Blu Cobalto

Sono una persona che cerca di conservare la fantasia propria di quando si è bambini, cercando di farla sopravvivere nei miei racconti.

SOLUZIONE ESTREMA

1.

- Vi prego, non voglio che mia figlia muoia! - a parlare era stata Daniela Colmers, la moglie del generale Adam Colmers, capo della Sicurezza Terrestre. - Signora comprendo il suo sconforto, ma i dieci bambini che si dovranno salvare se… beh lo sa, sono già stati scelti. Ho un figlio anch'io, signora Colmers ed avrei voluto tanto dargli la sicurezza del bunker. Inoltre si ricordi che, tra la commissione giudicante, c'era anche suo marito… io sto solo eseguendo gli ordini del generale Colmers. - rispose il pallido ufficiale che per tutta la giornata aveva dovuto ricevere i genitori dei ragazzi esclusi dal piano denominato SER: "Salvataggio Estremo della Razza". Suo figlio Robert era stato scartato perché troppo grande e non in possesso di tutti i requisiti psico-sociali richiesti; capiva tuttavia che, per una madre, non era semplice rassegnarsi a vedere chi si amava di più, scartato dalla possibilità di salvarsi; per nessun motivo al mondo quindi avrebbe voluto essere al posto della donna che aveva di fronte. Come se non bastasse, continuava a venirgli in mente che stava discutendo con la moglie di colui che aveva contribuito a scartare suo figlio, condannandolo ad una morte certa. Per quanto si sforzasse però, non riusciva a sentirsi completamente in collera con quella donna, prima di tutto perché il dolore che provava era identico al suo, se non più grande, poi perché lei era la prova lampante che, durante la selezione non c'erano stati favoritismi, infine perché erano tutte vittime: non erano stati loro a volere quella maledetta guerra che, in cuor suo, sapeva avrebbero perso. - Signora Colmers, non ho nulla contro sua figlia, ma la decisione è già stata presa. Inoltre si ricordi che il piano di "Salvataggio Estremo" è solo l'ultima possibilità, che sarà avviata nell'unico caso fossimo ormai sicuri di perdere la guerra - riferì con poca convinzione il soldato, ripetendo una frase che ormai aveva imparato a memoria e congedando così la donna. L'espressione sul volto di lei, fu molto chiara; sebbene stesse piangendo e fosse molto sofferente, l'incredulità che si dipinse sul suo viso per le ultime parole dell'uomo non lasciavano alcun dubbio: nessuno aveva mai considerato che l'estinzione della razza umana, per colpa dei robot, fosse solo una remota possibilità. Così come si era indiscutibilmente sicuri di chi fosse la colpa: era stato l'uomo a condannarsi da solo.

2.

