Lukha Kremonj Baroncinj

Lukha Kremonj Baroncinj (Kremo) è nato a Livorno nel 1970.
E' responsabile dell'associazione culturale futurologica "Kipple Officina Libraria". Ha pubblicato presso questa associazione "Collana Kipple" (1995) e   "Dispersore di Terra" (1997), antologie di racconti cyberpunk. Nel 1999 ha pubblicato e distribuito il romanzo "Il Grande Tritacarne".
Dal gennaio del 2000 cura la rivista amatoriale "AVATAR", che raccoglie racconti e saggistica di fantascienza.
Attualmente è laureando in storia medievale e redigerà una tesi sulla Stregoneria medievale nelle valli luguri.

IL GIALLO CUT-UP

Parole: 1901.

Il suono metallico e usurato del campanello della villa Del Vitto riecheggiò nei meandri della labirintica disposizione delle stanze. Chi era? Il maggiordomo? Alto, pizzo curato, modi di fare decisi, carichi d'esperienza, un uomo di bella presenza. Rispose al richiamo del portone.

-Dectetive Vamitti, sono qua per quel delitto...- asserí sicuro l'investigatore privato.

-Delitto?- smorzò il suo sorriso l'uomo ritto su sé stesso.

-Sí, non è casa Del Vitto?-

-Certo, Del Vitto, non De Litto...- ironizzò seriamente il presunto maggiordomo. Un risata tesa e forzata aggraziò il volto non troppo attraente del detective, anche il suo pareva comunque un volto elegante, se non altro fotoigienico. L'uomo dal pizzo indugiò qualche millisecondo, poi risolse il tutto col galateo, e permise l'ingresso all'inaspettato detective.

Fastoso ingresso, molto kitsch, infissi dorati, come pure le cornici di riproduzioni di quadri celebri e di diversi specchi ossidati. L'investigatore riconobbe la "Gioconda" di Leonardo, "Marilyn" multicolori di Warhol e l'angosciante "Urlo" di quel pittore scandinavo... ma come diavolo si chiamava? (Munch!!!, n.d.a.).

-Vuole accomodarsi nella sala degli ospiti?-

Il maggiordomo aveva gli occhi grigi come l'acciaio, lo sguardo pungente come un rappresentante di prodotti inutili. Alcuni peluzzi del suo pizzo erano d'un vago color rossastro. Il detective si tastò il mento. Si era dimenticato di farsi la barba quella mattina. Nemmeno Colombo..., pensò. Il suo lungo naso dal setto deviato e quel mento allungato, forse un po' asimmetrico, ricordavano alcune espressioni di Totò. Si tolse il berretto. No, sopra i suoi pettinati, ma all'apparenza sempre scarruffati capelli, non aveva nessun berretto. Gli era rimasto il vizio di toglierselo, quando si trovava in imbarazzo. I due entrarono in un altro salone. Non sto a descrivervelo, stesso stile, i muri saturi di quadri, arazzi, i pavimenti intasati di antichi mobili, pezzi d'antiquariato. Il Colombo della situazione odiava l'antiquariato.

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-Chiamo la padrona- bofonchiò lo spillo. Già, pareva proprio uno spillo, alto, snello. Lo vide dirigersi verso il corridoio, con la sua camminata sicura, ma un po' barcollante. Anzi no, un birillone, riconsiderò, pareva un birillone piú che uno spillo. Vide una penna argentata, levigata. La prese delicatamente, come se rischiasse di rovinarla, tanto pareva preziosa. Argento 925, lesse.

Immediatamente dopo il palmo della sua mano venne percorso da un rigagnolo d'inchiostro rosso. Lasciò ricadere la "preziosa" penna sul tavolo dove l'aveva trovata, e cercò di pulirsi alla meglio con un fazzoletto di carta. Inutilmente.

Una grassona apparve improvvisamente all'ingresso della stanza. Rosso. Un tailleur color diretto nell'occhio, raggiunse la retina dell'investigatore alla velocità della luce (Evidentemente!!!, n.d.a.). La signora, sui sessanta, apparve allarmata.

-Omicidio, oddio!, chi, quando?- urlò acuta (Acuta la voce, non la sua mente, n.d.a.).

-Si calmi signora- si allungò il sosia di Totò verso la grassa/ricca -nessuno ha parlato di omicidio-

Li raggiunse anche il maggiodomo, con un bambino. Odioso, orecchie a sventola, lentiggini, in bocca due grossi denti incisivi e piú nulla. Pareva ipertranquillo. La scenetta diveniva quasi comica. Il detective lanciò un'occhiataccia al birillone. Era stato lui a riferire la parola omicidio alla signora. Ma lo sguardo del maggiordomo fu piú forte e il detective dovette abbassare il suo verso il bambino, che lo squadrò come un pezzente, facendo anche una smorfietta di disgusto. Cosí l'uomo (s)pettinato fu costretto a dirigere lo sguardo verso i diversi menti della padrona.

-Delitto, signora ehm... Del Vitto, sono stato chiamato per un delitto non meglio imprecisato-

La grassona scoppiò in lacrime e si aggrappò all'esile spalla dell'investigatore.

