Sara Ferraglia

ho 47 anni e scrivo da anni per passione. Quest'anno ho pubblicato un librettino che e' in vendita da Feltrinelli,Fiaccadori e PPS dal titolo " Avrei voluto scrivere un romanzo vero...invece" Contiene racconti e poesie scritte nel tempo. Un racconto "La magia di Amin" e'stato pubblicato sul n° 21 di Prospektiva,una rivista letteraria che Voi di certo conoscete. E'stata ,oltre che una bella sorpresa, anche una spinta per continuare a sperimentare... E cosi' sto partecipando con diversi racconti a concorsi vari in provincia e fuori... Vorrei proporVi il mio primo racconto " La penultima fermata". Devo ammettere che quelli successivi mi sono venuti decisamente meglio ma non voglio rinnegare nulla! Non sono una scrittrice emergente...sono solo una donna con la passione della scrittura nella sua forma piu' semplice..

LA PENULTIMA FERMATA

Agosto in città.
E'bello camminare per le vie del centro così vuote, così silenziose .Riesci a cogliere dettagli e particolari che normalmente ti sfuggono. Ti senti più vicina alle poche persone che incontri e quasi vorresti fermarti a scambiare con loro due parole, senza fretta, senza ansia, solo per comunicare, per conoscere, per capire.
Sono alla fermata degli autobus: la penultima di Via Repubblica .E'tardi e il sole sta tramontando rosso fuoco in fondo alla strada.
Si avvicina lentamente una donna anziana dalla corporatura robusta. Cammina come se ogni passo le costasse una fatica enorme. La borsetta piccola, nera, molto vecchia dondola lentamente al ritmo del suo passo nella sua mano destra. Indossa un vestito di tessuto sintetico a grossi fiori rossi, comprato forse sui banchi della Ghiaia, uguale a mille altri vestiti di mille altre donne anziane.
E scatta in me la voglia di quel gioco che faccio spesso quando sono calma, rilassata e non ho fretta.
Conoscere, capire…vivere la vita di quella persona sconosciuta, la sua storia.
" Mi scusi, è già passato l'8?"- e la signora mi parla.
La guardo. Questa volta mi interessa il suo viso: rugoso, rughe dure, di quelle che solo un lavoro nei campi sa scavarti sul volto; occhi piccoli e vivacissimi, brillanti, ancora pieni di energia e di curiosità.
Le sorrido:
" Non credo. Ma non ho badato molto, non vorrei darle un'indicazione sbagliata…"
Avrei voluto risponderle che non stavo guardando nulla, vedevo solo lei che attraversava e io lavoravo di fantasia. Lei era una persona ai raggi x della mia immaginazione.
" Sa, io vengo a piedi da San Giovanni. Ho camminato fin qui ma adesso le gambe mi fanno troppo male…"
Si guarda i piedi gonfi, infilati in un paio di patetiche scarpe rese deformi dalle artrosi delle sue ossa.
"E dove deve andare?"
"Là in fondo alla via. Lo so che è vicino ma non cammino più…Ho fatto un giro troppo lungo…" e mi elenca tutti i borghetti della zona dietro al Duomo. Un percorso preciso che io conosco poco. Lei invece parla come se avesse una mappa della città stampata nella testa.
"Sa, io abito in Via Dalmazia al 22, mi chiamo Curti Letizia"
Mi viene da sorridere .Questa donna è sola, ha così voglia di parlare che mi dice in un attimo il suo nome, cognome e indirizzo. Mi prende una malinconia struggente .
" Sono sola - dice abbassando la voce - la libertà che ho la pago con la solitudine! Mangio se voglio e quando voglio,vado dove voglio….ma sono sola"
Non so cosa rispondere…sto per dirle qualche banalità...ma lei continua:
"Lei perché non prende il 22 invece di aspettare l'8?"
Le rispondo volentieri:
"Io lavoro in quel portone, proprio qui davanti vede? E quindi mi fa comodo l'8…"
All'improvviso mi si blocca la parola …Io non ho mai detto a questa Letizia che sto aspettando l'8!
In un attimo cerco di ricordare se ci siamo già parlate, cerco di capire se lei mi conosce, se l'ho già vista ma non trovo nessun collegamento, nessuna ragione per cui lei possa sapere la mia strada di ogni giorno. Sento solo che questa donna mi è vicina, molto vicina e non solo fisicamente.