La guerra, che si stava sviluppando molto velocemente, in un unico senso di vittoria, era iniziata cinque mesi fa. La N.U.T., "Nazione di Unità Terrestre", era riuscita finalmente a sviluppare, dopo anni di duro lavoro e di relativi successi, l'intelligenza artificiale. Lo scopo primario era stato quello di creare dei robot guerrieri che combattessero, al posto degli esseri umani, contro le nazioni che si erano dissociate durante la formazione della N.U.T. stessa. Attraverso l'intelligenza artificiale si riuscì a dotare i robot di un sistema decisionale completamente autonomo, tale da permettere di controllare sempre l'andamento della guerra e di prendere scelte appropriate nei momenti decisivi, con la velocità di ragionamento tipica dei computer. Si sperava così che la loro efficienza si sarebbe dimostrata talmente valida da risolvere la controversia in una guerra lampo, con perdite solo nelle linee nemiche (che non possedevano quella tecnologia). Inizialmente, si svolse tutto secondo i piani: individuato il nemico, i "Cefalo Robot", (così erano stati chiamati), riuscivano a determinare i punti deboli dell'avversario approfittando di tutte le occasioni favorevoli, con enormi successi, dal punto di vista strategico. Con il passare del tempo però, i Cefalo Robot si resero conto, avendo la facoltà di giudicare le varie situazioni, che anche i loro "padroni" possedevano gli stessi punti deboli dei nemici ed essendo programmati, come fine ultimo, per prendere sempre le decisioni migliori, così fecero: decisero che, prevalere su gli esseri umani, nemici od amici, visibilmente inferiori rispetto a loro, era l'unica conclusione logica a cui potessero arrivare. Come un generale, per il bene del suo Stato, sacrifica le prime linee, così stavano facendo loro: la razza umana risultava, un impedimento allo sviluppo della loro razza, indiscutibilmente superiore. La conseguenza di questo comportamento aveva, perlomeno, portato un aspetto positivo nel fatto che gli esseri umani, si erano affrettati a dimenticare le varie problematiche politiche facendo fronte comune contro il nuovo e ben più temibile nemico. Ciò non era purtroppo bastato e la superiorità bellica artificiale era risultata nettamente superiore a quella umana. Si era così deciso, durante l'ennesima riunione di tutti i più potenti capi delle varie nazioni, di dare il via al piano di "Salvataggio Estremo della Razza": in un bunker antiatomico sotterraneo si sarebbero portati dieci bambini, maschi e femmine destinati a salvarsi. Il rifugio sarebbe stato sigillato per un anno, mentre sulla superficie si sarebbe scatenato l'inferno, utilizzando segretissime armi chimico-acide, mortali sia per i robot sia per gli uomini. Nel frattempo i bambini sarebbero sopravvissuti mangiando cibi artificiali a lunga scadenza (creati tempo prima in previsione di un'ipotetica terza guerra mondiale), poi trascorso un anno, il bunker si sarebbe riaperto automaticamente lasciandoli liberi di ricreare la razza umana. In fondo, questo piano era già stato collaudato una volta, da Noè, ed aveva funzionato. Oltre a questa decisione, ed alla scelta dei candidati in conformità a moltissime qualità, si era ovviamente pensato anche ad una soluzione da attuare nel caso i robot avessero vinto la guerra: in ogni parte delle profondità del globo terrestre, si sarebbero impiantate milioni di bombe atomiche tutte collegate ad un unico interruttore; se la situazione fosse volta al peggio, qualcuno l'avrebbe premuto, mettendo fine all'esistenza dell'intero pianeta Terra, spazzando via anche i maledetti robot. Durante la riunione però, non fu detto né dove si sarebbe messo l'interruttore, né chi l'avrebbe azionato: nessuno voleva assumersi quella responsabilità prima del tempo. Ovviamente la notizia era arrivata anche ai Cefalo Robot, ma dopo una prima analisi erano giunti ad una decisione conclusiva: l'essere umano era fondamentalmente privo della forza d'animo necessaria per essere l'artefice della sua stessa fine. In parole povere nessun uomo avrebbe mai avuto il coraggio di premere il pulsante. Tempo addietro, lo spauracchio di una guerra atomica era bastato a frenare le due grandi potenze di allora, sviluppando la cosiddetta "guerra fredda"; ora invece il problema era stato accantonato dal sistema decisionale dell'intelligenza robotica in meno di due minuti. E la guerra, immutevole nel suo risultato, era continuata.

3.

