Ulrike Raiser

Per amore delle parole.
Per raccontare a voi e a me sensazioni fluttuanti nel nulla.
Mi chiamo Ulrike, e vivo costantemente divisa tra mille posti
nella speranza di potermi fermare presto e poter togliere le emozioni dalla valigia
per viverle sulla mia pelle.

Poi il resto non è così importante.

…CHE BISOGNAVA VOLARE…

Sono stata due giorni a Monterosso, alle Cinque Terre. Siamo stati.
Paesino piccolo stradine vicoli d'altri tempi, la gente tranquilla e i nonni che portano i bambini sulle spiagge
i bambini che ammirano stupiti l'acqua e le onde e sorridono quieti
le onde che accarezzano gli scogli da cui guardi l'orizzonte e ti senti infinitamente piccolo ma tranquillo…

…finalmente tranquillo…

Sempre pensieri di assestamento su passi lunghi tra una folla sconosciuta e fulminei sguardi di rapimento. E profumi che sanno parlare di vite e raccontare storie di mare.
Sentirsi un po' naufraghi un po' bussole ti porta lontano.
Incontrare scritte su muri e disegni ricordi di chi è passato e chiedersi mille perché
poi la sera si riempie di suoni e tutto diventa così incredibilmente immobile.
Facile temere l'immobilità a guardare lontano e tentare di tracciare un segno per quello che sarò accanto a te, mio compagno di viaggio, o lontano da te, lungo strade di palcoscenici luci di ribalta e libri.

Camminavo e non vedevo persone pensanti volti nomi farse della vita -sterile apatia-
la mano coinvolta in aforismi galleggianti rincorre vite a spirale, concentrata in generiche distinzioni e visioni.

Per stasera un sincero VAFFANCULO a tutto quello che c'è fuori,
a quello che ci circonda,
ai soliti perché,
ai distributori di preservativi che non prendono le nostre banconote,
alla pioggia che cade lenta,
al lavoro che non c'è o se c'è non va mai bene,
alla distanza,
ai tuoi silenzi e ai miei silenzi,
ai problemi da coglioni,
ai coglioni che ti fanno aspettare due ore fuori da un ristorante per chiuderti poi la porta in faccia,
all'apparenza -che poi è quella che chiude tante porte-
ai fottuti borghesi che camminano su tappeti logori ma rossi,
al '68 che ormai è passato mangiandosi le nostre possibilità di speranza,
alle luci della città, fragile e freddo abbraccio.
E al tempo che corre e corre sempre troppo veloce.

Stasera una porta chiusa e cerca di capirmi e guarda GUARDA il mio corpo e la mia anima salire in mezzo al tuo fumo.
Come raggiungere l'intensità di mille orgasmi in uno sguardo nudo.
Visita la mia notte
da un lago
da un campanile
da un sogno.
Poi mi dirai.