Ho indovinato che vive sola, ho intuito la sua vivacità contrapposta alla sua tristezza. E lei?
Lei mi sente nello stesso modo? Lei forse ha fatto con me lo stesso gioco!
Ma no…e giustifico il fatto col pensiero che a quell'età ci si confonde e forse mi scambia per qualcun'altra.
Come se niente fosse ,dando per scontato che io abito al capolinea del 22 , e che quindi avrei fatto meglio a servirmi di quella linea ,lei continua a parlarmi del nuovo supermercato di quella zona ,la mia….
Mi riprendo un po' dallo stupore e sto per chiederle come fa a sapere dove abito ma arriva un autobus e lei mi saluta e a piccoli passi traballanti si avvicina al bordo del marciapiede.
"Signora…mi scusi ma quello non è il suo autobus ! Non stava forse aspettando l'8?"
Lei senza voltarsi mi fa un cenno di saluto con la mano, sale e se ne va lasciandomi sola e allibita sul marciapiede.
Ormai del sole rosso in fondo alla strada si vede solo un semicerchio .
Ecco, sta per arrivare l'8…dovrei salire e tornare a casa e soprattutto dovrei smetterla con questo stupido gioco ma quando l'autista si ferma e mi apre la porta io lo lascio ripartire . Ho un'urgenza. C'è una cosa che devo assolutamente fare.
Attraverso la strada deserta e in fondo alla via giro a sinistra verso Via Dalmazia. Quella donna ha detto di abitare lì, al n° 22.
Sono ansiosa, curiosa, agitata e non so perchè. Non so nemmeno perché sto facendo questo.
Arriverò tardissimo a casa, si preoccuperanno ma io devo vedere dove abita Curti Letizia.
La via è uno stretto budello che corre fra due file di case del secolo scorso o forse anche più vecchie; nessun albero, nessun giardino, solo portoni che si aprono direttamente sullo stretto marciapiede.
Percorro lentamente il lato dei numeri pari, cercando il 22. Lo trovo : sono otto campanelli e sul primo trovo il nome, Curti Letizia.
Ecco,adesso potrei anche ritenermi soddisfatta. Potrei smetterla con questo voler credere nelle percezioni strane, nelle voci che arrivano direttamente dal mio cuore e che il cervello spesso si rifiuta di elaborare.
E invece come se non dipendesse dalla mia volontà il mio dito si avvicina al campanello e suono:
una volta,due volte…Silenzio. Nessuno risponde. Sto per andarmene quando si aprono le persiane del primo piano e si affaccia una donna dall'aria infastidita :
"Ma cosa vuole? Perchè suona con tanta insistenza? "
"Mi scusi signora, io cerco Letizia Curti, non volevo disturbare lei!"
La donna mi guarda in silenzio. Un silenzio che dura una vita.
"Mia madre è morta un mese fa. Abitava qui nell'appartamento di fianco al mio"
Non so come spiegare la mia presenza lì su quel marciapiede .
"Mi dispiace ma…"
Non posso certo dirle che io l'ho incontrata un quarto d'ora prima e che le ho parlato.
"Com'è accaduto?"
" Purtroppo mia madre era una donna tutt'altro che tranquilla. Alla sua età e nonostante tutti gli acciacchi che aveva ,era continuamente in giro. Passava giorni interi sugli autobus con le scuse più banali. Magari decideva di andare a comprare una micca di pane dall'altra parte della città! Era fatta così…e un giorno mentre scendeva dall'autobus è caduta. Una caduta tanto brutta che non si è più ripresa e se n'è andata…..ma lei? Perché la sta cercando?"
In questo momento devo davvero ringraziare la mia fantasia se quello che sto per dire risulta essere abbastanza logico e credibile:
"Veniva spesso nel mio bar e ogni tanto comprava un biglietto della lotteria. Ne facciamo spesso nel quartiere, a beneficio della casa di riposo…E sua madre comprava un numero e scriveva sempre sulla matrice nome, cognome e indirizzo. Ecco…volevo solo dirle che ha vinto una scatola di caffè…mi dispiace tanto signora…ma mi scusi…dove è accaduto? Che autobus era?"
La donna ora ha lo sguardo triste e gli occhi sono pieni di lacrime.
" Era l'8. Alla penultima fermata di Via repubblica."