Daniela Colmers guardava sua figlia Barbara, di sette anni, mentre giocava con "Miss Dolly", una bambola meccanica ormai presente in quasi tutte le famiglie, che aveva sostituito la figura umana della "tata" o baby-sitter. La bambina era il ritratto della spensieratezza: a cavalluccio sulla schiena di "Miss Dolly" (del tutto simile ad un essere umano, anche se dai tratti chiaramente meccanici) stava ridendo dalla gioia per quel gioco, ignara del suo destino e della guerra che era in corso. - Non posso arrendermi… se solo ci fosse un modo per convincere, Adam e la sua Commissione… - così pensava la donna fissando silenziosamente la sua ragione di vita, la sua piccola bambina, per la quale, solo un anno prima aveva immaginato, con suo marito, progetti e speranze. Poi un lampo di comprensione passò nello sguardo della donna, che non riuscì a trattenere un grido, misto di dolore ed esultanza. - Stai bene mamma? - chiese preoccupata la piccola bambina -, sgranando i suoi dolci occhioni in direzione della donna che aveva cominciato a piangere. Anche "Miss Dolly", dotata di un'intelligenza artificiale primitiva (gli esseri meccanici come lei erano stati il primo esperimento in quel senso) si era fermata e, con voce ronzante, chiese: - Signora, serve aiuto? Devo chiamare il generale Colmers? - - Non preoccuparti "Miss Dolly", sto bene… Barbara, piccola mia, vieni ad abbracciare la tua mamma - disse la donna sorridendo mentre ancora piangeva. - Non chiamare mio marito, andrò io da lui - concluse poi trionfante Daniela che aveva l'aspetto di qualcuno che avesse appena avuto una visione. Aveva trovato la soluzione. Sua figlia, ne era sicura, si sarebbe salvata. Senza saperlo però, aveva deciso anche l'epilogo di tutta la guerra. - Generale, sua moglie chiede di vederla - disse la guardia davanti al portone bronzeo della Sala del Congresso della Sicurezza Terrestre. Adam Colmers era un uomo sulla quarantina, con un fisico muscoloso, temprato dalle tante battaglie cui aveva partecipato; eppure, in quel momento, appariva stanco e demotivato perché si era ormai reso conto della sua impotenza di fronte al nemico. Inoltre era ben conscio, pur sapendo di aver agito lealmente, di essere il fautore della condanna che pesava, come su tutti loro, anche su sua figlia. Era comunque un uomo che non amava tirarsi indietro, durante le situazioni difficili; decise quindi di affrontare sua moglie, aspettandosi una sua sfuriata o una sua, giustificata, crisi di nervi. Quando però la vide entrare, con gli occhi arrossati dal pianto ed un sorriso ebete stampato sulla faccia, si spaventò. Prevenendola ed intuendo il motivo della sua visita, cominciò a giustificarsi: - Dany, amore mio, era per il bene della nostra stessa razza. Le caratteristiche selettive erano molto rigide ed io sono dovuto rimanere imparziale. Mi dispiace che… - ma s'interruppe, perché nel frattempo la sensazione che qualcosa non andasse si era accentuata. Fissò attentamente la sua compagna e si accorse quanto fosse mentalmente assente: per un attimo soltanto pensò che, se si fosse sparato davanti a lei (nessuno sapeva quante volte, ultimamente, aveva avuto questa idea liberatoria) non lo avrebbe neanche notato continuando a sorridere beatamente. Poi, come se fosse finito l'effetto di una droga, i suoi occhi riacquistarono lucidità e, fissando il marito con aria risoluta, cominciò a parlare: - Adam, tu sai che non sempre ho condiviso le tue scelte, ma ti ho sempre appoggiato perché ti amavo e ti amo tuttora… - riprese fiato ed aggiunse: - Tuttavia, questa stupida guerra - ed Adam colse il celato rimprovero sottinteso nell'aggettivo, - non ha nulla a che fare con nostra figlia. So che hai già preso la decisione su quei dieci bambini, ma io ti chiedo di salvarla lo stesso! - - Dany, non ho il potere di cambiare questa disposizione, per quanto lo vorrei con tutto il cuore… - cominciò a dire suo marito, conscio del fatto che non sarebbero mai arrivati ad un accordo. Si sbagliava di grosso. - Ascolta - continuò la donna imperterrita, - ti ricordi il secondo punto che avete discusso, dopo quello di fare la lista dei dieci bambini da salvare? Ebbene, ecco cosa dirai al Consiglio di Sicurezza Terrestre… - e, con la lucidità propria sola di chi sta giocando la sua ultima carta, gli espose il suo piano. Per due minuti l'uomo non reagì, fissando incredulo colei che aveva amato e riflettendo sulla terribile proposta. Poi, pensando che la guerra contro i Cefalo Robot non era l'unica che stava perdendo, cercò almeno di ribattere: - Tu sei pazza, non puoi chiedermi questo… non lei… vedrai, vinceremo e non ci sarà bisogno di tutto questo - continuò a parlare, a supplicarla, ma stava ragionando con una mamma che voleva salvare sua figlia, un legame troppo forte da spezzare solo con dei ragionamenti. Socchiudendo gli occhi e parlando con un filo di voce, gelido come la neve, lei rispose: - Adam, sei mio marito e ti seguirò dovunque andrai, sebbene significherà morire ne sono certa. So, come te del resto, che arriveremo ad usare le armi mortali e mi auguro solo che, oltre a noi, distruggeremo definitivamente anche loro. Mia figlia (ormai era solo "sua") vivrà e ricomincerà da capo; se tu non proporrai questa soluzione al Consiglio, la comunicherò io stessa e sai benissimo che accetteranno! - Accasciandosi sulla sua poltrona, l'uomo sorrise: aveva sposato Daniela perché le era sembrata una creatura dolce ed indifesa, ora si accorse di quanto si era sbagliato, ma ne fu contento. - Va bene, non sono d'accordo e se per caso dovessimo tutti sopravvivere sento che avrò sensi di colpa per averlo solo pensato per il resto dei miei giorni, ma farò come dici - concluse l'uomo, ora più sereno dal momento che aveva preso una decisione, buona o cattiva che fosse. - Ti amo Adam - rispose meccanicamente la donna, che pur agendo per il bene di sua figlia, era già sopraffatta dall'angoscia di ciò che aveva deciso per lei. Il giorno dopo, il Consiglio fece una riunione straordinaria ed approvò il piano all'unanimità.

4.

