Frank Ranno

Sono Frank, anche a me piacciono i sogni ma mi sentirei meglio se potessi disporre di una solida astronave sotto i piedi. Scrivo di getto, non conosco rispetto né sono affetto da malattie pregiudiziali. Scherzi a parte, amo esorcizzare tutto ciò che è insito nelle oscure profondità dell’animo umano, quanto meno ci provo. Se ti appassiona il noir, il giallo non solo poliziesco, il cinismo post-sperimentale, la scrittura viscerale e sei maggiorenne: contattami!

Dr. SHWANNER

a Stefania

Ogni riferimento con fatti, luoghi e/o persone è da considerarsi casuale in quanto il racconto è unicamente frutto di fantasia.

I

Mi chiamo John Shwanner, dottore in economia e commercio. Fui adottato da un gruppo di gesuiti missionari quando, all'età di quattro anni, nel lontano 1946, i miei genitori furono seviziati e uccisi da un gruppo di ufficiali nazisti nell'isola di Trinidad. Crebbi con i monaci e studiai a Città del Messico, quando compii vent'anni lasciai il seminario e mi trasferii a Roma. Sfruttando alcuni contatti clericali trovai casa e mi iscrissi in economia e commercio, conseguii la laurea a trentaquattro anni. Nel corso di quegli anni ebbi l'occasione di conoscere molto a fondo la crema della piú alta borghesia vaticana, di tanto in tanto ho avuto l'opportunità di recarmi in Messico a trovare i padri gesuiti, mentre mi trovavo da quelle parti sbrigavo qualche piccola faccenda che mi permetteva di rientrarci con le spese. Da qualche anno svolgo mansioni in incognito per conto di un certo cardinale Ambrosio. L'ultimo incarico affidatomi, era quello di eliminare Mons. Tcecovjtc, scomunicato per il suo plateale razzismo, violento e intollerante contro qualsiasi minoranza etnica, ma ciò che innanzitutto contava era che se l'avessi eliminato mi sarebbero spettati cinquecentomila dollari.

II

In un'oscuro boulevard nei pressi di rue de Pigalle. Due marocchini sotto i portici. Un uomo pisciava a ridosso di un muro. Mosche. Aspettavo che Mons. Tcecovjtc uscisse da uno dei sex-shop, un tizio che pagai mi disse che l'aveva visto in zona, in macchina il caldo mi avvolgeva, accesi la radio... blues, alzai il volume. Mentre aprivo una lattina di birra vidi il monsignore montare a bordo di una moto davanti un sex-shop a meno di cento metri, neanche il tempo che scesi dalla macchina lui era sparito tra la ridda di venditori che accalcavano i marciapiede. Entrai nel sex-shop, dietro il banco una giovane commessa, le mostrai il rifacimento benfatto di un distintivo da ispettore e poi le chiesi cosa avesse acquistato il Mons… venti poppers, un doppio vibratore, dieci paia di manette. Da sotto una porta chiusa fuoriusciva del sangue e mentre la commessa ignara diceva di trovarsi spesso ad avere a che fare con clienti strani, aprii quella porta e vidi una donna nordafricana incinta stesa per terra con la gola sgozzata. La commessa, vedendo quello scempio svenne, toccò a me chiamare un'ambulanza. Montai veloce in macchina e presi delle strade a caso, poi mi fermai in un bar, era pieno di gente di colore, mi sedetti su uno sgabello dove accanto c'era una bella donna sui quaranta che aveva l'aria d'aver visto tempi migliori, sorridendo le dissi... Buonasera. Lei mi guardò storto e si volto dall'altra parte… Cazzo che stronza!… dissi tra me. In fondo al banco, il barman rideva con degli amici parlavano e ridevano e non si decideva a venire. Quando ci fu un attimo di silenzio dissi... potrei avere un jeam beam e una birra?…

Il barman era un uomo di colore alto circa due metri, mascelle larghe, mi osservava accigliato mentre versava il whisky e si dava da fare per tutto il resto poi disse: paghi venti franchi e qualche altra parola afro-francofòna che non afferrai, gli diedi un biglietto da cento, se lo ficcò in tasca e tornò a parlare e a ridere con i suoi amici. Finii di bere, accesi una sigaretta, poi dissi… mi dai il resto? Non rispose, lasciai cadere il bicchiere vuoto, il vetro in frantumi provocò un attimo di silenzio e ripresi… Mi dai il resto!?… Si avvicinò e mi diede trenta franchi…

Guarda che ti ho dato un biglietto da cento!