-Oddio! No! Un delitto-

-Si calmi signora- ripetè lo sventurato -mi racconti cos'è successo-

Il maggiordomo sollevò un sopracciglio in modo veramente elitario. Il bambino sorrise. Singhiozzante la signora riuscí a biascicare:

-E' lei che mi ha chiamato...-

Il birillone sollevò l'altro sopracciglio, abbassando il primo. Sembrava Spok. Il bambino rise. Vocina effemminata, acuta.

-Insomma,- volle chiarire l'inutile detective -è successo qualcosa qua dentro oppure no?-

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La signora si asciugava lentamente le lacrime con un fazzolettino con ricami dorati (Era un vizio allora, n.d.a.). Il birillone recitò "saggiamente":

-Come tentavo di riferirle, signore, qua non è avvenuto nessun delitto...- sorrise la maschera perfetta del maggiordomo quasi a rimproverare l'inopportunità di quella visita.

-Nessun delitto, signore- pappagallò il bambino. Per forza!, disse a sé stesso il povero investigatore, per forza doveva avere la erre moscia quel bambino. Odioso! Gli sferzò un'occhiataccia. Ma vinse ancora il bambino.

-Va bene- concluse trattenendo un tic nervoso il detective -Un equivoco. E' stato comunque un piacere conoscervi- mentí. Deglutí a fatica. Ce l'aveva fatta a pronunciare quell'orrenda frase!. Chissà se gli avevano creduto (Conoscendoli credo proprio di sí, n.d.a.).

Il detective simil-Totò fece un passo verso la porta, poi si bloccò.

-Ah, se mi consentite, poichè mi sono macchiato con dell'inchiostro, posso usufruire del bagno?-

Ma come parlo, pensò nella sua testa, come parlo? Fu il maggiordomo a restituirgli un cenno positivo con la testa, nell'indifferenza assoluta della grassona e del "figlio di papà". Il galateo del maggiordomo accompagnò il detective alla porta del bagno. Gli altri due personaggi si dileguarono nel gioco delle stanze.

 

 

Pochi minuti di silenzio. Poi l'urlo (Non quello di Munch). Forte, secco, seguito dal rumore d'un uomo che cade. Tempestivo il maggiordomo, ovviamente, che bussò bruscamente alla porta del bagno.

-Sta male? Le è successo qualcosa?-

Nulla la risposta. Lo raggiunse la padrona.

-Forse sta male, proviamo a sfondare la porta- gracchiò la sessantenne.

-Ho la seconda chiave- disse solenne e calmissimo il birillone. Li raggiunse anche il moccioso. La porta venne aperta.

Nessuno spettacolo raccapricciante. Lo sventurato detective era disteso per terra supino, e una spranga di ferro giaceva al suo fianco. Poche le gocce di sangue, soprattutto in prossimità della zona occipitale del cranio dell'uomo. Purtoppo, però, il nostro Totò non respirava. E non gli pulsava piú il sangue nè in vena nè nelle arterie.

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-Mi sa che è proprio morto- (Come le sapeva pronunciare bene le erre quel bastardino!, n.d.a.), disse il bambino squarciando il silenzio che si era creato. La grassona e il birillone si osservarono negli occhi, turbati.

-La spranga dev'essere caduta dal muro- ipotizzò la padrona.

-Impossibile- asserí indovinate chi, -avevo personalmente controllato questa stanza oggi stesso, non vi erano spranghe. Non ve ne erano mai state.

-Quindi non si tratta d'un incidente...- ribattè acuta la grande donna (Stavolta è ironico, n.d.a.).

-Qualcuno lo ha ammazzato- sorrisero gli occhi del moccioso accompagnati dai due dentoni centrali, che parevano sempre piú grossi.

-Non è detto, potrebbe essersi ucciso da solo- lo contraddisse il maggiordomo.

-Si è ucciso. Il pazzo si è ucciso nella nostra casa!!- gridò precipitosa la grassona. Il maggiordomo le fece un gesto d'attesa e si chinò ad esaminare la spranga.

-Vede la spranga? Non una goccia...- fece notare.

-Beh? Non è detto che il sangue debba rimanere...-

-Non ho parlato di sangue- interruppe perspicace il birillone investigatore improvvisato. La donna lo osservò in attesa.

-Vede?- chiese rovesciando la mano della vittima e scoprendone il palmo.

-Sí, l'inchiostro- rispose ingenua la grassona fissando negli occhi il suo maggiordomo.

-E qua, vede, la ferita?- indicò la regione occipitale della testa del cadavere -E' nella regione occipitale destra, quindi, se si trattasse di suicidio, l'uomo si sarebbe colpito usufruendo della mano destra, il cui palmo, in questo caso, era macchiato d'inchiostro...-

Gli occhi del bambino s'illuminarono di ammirazione verso il suo nuovo eroe. La grassona stette un po' a pensare poi volle ribellarsi.

-Ma avrebbe potuto usare anche la sinistra, cosí- mimando il colpo.

-Certamente, signora. Ma un uomo che vuole uccidersi non cerca il modo piú difficile e ingarbugliato-

Il maggiordomo attese qualche secondo, in modo che i lenti ragionamenti della padrona raggiungessero i suoi. Poi proseguí, crudele quanto lapalissiano.