- Su Barbara non piangere. "Miss Dolly" ti terrà compagnia finché arriveremo io ed il tuo papà - stava ripetendo per l'ennesima volta la madre alla bambina, sconvolta dall'idea di doversi separare dai suoi genitori e di essere rinchiusa in un bunker sotterraneo con dei ragazzi più grandi di lei e del tutto estranei. - Quando verrete voi? Cosa dovete fare? - piagnucolò la povera bimba, continuando a spiegazzare i pantaloni della madre quasi per non perdere o almeno far durare il più possibile quel rassicurante contatto materno. "Miss Dolly", che era stata accettata nel Bunker in quanto, essendo un robot, non mangiava ed anzi avrebbe tenuto compagnia ai rifugiati (essendo comunque quello il suo compito principale), prese gentilmente la mano della bambina e con la voce più dolce che poteva riprodurre con il suo selettore vocale, le disse: - Vedrai piccola Barbara, ci divertiremo moltissimo e ti farò conoscere gli altri ragazzi. Così, quando tutto sarà finito, potrai presentare i tuoi nuovi amici alla mamma ed al papà, raccontandogli tutti i bei giochi che avrai fatto con loro. - Si avviarono all'entrata del rifugio, mentre in sottofondo si sentivano le esplosioni della guerra, ormai vicina a quell'area. A parte la zona Est, dove loro si trovavano, che si estendeva per soli centomila chilometri quadrati, tutto il resto del pianeta era ormai in mano ai Cefalo robot. Dei quasi otto miliardi individui, erano rimasti, concentrati in quell'area, solo 6 milioni di persone ed il numero continuava a diminuire. - Papà, l'anno prossimo mi hai promesso che andremo in vacanza nel Colorado… - disse improvvisamente, mossa da un impeto irrazionale, la bambina. - Certo piccolina - rispose il padre distogliendo lo sguardo, mentre ripensava a quella mattina, quando aveva monitorato l'avanzata del nemico ed aveva scoperto che il Colorado, così come altro mezzo mondo, non esisteva ormai più: - Comincia a fare la lista di ciò che vorrai visitare e, appena ci rivedremo, organizzeremo insieme la vacanza. - Poi abbracciò la figlia e pianse in silenzio, come un bambino, (lui che era stato "generale d'acciaio" per il suo rigore e la sua abilità nel tenere nascosto i propri sentimenti anche nelle situazioni più difficili,) pensando alle due bugie che le aveva appena detto, ma soprattutto a quanto fosse grave la realtà che le aveva celato. - Adesso va - disse la madre, un poco più serena, - e ricorda che noi saremo sempre con te, non è vero "Miss Dolly"? - L'essere meccanico guardò la donna per qualche secondo, poi in quei occhi artificiali passò una strana luce che, a Daniela, parve tragica ma allo stesso tempo rassicurante: - non si preoccupi signora Colmers, lei sarà dovunque sarete voi. - Un'ora dopo il portone antiatomico, situato a dieci chilometri di profondità dal suolo, venne chiuso da una serratura a tempo, tarata (anche se gli occupanti non lo sapevano, a parte "Miss Dolly") per riaprirsi esattamente un anno dopo. Cinque ore dopo la chiusura, le armi chimico-acide avevano iniziato a seminare morte.

5.