Senti bello, vai a fare il furbo da un’altra parte. Mi hai dato un biglietto da cinquanta e hai preso i tuoi trenta.

Mi rivolsi alla donna accanto…

lei l'ha visto! Era un biglietto da cento!…

lei… ma sei proprio stronzo! Io l'ho visto, era un biglietto da cinquanta.

Si trattava di un'evidente complotto e neanche mi conveniva mettermi contro quel gorilla, mi accollai il bidone e uscii dicendo: bastardi fottuti. Appena voltai l'angolo sentii che ridevano come dei deficienti, fanculo pensai, non potevo perdere tempo. Montai in macchina e mi avviai.

III

Mi diressi verso la mia pensione ad Anverse. Quando parcheggiai l'auto, dall'altra parte della strada, davanti l'ingresso di un teatro neoclassico, vidi una folla rumorosa di punk e rockettari di ogni sorta, chiesi in giro, suonava un gruppo hardcore tedesco, pensai che mi avrebbe distratto un po'. Pagai il biglietto ed entrai, parcheggiai la mia carcassa su uno sgabello al bar, sul palco provavano gli strumenti, l'odore di erba aleggiava nell'aria. Una delle due rosse che per caso mi trovai accanto mi passò un Acapulco Gold e mi sorrise, ordinai tre birre. Al primo stridio di chitarra, le ragazze corsero verso il palco, tutti corsero verso il palco, rimasi seduto al bar solo col barman. Vidi un gruppo di naziskin entrare, al seguito monsignor Tcecovjtc rideva e dava pacche sulla spalla ad uno di loro. Si avvicinavano al bar, io mi voltai per dare un sorso. Quel vecchio diavolo del monsignore mi si era seduto accanto… mi aveva riconosciuto!… salve dottor Shwanner, non mi sarei mai aspettato di rivederla proprio qui, ad un concerto hardcore… Lo stupore è reciproco monsignore… accesi una sigaretta e ordinai due birre. Raccontai al monsignore del bidone che mi avevano fatto al bar enfatizzando la mia incazzatura consapevole che questo avrebbe accresciuto le sue simpatie nei miei confronti. Volle sapere a tutti i costi l'indirizzo di quel bar, l'indomani avrebbe fatto una spedizione punitiva con i suoi amichetti pelati. M'invitò a seguirlo verso il bagno scortati da quattro skin dall'accento moscovita, occupammo l'ingresso del bagno, uno degli skin rimase fuori la porta. Il monsignore aveva il solito atteggiamento ironico che teneva la prima volta che lo vidi quattro anni addietro in un party a Tivoli. Sfilò dalla tasca del suo gilet amaranto un coltello a scatto, mi osservava con mezzo sorriso, poi aprí la sua ventiquattrore rossa dalla quale prese un sacchetto di cellophane contenente dieci grammi circa di coca, lo versò tutto su un piano di vetro. Mentre si apprestava a schiacciare le pietre, ascoltavo i tre skin discutere, uno di loro diceva che il bassista non sapeva suonare perché era uno sporco negro, che se non fosse stato per il bassista sarebbe stato un buon concerto, l'altro diceva che c'erano due punk turchi che gli stavano sul culo. Tcecovjtc m'invitò a fare il primo tiro, e trascorsi una trentina di minuti tra tirate e conversazioni antisemite, nel frattempo il concerto era finito e finalmente uscimmo da quel dannato cesso. Mi disse che aveva il piacere di invitarmi a continuare la conversazione nella sua villa bunker in periferia dove avrei potuto passare la notte. Gli dissi che ne ero lusingato, lo pregai di attendermi nel parcheggio antistante mentre salivo un'attimo in pensione a prendere alcuni effetti personali.

IV

Quando salii in camera, mi feci dare la linea ed effettuai una interurbana al Cardinale.

Rispose la perpetua...

Salve sono dottor Shwanner, sua santità il Card. è in casa?...

Sua eminenza sta riposando...

Allora lo svegli! Faccia in fretta è urgente!...

Ehm... si vado..

Si sbrighi!...

Chi è il Dottor Shwanner?...

Buonasera cardinale...

Da un pezzo che attendevo sue notizie ne è al corrente? Ha saputo del delitto al sex-shop vero?! Deve eliminare al piú presto Tcecovjtc! non possiamo piú aspettare, se scoprono che fino a due anni fa prestava servizio da Noi a Sua Santità verrà un infarto, se lei crede di avere difficoltà ad eliminarlo ho già trovato un killer coreano che mi ha assicurato un lavoretto pulito.