-Quindi, se di suicidio non può trattarsi, ci troviamo di fronte ad un omicidio-

La donnona entrò in agitazione.

-Oddio! Omicidio!-

Sembrava ripetersi la scena di pochi minuti prima. Ma la mente ricercatrice del

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maggiordomo non si era ancora fermata.

-Quindi, l'assassino è uno di noi tre-

La grassona stavolta rimase raggelata e si bloccò come imbalsamata.

-Ma andiamo con ordine, non dovrebbe essere difficile scovare l'assassino-

Gli occhi della padrona si sgranarono e divennero fulgidi.

-Nicholas, potresti essere stato tu- insinuò con ironia accarezzandosi il pizzo.

-L'ho ammazzato io?- sorrise coi suoi due denti come se ne andasse fiero. Le sue orecchie si allargarono ancor piú. Era un mostro.

-Ma non penso che la forza d'un bambino possa raggiungere tale intensità.- sentenziò severo.

-Quindi è stata lei, signora Del Vitto.- concluse glaciale puntandola con quei suoi occhi grigio-acciaio.

-Io?- si disperò la signora -E per quale ragione? Io?- poi scoppiò in una risata isterica.

-Oppure proprio lei, caro signor maggiordomo...- ribattè insidiosa la donna.

-Già, ma non avrei formulato tutte queste ipotesi ed avrei facilmente risolto il tutto mentendo e inventandomi che stamane avevo veduto la spranga qua in bagno...- delucidò logico. La donnona sembrò farsi prendere dal panico, ma cercava di controllarsi.

-Io? Perchè mai avrei dovuto farlo, non lo conoscevo nemmeno! Io?- ripetè incredula.

-A me no che...-

-A meno che?-

-Non sia stato TU!-

Lo sguardo del maggiordomo superdeduttore si rivolse verso un punto imprecisato, all'esterno della scena.

-Tu chi?- chiese sbalordita la signorona.

-Non sto parlando con lei signora. STO PARLANDO CON TE!- rivolgendosi verso l'esterno.

-Non far finta di leggere come se fosse un racconto riferitoti da un altro!- sembrava delirare il maggiordomo -sto parlando con te, LETTORE! Sei qua a leggere o ci fai?-

-Il lettore?- chiese stupito il moccioso.

-Sí, dunque. Caro lettore, anche tu sei qua a leggere tra queste righe. Potresti essere tu il vero reo del racconto!-

-Come? Il movente? Non è difficile. Tutti i lettori che leggono un racconto si attendono un delitto. Delitto che in questo caso era venuto a mancare. Cosí zac!, ci hai pensato TU!-

-Sí, proprio TU hai aggiunto una spranga, dapprima qua inesistente, in modo da eliminare

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un personaggio e in modo che il racconto potesse proseguire secondo i canoni del giallo, dico il vero?-

-Certo che è possibile! Io non lo posso sapere, ma probabilmente questo racconto è interattivo!- dichiarò il maggiordomo-investigatore.

-Come fare a dimostrarlo? Semplice: rileggilo! Quando sarai giunto nuovamente a queste righe vedremo se qualcosa è cambiato, in tal caso potremmo sapere se si tratta d'un racconto interattivo!-

 

 

-Fatto?- chiese il maggiordomo. Poi riflettè per qualche istante.

-Dunque, il problema non è stato risolto, il racconto è invariato, non è interattivo!-

-Quindi...-

Classici attimi di suspance prima di sapere il vero omicida...

-Non rimane che l'autore!- gridò il maggiordomo delirante. (L'autore?, ma sei impazzito?, n.d.a.).

-Perchè no? Tu sei l'unico che può aggiungere o togliere a tuo piacimento oggetti dalla nostra scena anche in caso di racconti non interattivi. Tu hai voluto veder morire un tuo personaggio, tu lo hai ucciso!-. (E il movente?, n.d.a.).

-Il movente? La trovata sensazionalistica. Tutto per farti leggere, ovviamente, e per vendere. Vendere, vendere, vendere. Tutti uguali questi autori!-

(Affascinante idea, ma non hai prove!, n.d.a.).

-Vuoi le prove? Le sai quali sono, anche se forse ora ti possono sfuggire dalla memoria, in fondo le hai scritte tu!-. (Adesso anche i miei personaggi mi si ribellano?, n.d.a.).

-Vuoi venirne a conoscenza anche TU, lettore?- chiese il maggiordomo a te.

-Va bene- acconsentí il maggiordomo -Si tratta del nome. Il detective si chiamava Vamitti, ovvero l'anagramma di vittima, quindi solo l'autore poteva sapere in anticipo chi sarebbe stata la futura vittima. E non si può dire di essere in presenza nemmeno d'una singolare casualità. Ciò perchè l'autore ha già giocato sul nome della nostra famiglia. Del vitto, simile a delitto.-

Il maggiordomo, fiero di sé stesso, accarezzò il moccioso, saturo di devozione che esclamò, odioso:

-Ti abbiamo scovato, auto"rr"e!-

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