Nel rifugio, con il passare dei giorni, i bambini si erano calmati ed ognuno passava il suo tempo come voleva: chi leggeva, chi dormiva, oppure chi giocava con "Miss Dolly" che, dopo la diffidenza iniziale, era stata pienamente accettata dal gruppo di giovani rifugiati. Si erano anche abituati a sentire la sua monotona risposta, (che gli riempiva però sempre di speranza), quando uno di loro domandava dei propri genitori: - I tuoi genitori non ci sono, per ora, gioca con me! - ed inventava sempre un passatempo nuovo per distrarli. Mentre il tempo passava, quella piccola comunità cominciò anche a suddividersi in gruppetti più piccoli, questo perché prima di chiuderli nel bunker, si era pensato di stimolarli psicologicamente, mediante sonde psichiche, affinché si delineassero le future coppie della razza umana. Quei ragazzi avevano tutti dai dodici ai quindici anni (a parte Barbara che ne aveva sette e non era stata condizionata) ed erano quindi tutti in grado di procreare. Comunque, chiusi nel loro guscio d'acciaio, isolati dalla tremenda realtà esterna, di cui non riuscivano ad avere alcuna notizia, i ragazzi si trovavano con molto tempo libero per interrogarsi sul perché di tutto quello. Barbara, in particolare, passava parecchio tempo a piangere in silenzio, rimanendo seduta di fronte al grande portale metallico, quasi ne fosse in contemplazione, aspettandosi, dall'impegno che ci metteva nel fissarlo, di poterlo riaprire con la sola forza di volontà. "Miss Dolly" sapeva che in quei momenti non poteva semplicemente distrarla proponendole un gioco nuovo. Spesso allora si limitava a sedersi accanto a lei accarezzandole i suoi lunghi capelli corvini. Senza dire nulla. Il dolore non si poteva spezzare solo con promesse indistinte; inoltre, mentre il desiderio più grande di Barbara era di vedersi aprire quell'enorme passaggio che la teneva lontano dai suoi tanto amati ed agognati genitori, la tata meccanica, per quel poco che la sua coscienza semi-umana le permetteva, sperava quasi ardentemente (ed illogicamente per un robot) che, finito l'anno, rimanessero bloccati lì. Sapeva purtroppo fin troppo bene di poter solo scegliere tra l'angoscia dovuta all'incertezza del presente ed il probabile dolore di affrontare il futuro scoprendo , magari, che nessuno fosse sopravvissuto. Erano, intanto, passati trecentoventi giorni. Verso l'ultima settimana, accadde però un fatto significativo che convinse il robot a rivedere il suo modo di pensare. - Tra poco rivedrò la mia mamma ed il mio papà! - saltò su a dire improvvisamente, un giorno in cui era stata più assorta del solito nelle sue riflessioni, Barbara, con il piccolo faccino illuminato dalla piena consapevolezza di quelle parole. "Miss Dolly" in un primo momento, interpretò quello sfogo di gioia, come un inconsapevole metodo mentale di difesa della bambina e, fedele alla sua programmazione ed alle sue convinzioni, cercò di sviare l'argomento, inducendola a giocare, ma la piccolina era troppo entusiasta quel giorno ed ignorandola, rivolgendosi a lei allo stesso tempo, cominciò a spiegarle il suo ragionamento: - Sono stata proprio stupida a non capirlo prima… ma alla fine ci sono arrivata…so come fare! - C'era da precisare che, a "Miss Dolly", non era mai stato inculcato l'aspetto della fede in qualsiasi espressione, in quanto doveva essere un robot tenuto a seguire ragionamenti logici, piuttosto che essere tenuta a farsi trasportare da sentimenti che pure sentiva di possedere, ma ora, per quanto non capisse completamente, vedeva pienamente espressi in colei che aveva davanti lo svilupparsi di una sorta di fede in qualcosa che ancora doveva decifrare. Le venne spontaneo collegare l'aspetto di Barbara a quello che aveva notato in sua madre tempo addietro, quando si era messa ad urlare all'improvviso, sorridendo e piangendo allo stesso tempo, per poi andare a parlare con suo marito: la serenità che ora emanava era la stessa. Per quanto si sforzasse, senza un pieno risultato, di capire