Sara Taras

alias Tilicca, una minuscoleria di donna sarda - dalle mie parti si dice anche 'zizzì' - non del tutto innocua. Ho quell'età in cui quando ti danno del lei ci resti un po' male, e di lavoro fabbrico siti web, insegno informatica, sgroviglio aggrovigli informatici, varie ed eventuali. Scrivo solo quando proprio mi scappa (di scrivere), perciò non vi dovete preoccupare. Se anche a qualcuno di voi dovesse scappare (di scrivermi), può rivolgere gli insulti a questo indirizzo: rtaras@libero.it

Eva e il viscido serpe

"Ehi! Pssss….ehi tu, pssssssss…..bambina"
All'inizio Eva non sente la voce, anche perché quella è parecchio flebile, molto sottovoce, un bisbiglio e perdipiù sibilante, e poi lei è tutta presa a giocare con due foglie che ha appena trovato e che sembrano precisamente due barchette, anzi ora ci mette dentro un paio di bacche e le fa galleggiare nella pozz…"Ehi…oh! Psssssssssssss!"
"Chi è? Chi c'è?"
Finalmente se n'è accorta, gira la testa e cerca la fonte di tutto quel fischio-bisbigliare.
Guarda il cielo, guarda tra gli alberi, cespugli, foglie sparse, finchè sente un solletichino sui piedi e guarda giù: toh, eccolo lì.
"Ah, ma sei tu. Ciao viscido serpe"
"Bel modo di salutare" - lui si offende sempre - "Che poi è ora di finirla con questa storia del viscido. Passi per il serpe, non è che mi nascondo dietro un dito…"
"Eh, eh, vorrei vedere come faresti, a nasconderti dietro un dito, comunque che cos'è, cos'hai da sibilare tanto?"
"Era per attirare la tua attenzione. Scusa, ho provato a farti dei gesti, ma sai com'è…"
"Va bene, ora l'hai attirata. Che cosa vuoi?"
"Non c'è bisogno di essere così acide"
"Acide?" - Eva sgrana gli occhi e fa una faccia severa, e ciò, essendo una bambina, le riesce benissimo - "Ma lo sai che non dovrei neppure rivolgerti la parola?"
"A moi? E perché, s'il vous plait?"
" Ce l'ha detto Lui. 'Mi raccomando, non date confidenza al viscido serpe' ha detto" - e si fa un segno di croce.
"Non ci credo, non può essere, va bene, se proprio non mi volete…" - il serpe gira le…spalle svelto svelto e si avvia tutto sussiegoso e mormora "brutti fondamentalisti razzisti che non siete altro, ve la faccio vedere io, ve la faccio" - e intanto la spia con la coda dell'occhio per vedere se riesce a suscitare compassione e sensi di colpa.
Suscita.
"No, dài, non fare così, scusami. Senti, che cosa vuol dire fondamisti razzissi?"
"Fondamentalisti razzisti. Sono quelli che, per via dei loro pregiudizi, emarginano e sono ostili alle minoranze"
"Ih, come parli? Che cosa vuol dire emarginano, e che cosa sono le minoranze e i preg…preg…uff, è troppo difficile"
Il serpe solleva ben bene la testa e fissa la bimba con tutto il disprezzo possibile immaginabile.
"Questi sono concetti troppo difficili perché tu li comprenda, bambina mia, però aspetta un po' di tempo e…"
"E…"
"No, niente, piuttosto, che cos'erano quegli strani gesti che facevi?"
"Quali gesti?"
"Poco fa, quella cosa con le mani, tutta quella gesticolazione di toccarsi le spalle e la fronte"
"E che ne so, ce l'ha insegnato lui. Ci ha chiamati e ci ha detto fate così e così"
"Ihsssss ihssssss ihsssssss" - si contorce, il serpe.
Eva lo guarda e pensa "Urca, sta ridendo, pure la risata c'ha da serpe" e dice:
"Be', che cosa c'è da ridere?"
"Ihssss ihsss, perché voi fate tutto quello che vi dice di fare, vero? Ihssss ihssss, e magari nemmeno gli chiedete perché o percome o se è proprio necessario o se si può essere esentati o se ci si può rilassare un pochino ogni due secoli, ihsss ihsss. E' proprio una bibbia per voi quello lì, eh?"
Eva lo guarda, braccia conserte e piede nervoso. "Sì perche? Ti scoccia, ti dà fastidio, c'hai qualcosa che ti rode?"
"A me? Per carità, ihssssssss" - lui smette di ridere e si avvolge e svolge tre-quattro volte nelle spire - "E' che pensavo che forse è un po' monotono, no? Sì, la vita all'aria aperta, un bel giardino, pace, tranquillità, ma un po' di movimento, di tanto in tanto…noo?" - si solleva e fa la mossa di appoggiarle la piccola testa su una spalla.
"Giù con quella testa, sai!" - lui schizza a terra - "Movimento? Che cosa vuol dire movimento?"
"Beh, per esempio…non sei stanca di giocare con le barchette di foglie, con gli scoiattoli, non ti piacerebbe fare un gioco nuovo…"
"Tipo?"
"Tipo…per esempio un bell'orsacchiotto di pezza"
Sbadaban! Un orsacchiotto di pezza si materializza all'istante, bello, nuovo, con gli occhietti neri lucidi, un gilè scozzese, la cravatta a farfallina, il pelo morbido e batuffoloso, che un orso vero se lo sogna. Eva se lo divora con gli occhi, ha una voglia matta di agguantarlo e stringerselo al petto e pensa che la notte sarebbe tutta un'altra cosa, se potesse dormire con quell'orsetto. E' molto tentata.
Tiene le braccia dietro la schiena e stringe forte le mani, perché quelle vorrebbero allungarsi e acchiappare l'orsetto. Sta zitta e combatte, mentre il serpe se sta lì con l'occhio marpione e l'orsetto in bilico sulla testa.
"No!" - fa lei alla fine - "No e no, lui ha detto che non dobbiamo accettare niente da te. Tieniti l'orso e lasciami in pace che c'ho da fare"
