Alessandro Manno

sono nato nel 1979 ad Este (PD), vivo ancora lì, ogni tanto scrivo queste cose qua. Questo racconto l'ho mandato a Vibrisse di G.Mozzi, e non ho vinto.

Cose che succedono mentre si fa la spesa al supermercato

"Ti assicuro, non ne uscirai finchè
non avrai pagato fino all'ultimo
spicciolo" (Lc 12, 59)

Questo qua, quanto segue, non costituisce racconto di sorta ma solo una veridica e circostanziata analisi di tutto quello che mi è accaduto che ho visto che mi ha colpito mentre ero al supermercato vi passeggiavo o vi ero solo per acquistarvi generi di conforto nonché di consumo (la felicità è data dal deperire, sempre sia lodata madama entropia). Ed ecco quanto vidi ed udii là dentro [segue un elenco lunghissimo di cui il curatore si riserva di omettere alcune parti (le più prolisse) ed aggiungerne altre, a suo arbitrio]…ero dunque sulla soglia dell'androne e sentii musica di radio commerciale sommessa e in filo diffusione, acerrima nemica del mio pensare, arguii, perché di lì a poco la mia mente si spense, flop. Ecco che quanto deve essere successo all'interno di quel supermercato lo deducemmo in seguito io e mia madre osservando stupiti e rigirandoli e confrontandoli uno con l'altro i vari oggetti che trovammo all'interno di un carrello e che uno scontrino nelle mie mani confermava essere nostri. Erano, come ci dissero in seguito, prodotti di n-esima necessità.
Passammo notti concitate, discutemmo, avevamo speso quanto avevamo. Tanto non c'era più nulla da fare, avevamo acquistato; nel frattempo tutto era stato consumato ed era quindi il caso di tornare al supermercato a prendere qualcos'altro. So che un tempo mia nonna comprò cose commestibili e forse anche di svago in quello che le avevano insegnato ad invocare nell'antico vernacolo "el casoin" e mai e poi mai si sarebbe immaginata che quello stato quasi brado di fare acquisti si sarebbe un giorno convertito nella più ipnotica delle esperienze seppure doverosa ed incoraggiata dallo Stato: andare a fare la spesa al supermercato. Se fosse qui ora se ne uscirebbe con una delle sue esclamazioni più classiche: "sono cose grandi" ma non indugerebbe un solo attimo ed entrerebbe. Io sono più smaliziato, quindi non dovrei stupirmi più di tanto da questi vasti edifici i cui nomi sono ormai divinità tutelari di strade e superstrade: Interspar, Famila, Auchan. Eppure le storie che narrano coloro che ci sono stati e che colà entrati sono riusciti a rimanere in uno stato di veglia mi hanno sedotto e ho deciso, domani andrò di nuovo anch'io. Giusto ieri ascoltavo in treno la storia della signora che è entrata in una di queste fortezze del commercio occidentale ed ha iniziato a riempire il carrello con vari prodotti che non escludevano il latte pastorizzato e i Ciocopops, per poi arrivare al banco degli affettati dove si è fatta dare del salame ungherese. Ma prima ne ha voluto assaggiare un po'. Gliene danno una fetta se la porta alla bocca la inghiotte la mastica la manda giù. Ci saranno state altre donne lì intorno alcune non ci avranno fatto caso altre avranno mormorato contro, guarda com'è vestita, ad una certa età una dovrebbe capire che non è più tempo. Fatto sta che l'uomo degli affettati non ha ancora finito di incartare il salame che la signora è bella che stesa a terra, neanche un grido, bianca e verde che la gente grida oddio mariavergine ed è un bel casino: si chiama il pronto soccorso, la povera donna si risveglia un attimo solo per profferire la condanna rantolando "figlio mio, il salame! il salame!" chiude gli occhi ed è di nuovo adagiata semimorta là svenuta a terra. Il figlio non si trova e non si sa neanche che faccia abbia ma deve essere un gran vecchio per avere sì vetusta madre. Dalla bocca semiaperta esce bava verde fetida (che le imbratta un po' i capelli bianco-turchini evidentemente cotonati da mani esperte e provinciali) ed esce la gente dal supermercato, ci avvelenano tutti, vado a casa e mi mangio le mie galline vivrò del mio orto e parlerò solo col mio cane. Il supermercato è quasi vuoto anche se è sabato. Arriva l'ambulanza, arrivano i Nas, è tutto un agitarsi di commessi un accorrere di infermieri un telefonare a casa dei curiosi, un suicidarsi di responsabili delle vendite là dentro nei loro uffici chè lo scandalo è insopportabile, chi ci viene più a comprare qua? Già la voce si espande in tutta la città che qui si vende cibo adulterato, guasto, marcio. Ed ecco che la vecchia apre prima un occhio poi l'altro, rutta, alza la testa si mette a sedere in mezzo al vomito e proclama: c'è un tempo per l'Auchan e uno per il Famila, uno per l'Interspar e uno per il Pam, uno per il Conad e uno per la Coop; in verità vi dico che i prezzi più bassi e le offerte irrinunciabili le troverete nel nuovo supermercato della…BANG! SPLAT! un proiettile le entra dall'occipitale e le esce dal frontale, stavolta cade morta sul serio non c'è più nulla da fare, evviva quelli del nucleo antisofisticazioni che hanno mangiato la foglia ed hanno eliminato una delle più pericolose sabotatrici di supermercati, mercenaria al soldo della concorrenza. Adesso chi va a prendersi l'Emmenthal al banco formaggi può leggere attaccata proprio sul fianco del frigo la targhetta che denuncia questo esecrabile evento e così farsi scrutare dagli occhi di quella imperturbabile e subdola vecchietta, rinchiusa ormai nell'immobilità della sua foto da morta.