Gli dissi di calmarsi perché avevo la preda sottomano e in breve avrei provveduto. Gli dissi anche di preparare i cinquecentomila dollari che mi spettavano perché in settimana sarei passato a prelevarli...

Prima lo elimini dottore... Lo elimini… Riattaccò.

Presi la mia valigetta e scesi. Trovai il monsignore esaltato che incitava gli skin a tagliare le palle a due punk turchi sui sedicianni, mi voltai dall'altra parte e accesi una sigaretta... Già di ritorno dottore?... E allora, si va?... dissi. Salimmo su un pullman granturismo nero di circa quaranta posti, era pieno di teste rasate tranne me e il mons. Partimmo velocemente, gli skin erano euforici e facevano un gran baccano. Mi misi a sedere avanti col monsignore... Ma lei ha mai creduto in Dio... mi chiese... Ne a Dio, ne a Satana, ne all'uomo... risposi, lui annuí sorridendo... E i poker dall'arcivescovo li fate ancora?... Si, ma io non piú da quando si sono messi a dire che baravo solo perché ho sbancato tutti sei volte di seguito...

Ascoltava con vivo interesse le cazzate che gli propinavo anche perché credevo di aver intuito quali erano i suoi gusti, ma quello strano luccichio nei suoi occhi mi dava un senso di disagio. Finalmente arrivammo alla villa bunker, era nei pressi della zona industriale, tutt'intorno era deserto, la fatiscente villa sembrava abbandonata ma chiaramente era solo ben mimetizzata, un leggero vento soffiava costante sull'asfalto tirandosi dietro alcuni sacchetti di plastica. Appena entrammo, dalle scale di sotto provenivano suoni di folk tradizionalpopolare tedesco e schiamazzi di skin esaltati, quelli che erano con noi vi si aggiunsero correndo, il monsignore m'invitò a seguirlo nel suo appartamento al secondo piano. Mentre salimmo le scale, potei notare svastiche, croci celtiche, foto di Hitler ed altri nazi-suppellettili, ornavano dappertutto la villa. Al primo piano v'era un grande salone dove un decina di ragazze indossavano solo indumenti intimi decorati con miniature di simboli nazisti. Mi propose gentilmente di sceglierne una con cui avrei potuto passare la notte. In effetti notai una bruna che indossava solo un paio di calze autoreggenti nere con svastichette rosse, aveva un corpo esile, sui diciotto anni, mi sembrava un pesce fuor d'acqua, quel vecchio sciacallo notò il mio interesse... Quella è Kulashka, madre estone, padre di Mazara del Vallo, fu abbandonata all'aeroporto di Rejkyavic all'età di tre anni dove fu trovata e adottata da una coppia di libertini nipponici. Quando aveva solo nove anni la comprai per una sciocchezza, unmilionesettecentomilalire, da allora vive con me... Storia davvero commovente.. replicai.

Non le ho fatto mai mancare nulla… Va con le altre!

Inveisce improvvisamente contro la ragazza che timidamente si nasconde. Continuammo la visita agli altri locali e poi ordinò a una matraisse di accompagnare Kulashka all'una in punto nella camera dove avrei dormito. Salimmo al secondo piano, nello studio del monsignore una mega bandiera dell'SS ricopriva un'intera parete. Suonò un campanello e venne uno skin al quale chiese di portare del chianti rosso e una bottiglia di grappa. Bevemmo in silenzio, dopo una decina di minuti di poche parole in cui ci soppesavamo con ghigni cinico-ipocriti, tirò fuori un involucro rivelandone alcune pietre di coca ed io versai il vino nei bicchieri...

Allora? dottore? non mi avete detto ancora come mai vi trovate qui a Parigi...

Affari monsignore. Affari… un contrabbandiere pakistano ha rapito la figlia di amici molto potenti i quali si sono rivolti a me offrendomi in cambio l'opportunità di sdoganare della merce a cui tengo particolarmente. Diciamo che entro due giorni massimo la riporto a casa...

Cosa, la merce?

No la ragazza.

Presumo che guadagnate abbastanza dottore...

Non esattamente, ma sto cercando di mettere qualcosa da parte per mettere su un villaggio turistico in Belize...

Aspirazioni esotiche, eh dottore...

