste parole quelli, novelli corvi di fronte all'astuta volpe, non ebbero più il coraggio di perquisire il bagagliaio dell'auto dove, per inciso, non poteva comunque starci un portone. Ma soprattutto il bagagliaio che apparteneva a due bravi giovani che sapevano sdegnarsi di fronte all'efferato crimine del furto.
Ripartirono.
Federico e Davide fecero lo stesso, anche se Federico dovette prima dare un leggero scossone a Davide, che sembrava esser diventato di pietra.