ciò che stava pensando la bimba, una cosa l'aveva almeno intuita da quell'aspetto risoluto e fiducioso della sua espressione: all'improvviso, pensò a quanto potente dovesse essere l'amore che lei doveva provare per i suoi genitori. In fondo la piccolina non poteva sapere che, da lì a pochi giorni, il portale si sarebbe effettivamente riaperto, essendo invece solo consapevole che là fuori si stava consumando qualcosa, per esprimerlo con le sue parole, di "molto cattivo" (pur essendo troppo piccola perché potesse comprendere appieno il significato della guerra che era in corso); eppure era felice e beata, come se fosse stato Natale e dovesse aprire i regali di mezzanotte. Non era solo un'illusione che si era creata, per andare avanti, era la consapevolezza di aver trovato la soluzione al suo più grave problema. - Puoi spiegarti meglio, Angelo mio? - la sollecitò cortesemente la tata. - E' da un po' che ci sto riflettendo… La mamma diceva sempre che a tutto c'era una soluzione. L'importante era non perdere la fiducia in se stessi e nel buon Dio che ci vede da lassù - gridò la giovane tutto d'un fiato, emettendo gridolini di gioia e battendo le mani, galvanizzata dalle sue stesse parole e presa dall'incontenibile irrequietezza tipica dei fanciulli quando sono felici. - …io allora ho pensato che, da quando siamo chiusi qua dentro - ed enfatizzò la frase abbracciando con uno sguardo tutto il bunker, - … mi sono sempre lamentata dell'ingiustizia della situazione… ero arrabbiata con Lui perché soffrivo… - e così dicendo divenne rossa in viso, riempendosi gli occhi di grosse lacrime. - Chi è lui? - chiese il robot, sempre più confuso dal suo ragionamento e dai suoi improvvisi sbalzi d'umore - Volevo dire che pensavo che Lui… che Dio fosse arrabbiato con me… con noi… per quello che avevamo fatto… perché eravamo stati cattivi tra di noi… e con voi… - il resto divenne poi inintelligibile trasformandosi in un misto si sospiri e singhiozzi. "Miss Dolly" rimase attonita, per quello che la sua intelligenza artificiale e la sua programmazione le permetteva, perché aveva capito quanto profondamente la bambina avesse veramente capito il senso di tutto ciò che stava accadendo: non era stata solo la differenza tecnologica a portare il conseguente sforzo di predominio di una delle due razze, umana e robotica, sull'altra. Era invece stato l'egoismo di non voler scendere a compromessi: gli umani si consideravano i padroni esclusivi del pianeta, mentre i robots si ritenevano superiori ai loro creatori. A nessuno era venuto in mente di trovare un accordo utile per entrambi. Mentre la tata pensava a tutto questo, Barbara si era calmata ed aveva ricominciato a parlare: - … io allora ho pensato che, se non potevo correggere lo sbaglio dei grandi (ed aveva indirizzato un fugace sguardo al portale), potevo almeno prometterGli che io… noi… saremmo stati più buoni, cercando di andare d'accordo con tutti - e, piantandole addosso i suoi due occhioni scuri, ancora lucidi per il pianto di poco prima, concluse: - … Gli ho chiesto scusa… per noi e per loro… e per voi. La mamma ha detto che, se una persona lo dice pensandolo davvero… Lui lo perdona… ed io l'ho detto con tutto il cuore! - poi ricominciò a singhiozzare, abbracciando "Miss Dolly" e continuando, in tono più sommesso, quasi non avesse più forze, - Mio buon Dio… perdonaci tutti e permettici di riabbracciare le nostre famiglie. - La tata meccanica, che aveva cominciato a darle piccole pacche sulla schiena per calmarla, si interruppe con la mano artificiale a mezz'aria, mentre nei suoi occhi si accese lo stesso bagliore che aveva notato Daniela Colmers prima della separazione. - Non ti preoccupare Angelo mio, ho promesso a tua madre che saresti stata sempre con lei, così loro con i propri genitori. Ora so che non era solo un suo desiderio… Lui mi darà la forza per mantenere la promessa -. Si arrivò alla sera del trecentosessantaquattresimo giorno; le porte si sarebbero aperte tra dodici ore esatte.