V

Restammo a discutere di stronzate e a tirare cocaina per un'altra mezz'ora circa, poi mi recai nella mia camera dove vi trovai Kulashka distesa. Mi alzai di buon'ora arzillo e pimpante nonostante rimasi sveglio quasi tutta la notte, scesi con Kulashka al primo piano per fare colazione, mentre usciva il caffè dalla caffettiera, sentivo dei gridi strazianti, andai a sbirciare e vidi il monsignore che frustava tre skin ammanettati su una ringhiera metallica...

Buongiorno monsignore..

Ehm, stavo facendo pentire questi bastar.. ragazzi che hanno sbagliato! Sono stati dei cafoni e bisogna dare un esempio! non crede dottore?

Certamente…

Notai le schiene lacerate e gli dissi che andavo a prendere il caffè e poi sarei scappato. Irrorando alcool etilico da un aspersorio per acqua santa su quelle schiene, come se nulla fosse, m'invitava a cena pregandomi di arrivare alle 21 in punto.

Stavo per promettere a Kulashka di tirarla fuori, ma lei diceva ostinata che non le mancava nulla, chiamai un taxi e mi feci riaccompagnare in pensione. Dopo una doccia presi l'auto e mi diressi in un quartiere nero. Tcecovjtc era un sanguinario figlio di puttana con tendenze gesuite andato su di giri, in realtà era alquanto pericoloso, ho sempre sostenuto che i tipi come lui andassero eliminati, il fatto che ero io ad essere il suo giustiziere mi gratificava, e i cinquecentomila rendevano piú emozionante il tutto. Gli skin non mi sono mai piaciuti, oltre ad essere fanatici sui loro "principi", solo delle teste di cazzo possono provare soddisfazione nel picchiare un barbone ubriaco, un drogato o due punk turchi in otto. Un tizio che pagai, un certo Joe Pepper proprietario di un bar, m'indicò un garage dove avrei trovato Crazy dog e i suoi scagnozzi, dei rappers militanti che esercitavano una certa "influenza" nella zona. Parcheggiai l'auto ed entrai a piedi, era un garage sotterraneo illuminato con delle fioche lampade al neon, neanche feci dieci metri che due tizi mi puntarono la pistola alla nuca e mi perquisirono veloci come fulmini... Che sei venuto a fare? asserí con tono acido un uomo di colore dall'aspetto gorillesco, l'altro continuava a tenermi la pistola puntata.

Sto cercando Crazy Dog...

Chi ti manda?..

Joe Pepper mi ha detto che l'avrei trovato qui... Non credo che Crazy abbia voglia di vederti, Joe è stato imprudente a dirti di venire, ora andiamo a dirgli che sei qui.

A chi? A Joe?

No! a Crazy… e a questo punto non ci resta che augurarti buona fortuna…

In che senso?

Silenzio. Proseguimmo per cinquantametri, ci fermammo davanti una porta, il gorilla entrò ed io restai col tizio...

Levami quella dannata pisola dalla nuca sono disarmato!

E no amico, Crazy dice sempre di non fidarci dei cani bianchi perciò stai zitto, hai capito?..

Sei messo male... già è una fortuna che sei ancora vivo.

A me sembri tu ad essere messo piuttosto male...

E lui mi diede un pugno al plesso solare...

Chi cazzo sei? Sei spacciato stronzo!

Non gli risposi, subito dopo uscí il gorilla...

Crazy Dog ti aspetta, andiamo. Scendemmo due rampe di scale e arrivammo in un altro garage, sarà grande meno di quaranta metri quadri, Crazy Dog era seduto sul cofano di una Pontiac azzurro metallizzato, era di media stazza, nero come la pece, indossava un abito scuro, una sgargiante camicia purple a fantasie psichedeliche, occhiali con grandi lenti ambra, diverse collane e bracciali d'oro gli luccicavano, altri cinque scagnozzi neri e eleganti osservavano silenziosi e qualcuno si muoveva sul sottofondo musicale di Body Count proveniente dall'autoradio di Crazy.

VI

Chi sei? Chi ti manda?

Zitti!… Irruppe Crazy e si avvicinò minaccioso.

Sputa il rospo!?… disse cupamente a bassa voce.