Gira le spalle e cerca con lo sguardo le sue barchette di foglie. Sono ancora nella pozzanghera, va a raggiungerle. Lui, per niente smontato, le va dietro.
La guarda giocare e intanto le striscia attorno e fa il premuroso: le porge ora un rametto, ora una fogliolina, insomma captatio benevolentiae.
Dopo un po' di questa manfrina torna all'attacco.
"Certo che con un modellino telecomandato sarebbe tutta un'altra cosa"
"Un che?"
Pof! Una piccola nave appare dal nulla: scafo rosso fiammante, ponte bianco con gli oblò celestini, i marinai piccolissimi, le bandierine e un aggeggio con un'antenna per telecomandarla.
"Caspita! Questa è una roba spaziale" - pensa Eva, stringendo la manine dietro la schiena e resistendo a più non posso. La tentazione è ancora più forte che per l'orsacchiotto.
"La batteria ha un'autonomia di dodici, dico dodici ore" - spiega intanto il serpe - "Guarda che rifiniture, e poi è inaffondabile, e guarda che bel rosso"
"No!" - Eva resiste anche stavolta - "Tieniti anche la barca e lasciami in pace che c'ho da fare"
"Grrr" - pensa il serpe - "ma non finisce qui"
Si tira un po' in disparte e la osserva, mentre lei continua a giocare. Stanno così tutta la mattina, lei a giocare con foglie, animaletti, a inventare canzoncine e intrecciare ghirlande di fiori e lui a scrutarla e almanaccarle dietro.
Verso mezzogiorno Eva ha un certo appetito. C'è un tal bendidio in quel giardino che sfamarsi non è un problema, basta allungare una mano ed ecco pronto di tutto: uva, meloni, angurie, pesche, albicocche e poi fagiolini, peperoni, melanzane a volontà. Eva acchiappa un peperone. Gli dà un morso, non è che proprio non le piaccia, però ha come la sensazione che forse sarebbe meglio…coso…insomma…non sa neppure lei come.
"Ora" - pensa il serpe, e si fa avanti.
"Salve, mia cara" - le fa girandole intorno con fare indifferente. Dà un'occhiata al peperone e solleva una specie di sopracciglio. "Certo che cucinato sarebbe tutta un'altra musica"
"Cucinato?"
"Sssssì, in tegame…o magari al forno, con un po' di sale"
"Forno? E che cos'è?"
Strapof! Appare un fornetto "dolceforno" con vassoietti e un piccolo mattarello e miniformine per minidolci.
"Ooooh" - fa lei - "Bello! E che cosa fa, come funziona?"
"Tu tagli il peperone a pezzettini, lo metti dentro questo vassoietto, vedi? E dopo quaranta-quarantacinque minuti lo tiri fuori e te lo mangi, ma attenzione che è caldo. Si chiama "Dolceforno". Dimostro?"
"No!!" - grida lei quasi in lacrime, torcendosi le mani e stritolandosele dietro la schiena - "Tieniti…tieniti pure il…il Dolceforno e lasciami in pace, che c'ho…che c'ho da fare" - e tira su col naso, tutta stizzita.
Credete che lui a questo punto lasci perdere tutto e si arrenda? Macchè, se ne sta lì e la guarda e la commisera e si cucina un profumatissimo peperone al forno mentre lei sgranocchia il suo, lucido e croccante.
Dopo pranzo c'è un po' di sonnolenza, Eva si sdraia al sole in una radura e si appisola. Lui si appallottola su una roccia vicina e la guarda dormicchiare e intanto si arrovella e aspetta.
Verso le quattro Eva fa uno sbadiglio, si tira su, si stropiccia gli occhi e li apre e si spaventa, perché si trova la faccia del serpe a due millimetri dalla sua, con gli occhi furbi fissi nei suoi.
"Certo che nel pomeriggio sarebbe carino avere una compagnetta di giochi…"
"Una compagnetta?"
"Be', certo c'è quell'altro, però una compagnetta…"
"Ma come?" - fa Eva tutta scandalizzata - "Che cosa dici? E come potresti farmi una compagnetta? Solo Lui potrebbe farlo"
"Oh, non è proprio di carne e ossa…"
"Ma allora non è una vera compagnetta" - Eva tira un sospiro di sollievo.
"Una specie, è una 'bambola' "
"E com'è fatta, sta' bambola?"
"Si fa prima a vederla che a spiegarla"
Ultrazappof! Stavolta Eva è talmente strabiliata che rimane a bocca aperta: ecco lì una donnina in minatura, coi capelli lunghi e biondi, un nasino che è una delizia, un vitino di vespa.
Eva si torce e ritorce le mani dietro la schiena, è tutta confusa.
Il serpe coglie l'attimo, incalza.
"Guarda che vitino. E ha le ginocchia che si muovono davvero. Hai mai visto niente di simile?"
Decisamente no, Eva non ha mai visto una meraviglia simile.
"Perché davanti è così gonfia?" - domanda
"Eh? Ah, sì, si chamano 'poppe'. Le hanno le donne, non sono belle?"
"Insomma, proprio belle…"
"Ma toccala, non ti morde, sai"
Eva fa di no con la testa, ma chiede: "E di che cosa è fatta?"
"Di plastica"
"Plaaastiicaaa, plaaaasticaaaa" - ripete lei, che non ha mai sentito quella parola.
"E ora ti dico una cosa che ti farà strabiliare: le puoi anche fare i 'vestiti' "
"Vestitiiii?"
"Sì, sono delle cose che si mettono qua e là sul corpo, tutte colorate e morbide e fanno un effetto…vedrai tu stessa. Insomma, con questa ci puoi giocare per secoli, ma che dico secoli…millenni senza stancarti mai, te lo garantisco"
Eva stavolta non riesce proprio a decidersi. Guarda la bambola, guarda gli occhi del serpe, che ammiccano e la incoraggiano, tende una manina e poi la ritira svelta e intanto due lacrimoni le scivolano giù per le guance.
"E come si chiama?"
"Barbie"