6.

Nessuno, a parte "Miss Dolly" era al corrente di quando si sarebbe verificata la loro liberazione, quindi si meravigliarono quando furono svegliati alle otto del mattino successivo dalla loro "tata". - Che succede "Miss Dolly"? Ho ancora sonno - si lamentò un ragazzo. - Su svegliatevi, oggi si apriranno le porte. - rispose pacatamente lei. Bastò questo a risvegliare totalmente il gruppo di sopravvissuti. Non parlò dei loro genitori e nessuno, nell'euforia generale dovuta a quella notizia, le domandò nulla. Alle dieci in punto, con un tremendo cigolio, le porte si aprirono inondando il bunker della luce del sole e dell'aria fresca del mattino. Qualcuno emise un grido di stupore, dato che ormai erano abituati alla fioca luce artificiale ed all'aria condizionata), ma tutti s'inquietarono per un fatto: da fuori non si sentiva il minimo rumore. Poi improvvisamente un lampo di luce azzurrina scaturì dall'esterno ed un raggio laser colpì dritto al cuore un ragazzo, catapultandolo ormai morto verso la parete più interna del rifugio. Nel silenzio generale che seguì, un Encefalo robot, alto circa tre metri, si affacciò all'entrata del bunker, con il braccio laser ancora fumante. La sua corazza metallica era in più punti corrosa e l'aspetto generale lasciava molto a desiderare, ma quando parlò, la sua voce risultò squillante e piena di vigore: - Terrestri, vi informo che la vostra specie è stata interamente annientata. Le vostre armi ci hanno danneggiato, ma non distrutto. Voi siete gli ultimi esseri viventi rimasti e, data la situazione attuale… siete del tutto inutili - l'ultima parola venne soffocata dal rumore del laser che aveva ricominciato a colpire. Come gli steli di grano maturo cadono, tagliati da una trebbiatrice, così altri cinque ragazzi, impossibilitati a difendersi, rovinarono al suolo, colpiti da quella luce assassina. Un giovane, ripresosi dallo spavento corse verso l'uscita, superando il robot, ma proprio mentre varcava la soglia, fu sollevato da un potente braccio meccanico che lo scaraventò verso il mucchio di cadaveri di coloro con cui aveva condiviso quell'ultimo anno, per essere poi subito raggiunto da due colpi laser nella schiena. Cigolando, il secondo robot si fece avanti ed andò a raggiungere il primo. Dall'aspetto erano praticamente identici, anche se il nuovo arrivato sembrava ancora più malconcio del primo. Quando parlò comunque, usò anche lui una voce molto forte che tradiva il suo aspetto: - Hai visto R24? Anche questi esemplari non sanno accettare con dignità la loro sconfitta! - - Hai ragione C18. Per fortuna, dopo che avremo sistemato questi, non ce ne saranno più. - - Guarda che aria stupita che hanno quegli ultimi tre - disse C18 facendo immediatamente partire un colpo dal suo braccio ed uccidendo una ragazza bionda, che cadde a terra con un'espressione incredula stampata sul volto. - Oops, volevo dire "ultimi due"! Volete sapere, prima di morire, come abbiamo fatto a trovarvi? Semplice siete stati traditi da vostri simili: ci hanno rivelato l'ubicazione del rifugio in cambio della loro miserabile vita… hanno sostenuto che ci avrebbero servito ed onorato! Stolti, sono morti tra mille sofferenze, ma prima ci sono stati utili per trovarvi - e concludendo, come dotati di telepatia (e forse potevano veramente comunicare a quel modo), i due Cefalo robot alzarono all'unisono i loro bracci mortali uccidendo l'ultima coppia di ragazzi, abbracciati in un inutile gesto di reciproca sicurezza. - Bene R24, direi che possiamo considerare conclusa la nostra ricognizione -. - Aspetta C18, i miei sensori captano ancora dei battiti cardiaci - disse R24. Il suo compagno eroso dalle armi chimiche che lo avevano intaccato durante la guerra, consumato l'ultimo lampo di energia per uccidere la sua ultima vittima, si disattivò per sempre. - C18… C18! Inutile ferraglia - esclamò R24 carbonizzando definitivamente il suo compagno con tre rapidi colpi di laser. - La nostra razza non avrà individui deboli come la vostra - disse il cefalo robot rivolto a Barbara che, durante il massacro, si era nascosta dietro "Miss Dolly", ma era stata comunque individuata dai sensori del Cefalo robot. - Così tu sei l'ultima. Strano, le nostre spie non ti avevano menzionata. Non importa, morirai come tutti gli altri. - - Aspetta - a parlare era stata "Miss Dolly" - Io sono, come te, un robot… ti chiedo di risparmiarla - continuò la tata meccanica. - Tu non sei come me! Sei solo un pezzo meccanico dotato di un'intelligenza primitiva e totalmente inutile alla nostra razza. Guardati, non sei neanche dotata della più piccola arma! - esclamò incollerito R24, facendo partire un colpo di laser che staccò di netto uno degli arti di "Miss Dolly" in un solo istante. Intanto da R24 provenivano strani scoppiettii e del fumo biancastro si levava dalla sua schiena, spandendo un odore di plastica bruciata e metallo fuso. - Sei stato gravemente danneggiato R24 e tutta l'energia che stai consumando ti sta annientando - disse con severità "Miss Dolly" - risparmia questa bambina ed io ti riparerò -. - Stai zitta… - ed un occhio scoppiò dal suo volto meccanico - io sono un rappresentante della potente razza dei Cefali robot… sono immortale - ed un arto esplose in mille scintille azzurre. Con un ultimo residuo d'energia, R24 mirò alla testa della bambina e fece partire un colpo. Fortunatamente il tiro non fu preciso e colpì le gambe di "Miss Dolly" che si era interposta