Mi presentai ed esposi la mia proposta di collaborazione: li avrei accompagnarli nel covo degli skinheads solo se fossero stati disposti a trucidarli tutti. Gli spiegai che volevo vendicarmi perché avevano ucciso la mia ragazza di colore, che se a loro interessavano gli skin, a me il monsignore. Alcuni suggerivano di neutralizzarmi ma per fortuna Crazy mi ascoltò anche se con la clausola che sarei andato con loro e se era una cazzata mi avrebbero sventrato immediatamente. Suggerendo un attacco al tramonto tagliando i cavi elettrici mi congedai dando loro appuntamento qualche ora piú tardi nei pressi della zona industriale dove in seguito gli avrei indicato il punto esatto. Andai a comprare due bottiglie di vino e un pacchetto di sigarette, non avevo fame, rimasi tutto il pomeriggio a bere e a pensare nella mia camera in pensione, ero inquieto, gli scagnozzi di Crazy erano sotto la mia finestra ad aspettare. Alle 19 in punto mi recai a destinazione convenuta, i rappers erano a centinaia, armati, li accompagnai alla villa, black-out, io rimasi in macchina a distanza ravvicinata, aprii una birra, accesi la radio, la villa era circondata, sentivo gli spari... le grida, l'assedio durò un quarto d'ora buono. Quando stavano spargendo della benzina intorno la villa e iniziavano a darle fuoco, vidi il monsignore calarsi con una corda dal secondo piano... mi avvicinai tempestivamente con l'auto.. il vecchio zoppicante imboccò correndo a stenti una via secondaria che si defilava su per la collina, due rappers lo inseguivano, li raggiunsi e gli dissi di lasciar fare a me. Continuai a seguirlo silenziosamente a fari spenti, quando mi accorsi del burrone che costeggiava la stradina, accesi gli abbaglianti e accelerai, lui si voltò, lo tamponai in pieno e stramazzò giú. Scesi dall'auto, accesi una sigaretta, vidi il monsignore schiantato a brandelli nel fondo del burrone, sorrisi tra me. Montai in macchina, dopo una breve corsa mi fermai in un bar e mangiai tre hot dog con crauti e senape, quando pagai alla cassa mi accorsi che mi erano rimasti gli ultimi 780 franchi, giusto un paio di pieni per arrivare a Roma.

 VII

Mi sentivo distrutto, decisi di fare un riposino in macchina nel parcheggio antistante al bar. Saranno state le quattro del mattino quando fui svegliato bruscamente da quattro marocchini armati che scalciavano rumorosamente sulle portiere della mia macchina. Fu inutile cercare di persuaderli, mi rubarono i soldi, l'orologio che mi aveva regalato la mia ragazza, i miei stivali di pelle di pitone, il montone sintetico e l'auto, per finire mi colpirono in testa col calcio della pistola, mentre perdevo i sensi sentii l'auto sgommare con a bordo loro che sghignazzavano soddisfatti.

Un nano tatuato in pantaloncini mi svegliò, mi passò una lattina di birra... va tutto bene amico... lo guardai frastornato, mi trovai per terra intorpidito, assiderato, inzuppato di sangue, il ghiaccio della notte aveva comunque bloccato l'emorragie, erano le prime luci dell'alba, avevo perso i sensi e cominciai a ricordare.

Mi alzai a stenti, il nano mi chiese se avessi bisogno di un passaggio..

dove siete diretti?..

In Sicilia, andiamo a fare un campeggio a Porto Palo...

incredulo per quanto stavo sentendo, gli dissi... perfetto amico, io vado a Roma, mi sareste molto utili... Erano in cinque su un furgone nero, io montai avanti tra il nano e un ciccione calvo, dietro un senegalese e una varesina scopavano concentrati e indifferenti... quella se ne scopa quattro... commentò il ciccione, dietro ancora un tizio con cappello e occhiali, batteva a macchina fumando Acapulco Gold in continuazione. Raccontai quanto avvenuto la scorsa notte, il senegalese mi regalò un paio di "All Star" squarciate. Il cruscotto era colmo di lattine di birra vuote, cicche di sigarette e calzini sporchi, cosí come tutto il resto del furgone. Durante il tragitto bevemmo birra e fumammo Acapulco Gold, espressi le mie perplessità in merito ai rischi a cui saremmo andati incontro se avessimo beccato un posto di blocco, il ciccione mi spiegò che lui prendeva sempre strade secondarie e non gli era mai accaduto nulla. Passarono piú di dodici ore, il crepuscolo si avvicinava, eravamo nei dintorni di Seveso, tra le nubi nere s'intravedeva qualche squarcio di rosso, chiesi al ciccione di accostarsi un'attimo perché avrei orinato, la zona era desolatissima, uno strato sottile, umido e grasso, ricopriva l'asfalto, su di un palo v'era apposto un cartello con su scritto "zone infected", pisciai su un gruppo di topi che a centinaia popolavano la zona, quando tirai su la cerniera, lampi e tuoni annunciavano un temporale.