DUE MESI DOPO

"Ehi, vecchia volpe, come ti butta?"
Il serpe solleva la testa di scatto e fa appena in tempo a evitare un grosso pipistrello, il quale sta piombando in picchiata a trecento all'ora e sembra puntare dritto su di lui.
"Insomma, non c'è più rispetto da queste parti?" - schiva il pirata aereo appena in tempo.
Quello gli atterra a fianco tutto disinvolto e nemmeno si scusa.
"Non te la prendere, zietto, si scherza. Allora…novità?"
"Mah"
"Come mah? Ho sentito che sei stato tu a combinare tutto quel casino"
"Bè bè" - il serpe si schermisce, modesto.
"Su, lo so, lo sanno tutti, chedi a chi vuoi, zietto. Li hai schiodati, alla fine, quei due. Quei 'non mi toccate che mi rompete', quei cocchi di mamma, quei figli di papà"
Il serpe arrossisce un po' e intanto fa un sorrisetto, mentre l'altro continua a incensarlo e gli fa un sacco di complimenti.
Il pipistrello gli circonda una spalla(?) con un'ala. "Vieni, passeggiamo un po'. Ma dimmi, zietto, come hai fatto, eh? Lo so che non ti piace andare a vantarti in giro, ma qui siamo in confidenza, a me puoi raccontarlo, eh? Come hai fatto?"
"Oooh" - il sorriso si allarga - "Non è stato poi così difficile"
"E' stata lei, vero? Ha ceduto lei, matematico. Come hai fatto a convincerla, che cosa le hai offerto, eh?"
"Oh, una…una sciocchezzuola"
"Ma cosa?"
"Una…una Barbie"
"Ah, capisco"
"No invece. Vedi, lo so che pensate tutti che sia stata lei, e a me personalmente non dispiace che lo pensiate, ho certi progetti…però…" - e la sua voce diventa un bisbiglio, tanto che il pipistrello deve avvicinare l'orecchio.
"Però?"
"Però - ma che resti tra noi - in confidenza non è stata lei, non è stato questo a provocare il bando"
"E allora cosa?"
"E' stato quell'altro"
"Adamo?"
"Adamo"
"Non ci posso credere. E come hai fatto?"
"Gli ho offerto qualcosa di molto più…intrigante della Barbie"
"Che cosa?"
A questo punto il serpente si scrolla di dosso l'alona del pipistrello, si solleva sulla coda e con semplicità rivela:
"Una pistola ad acqua"