Roberto Costantini

31 anni, quasi laureato, quasi sceneggiatore e regista, quasi marito, ex calciatore, ex bagnino, ex operaio ma neanche lontanamente scrittore.

 

Mago, la maga….magia

C'era una volta un mago la cui magia consisteva nel trasformare le cose. Fu iniziato a questa attività molti anni prima da un vecchio contadino che trasformò sotto i suoi occhi un tralcio di vite in un bicchiere di liquido rosso che chiamava vino. Il giovane, tale era a quell'epoca il mago, chiese al contadino di rivelargli il segreto di quell'arte -così disse. Il contadino gli porse il bicchiere di "vino" e disse :"Se vuoi conoscere il segreto della trasformazione bevi questo liquido e tutto ti sarà svelato". Il giovane tutto eccitato afferrò il vino e fece per tracannarlo ma la voce del contadino lo fermò. "Aspetta!! Devi sapere che, dopo aver bevuto, l'arte della trasformazione entrerà in te e non potrai più cacciarla né farne a meno…" detto questo si trasformò in un grande libro che una folata di vento sparpagliò in mille pagine volanti e poi sparì.
Il giovane era lì con il bicchiere in mano: "Non fare scherzi vecchio!" disse guardandosi intorno per cercarlo. La curiosità e l'entusiasmo superarono la prudenza. Bevve tutto d'un fiato.
Il vino si trasformò in ebbrezza, l'ebbrezza in felicità, la felicità in pianto.
Da quel giorno il giovane diventò mago e continuò ad esercitare i suoi poteri così da diventare, pensava lui, il migliore del mondo. I suoi esperimenti cominciarono dagli oggetti. Trasformava penne in libri, strade in corridoi, stelle in lampade ed era così diventato molto bravo. Le cose trasformate erano vere, tanto vere che, a volte, si dimenticava di ritrasformarle.
Una volta per dimostrare ad un giovane i suoi poteri trasformò un pozzo in una porta. Il giovane si mostrò scettico e disse: "Ora io vedo una porta ma qui c'è un pozzo; io lo so perché me ne ricordo". Il mago indispettito trasformò il giovane in un cartello dove c'era scritto "Non entrate in quella porta perché è un pozzo".
Molti uomini e donne entrarono nella porta e non ne uscirono più. Il cartello ritornò uomo ed accusò il mago di quelle sparizioni misteriose costringendolo a scappare.
Durante il suo cammino il mago continuò ad esercitare le trasformazioni. I muri diventavano sacchi ed i passi chicchi di grano. Gli alberi, lampioni ed i funghi puttane seminude. Trasformò le tangenziali in vene, le autostrade in arterie così le raffinerie ed i pozzi di petrolio diventarono cuori che pompavano sangue nero. Trasformava gli amanti in rovi spinosi dove crescevano frutti dolcissimi. Trasformava le madri ed i padri in timbri che si imprimevano su figli bianchi. Trasformava gli amici in pompe idrauliche che ora succhiavano a se ora sputavano fuori. Trasformava il servo in padrone e viceversa e tutti i filosofi in diritti d'autore.
Immerso in questo mondo di trasformazioni perse la strada, o forse, la trasformò. Non riconosceva più ciò che aveva intorno tante erano state le volte che lo aveva trasformato e ritrasformato.
Iniziò a trasformare se stesso. Si trasformò in poeta ma le sue poesie diventavano fiocchi di neve che si scioglievano al sole. Si trasformò in generale ma i suoi eserciti si trasformavano in fanti di coppe o re di denari e le sue guerre in partite di scopa. Si trasformò in industriale ma i suoi soldi erano bambini affamati ed i suoi operai le sue ore di sonno. Si trasformò in saggio ma le sue massime si trasformavano in citazioni. Si trasformò in marito ma trasformò sua moglie nell'amante di un mago.
Aveva perso la bussola così decise di trasformare il suo viaggio in una sala d'attesa e si mise seduto ad aspettare. Aspettando gli tornò in mente la frase del vecchio contadino che l'aveva iniziato all'arte della trasformazione "…la trasformazione entrerà in te e non potrai più cacciarla né farne a meno".
Decise di pensare ma i pensieri diventavano sogni, i sogni riflessioni, e poi paranoie, idee, allucinazioni e dure realtà.
Pensava di essersi definitivamente perso quando nella sala d'attesa entrò una giovane donna vestita con una muta da sub roteando canestri d'arance. Il suo sconforto si trasformò in sorpresa e, pensò, era davvero tanto che qualcosa o qualcuno non lo sorprendeva. Guardò la donna, la donna guardò lui. I canestri d'arance si trasformarono in canti che pian piano si spensero, la muta da sub diventò una poltrona sulla quale la donna si sedette.
