Federico Romagnoli

nato a Siena il 31/08/1976 e ivi residente. Attualmente frequentq l'Università per stranieri di Siena e lavora c/o Chiron Vaccines in qualità di operaio chimico.

Notturnio

L'omino verde si accende, posso attraversare la strada in mezzo a un'orda di macchine schiumanti rabbia causa inopportuna fermata; un'auto s'è fermata ad un passo dalle mia gambe, verde arancione rosso stop: o ti fermi o mi ammazzi e in pace alle tue bestemmie. Altre persone attraversano la strada con me, mi piace, seppure per un solo attimo ciascuno, guardarli in faccia pensando che anche loro hanno una vita che in quel momento, quel preciso momento, li ha portati ad attraversare questa strada con me; anche altri vivono insieme a me, me ne ero accorto improvvisamente.
Firenze di giorno non è granche', se non ne sei convinto lo puoi leggere in quei volti storti che attraversano la strada: volti stanchi in corpi impazziti. Vedi lo smog appiccicato sui monumenti e i turisti che godono nelle loro improbabili guide sonnolente e colorate. I fiorentini sono sempre quelli di prima; hanno i volti storti anche quando leggono che qui si è fermato Shelley esimio poeta e ha scritto un'ode al vento, forse l'ha scritta di notte.
Dopo cena faccio due passi in centro, Firenze di notte è la mia Firenze. Incontro il mio amico cieco con cui non ho mai parlato, il suo cane rinsecchito e infedele lo accompagna tute le sere illustrandogli il suo mondo spento; una sera li ho seguiti con il permesso del cane: hanno passeggiato fino all'alba per poi fermarsi a piazzale Michelangelo; l'uomo ha sussurrato che era uno spettacolo meraviglioso. Il cane ha pisciato e se ne sono andati.
La casa di carta viaggiante stasera s' è stabilita davanti agli Uffizi, dal salotto vedo spuntare la testa del padrone di casa che mi saluta e fa cenno di essere troppo stanco per uscire, giornata faticosa, meglio dormire: non importa , proseguo da solo.
E' un bravo pittore mi ha fatto tredici bellissimi ritratti che ho appeso uno accanto all'altro; tredici immagini della solitudine. Bevo una Guinness al pub irlandese, Guinness scura, nera come la notte che mi accoglie all'uscita e trascina per le vie conosciute. Spazzatura per terra, oggetti rotti indecifrabili, a volte non ricordo neanche il mio nome , nessuno mi chiama; una figura mi passa accanto veloce, la piccola ventata scuote il mio torpore.
La seguo, non so perché, la inseguo, sembra una donna o un sogno, per le strade di Firenze, non sembra avere una meta, sembra impazzita, la perdo, non ho più la forza, la voglia d'inseguire. Mi siedo sfinito, abbagliato dalla luna; mi sento come il ragazzo di stamani, uno straniero un pazzo un diverso una persona, inseguito, chissà perché, da alcuni giustizieri nell'indifferenza gioiosa. Davanti a me c'è un piccolo animaletto spiaccicato, potrei essere io, una lacrima tatua il mio viso, lo vedo riflesso nella luna, sono un fantasma che piange.
Torno a casa, dove mi aspetta ancora la solitudine, mi fermo un attimo a piazzale Michelangelo ho paura di tornare a casa ed ho voglia di scrivere una poesia: Firenze sfregiata dall'alba e dai pensieri dei soli. Arriva il mio amico cieco e sussurra che questo è uno spettacolo meraviglioso; il cane piscia e se ne vanno.