Quelle ultime trasformazioni non le aveva né volute né pensate così pensò che ormai la sua magia operava da sola attraverso di lui o, nel migliore dei casi, era il suo inconscio che disponeva di quel potere. Questo pensiero lo rattristò, o forse si trasformò in tristezza, poiché anche quella donna, che era molto bella, doveva essere il risultato di una trasformazione.
Ma la donna gli parlò.
"Ridammi i miei canestri d'arance ladro!!"
Il mago ancora immerso nello sconforto per essere confinato in un universo senza punti di riferimento rispose scortesemente : "Non rompere o ti trasformo in una cozza!".
La donna lo guardò con occhi infuocati. Si alzò in piedi mentre la poltrona avvolgendosi intorno al suo corpo ridiventava una muta da sub, si avvicinò a lui e gli diede un calcio in bocca prima di sparire fuori dalla sala d'attesa accusandolo di aver rubato i suoi canestri d'arance.
Un rivolo di sangue scese dall'angolo sinistro della sua bocca; ne sentiva il sapore.
Questa non era una trasformazione: quella donna lo aveva colpito.
Uscì dalla sala d'attesa e si rimise in cammino per ritrovare quella donna che, unica da molto tempo, era uscita dal vortice delle sue trasformazioni. Riprese quindi il suo viaggio ritrovando sulla strada alcune delle sue vecchie magie rimaste lì e diventate realtà. Ogni tanto il suo sguardo incrociava la sagoma di quella donna ma lei lo vedeva e, prima che lui potesse muovere un passo per raggiungerla, spariva. Così il mago pensò che per incontrarla doveva trasformarsi in qualcosa di modo che lei non lo avesse riconosciuto e non fosse scappata.
Si mutò in alberi, sassi, uccelli, insetti, in cartelloni pubblicitari, in automobili, in vestiti addosso ad uomini e donne. Si mutò in suoni, odori che permeavano il mondo ma ogni volta che la vedeva era solo per qualche secondo perché lei ascoltava quel suono, inspirava quell'odore che era diventato lui e poi spariva.
Il mago cominciò a pensare che lei lo riconosceva.
Un giorno vagando sotto forma di farfalla si ritrovò dove una volta c'era un pozzo che lui aveva trasformato in porta. Lì erano iniziate le sue peregrinazioni. Scorse delle voci provenienti dall'altro lato della porta. Era la voce di lei; ne fu subito sicuro. Si trasformò in una mosca per essere ancora meno visibile e andò a posarsi sullo spioncino della porta. Poteva vederla mentre parlava con un uomo. L'uomo era di spalle e lei di fronte a lui. I due si abbracciarono. Il viso di lei spuntò dietro la spalla sinistra dell'uomo. Aveva gli occhi chiusi e sembrava sciogliersi in quell'abbraccio. Il mago era geloso e da mosca, forse inconsciamente, si era ritrasformato in se stesso senza staccare l'occhio dallo spioncino.
Improvvisamente gli occhi di lei si aprirono e guardarono dritto nel suo occhio di mago dietro la porta.
Gli fece la linguaccia.
Era impossibile che lei lo avesse visto arrivare ma evidentemente sapeva che era lì. Il mago aprì la porta per non farsela sfuggire e scoprì che l'uomo al quale era abbracciata era lui stesso.
Anche lei conosceva l'arte magica delle trasformazioni ma non delle cose bensì delle idee, dei pensieri, della fantasia.
Cominciò per loro due un periodo di felicità e di trasformazioni in cui l'uno e l'altra esercitavano le proprie arti senza indugio. Si rotolavano in quel mondo in cui tutto era sempre nuovo, cangiante, pieno di promesse e di idee.
La fantasia di lei nutriva la magia di lui che continuamente li trasformava in nuove forme, nuovi colori, odori sui quali lei fantasticava per trasformarli in nuove immaginazioni.
Un giorno dopo essere stati mille cose e mille idee si ritrovarono lei donna e lui uomo seduti uno di fronte all'altra.
Lei disse a lui : "Non so più che cosa sono!"
Lui disse a lei : "Non so più che cosa penso!"
Si separarono senza dirsi altro.
Ora lei insegna in un liceo e, trasformando, quando ce n'è bisogno, le idee dei suoi alunni li prepara ad una vita tranquilla e felice. Lui ha aperto una ditta di riciclaggio dove trasforma materiali di scarto in oggetti d'uso comune.