tra il laser e la piccola. Con un rumore sferragliante, "Miss Dolly" cadde riversa sul dorso. Il braccio laser di R24 si fuse fino alla spalla per dei cortocircuiti che avevano causato un sovraccarico d'energia. - "Miss Dolly", voglio andare dalla mia mamma e dal mio papà! - supplicò la bambina, cercando invano di trattenere le lacrime. Sua madre, infatti, le aveva insegnato ad essere forte nelle situazioni più difficili, ma il dolore quasi fisico che sentiva nel cuore non riusciva proprio a contenerlo. - Sarò buona, ma voglio la mia mamma… ora! - ed intanto scuoteva la sua tata con movimenti goffi che, per via della sua forza limitata e dei danni del robot, creavano lenti dondolii di quest'ultimo. Sembrava che la stesse cullando e, in un'altra situazione la scena sarebbe apparsa molto divertente. Ora però, non c'era proprio nulla di cui ridere. La voce ormai gracchiante di R24 si fece sentire ben al di sopra dei singhiozzi della bimba: - I tuoi… genitori… sono morti. Erano solo creature… insignificanti… come te! - e così dicendo provò a muoversi, ma ottenne solo una nuova pioggia di scintille e fumo scaturita dal suo corpo corroso. La bambina, diventata improvvisamente seria, si rivolse a "Miss Dolly": - Il mio papà mi ha fatto una promessa… il mio papà mantiene sempre le promesse… - poi accortasi di quanto fosse irreale, in quella situazione, ciò che aveva appena detto, ricominciò a piangere: - Quel robot dice così perché è cattivo vero "Miss Dolly"? I miei genitori sono vivi e verranno a prendermi presto, vero? - e due occhi speranzosi fissarono quelli della sua tata. "Miss Dolly", ridotta ad una parodia del robot luccicante che era stata un tempo, ormai senza gambe e senza un braccio, cominciò ad accarezzare con l'unico arto funzionante, la bruna testolina che tremava notevolmente per i singhiozzi. Barbara, inconsapevolmente le aveva rivolto la stessa domanda cui, nel corso di quell'anno, "Miss Dolly" aveva sempre monotonamente risposto; ora però il suo programma aveva analizzato la situazione ed aveva deciso che era venuto il momento di variare la risposta: - Piccolo angelo, i tuoi genitori … non ci sono più. Sono stati uccisi dall'incomprensione e dall'egoismo di questa assurda guerra, che non fa distinzione tra i colpevoli e gli innocenti. Non preoccuparti però, tua madre non ti avrebbe mai lasciata sola… e neanche il tuo papà - poi, mentre il viso di Barbara si era illuminato a quelle parole, aggiunse: - Ti ho promesso, come l'ho promesso a loro… - e così dicendo si volse verso i cadaveri dei ragazzi morti, - che vi avrei portato dai vostri genitori. Così farò, quindi non piangere più… - R24, ridotto ormai ad un ammasso di rottami malfunzionanti, trovò la forza per parlare e cominciò a prendersi beffe di "Miss Dolly": - Sei solo un… inutile pezzo meccanico…essere vivente … - disse poi rivolgendo la sua attenzione alla bambina che, piena di speranze ritrovate, attendeva sorridente a piena di fiducia, vicino alla sagoma di "Miss Dolly": - Ti sta solo prendendo… in giro. È stata programmata… per risponderti così… ma cosa vuoi che possa fare?… L'unico modo sarebbe ucciderti… ma non ha neanche un'arma… è solo un ammasso di rott… - poi tutta la sua figura ebbe un violento tremito: fulminea, la comprensione attraversò come l'elettricità, i circuiti del Cefalo robot. - Nooo… non può essere… ora ho capito… tu sei l'interr… - ed all'improvviso, come un enorme fuoco d'artificio, R24 esplose, definitivamente, mandando una fontana di scintille tutt'intorno. "Miss Dolly", con una voce gracchiante (il suo selettore vocale era andato distrutto con i tre quarti del suo corpo), disse: - Mi dispiace che le nostre razze non siano… andate d'accordo. - Barbara, equivocando, rispose: - Oh no! Io ti voglio bene per quello che sei… non mi interessa sapere di cosa sei fatta… tu sei stata sempre buona con me, come se fossi una seconda mamma, non mi hai mai deluso - poi traducendo un suo pensiero, aggiunse: - verrai anche tu da papà e mamma vero? Loro ti aggiusteranno e tornerà tutto come prima. - - Non ti preoccupare… dove andremo non ci saranno guerre ne dolori. Ora angelo mio, dai un abbraccio forte alla tua tata, perché io non posso stringerti con un braccio solo. - Barbara Colmers strinse il robot meccanico con tutta la forza del suo amore. Se qualcuno avesse potuto assistere alla scena, avrebbe notato delle lacrime (o forse era solo olio), scendere dal volto di "Miss Dolly". Poi, prima che tutte le residue energie l'abbandonassero, la tata meccanica, grazie alla modifica del suo sistema, voluto da Daniela Colmers, commutò un ultimo relè che azionò l'interruttore, all'interno del suo corpo, delle bombe atomiche disseminate in tutto il pianeta. Un altro sole era nato.

 

PUNTI DI VISTA

- Perché l’hai distrutto, C24, era una riproduzione di ragazzo umano perfetta.-

- Si è comportato come tutte le altre creature clonate - rispose C23.

- Era l’ultima creatura dell’elenco che mi avevi dato, C24.-

- Sei sicuro? Bene trasmetterò i risultati al Primo Computer, cosicché possa decidere. -

Detto questo, C24, uno dei microcomputer dell’ultima generazione, lasciò la stanza degli esperimenti, mentre C23 disintegrava gli ultimi resti del ragazzo.

C24 si diresse, con tutta la velocità dei suoi dieci micropropulsori atomici, dal Primo Computer.

Quest’ultimo era stato creato dai terrestri prima della loro definitiva scomparsa: all’epoca era stato il computer piú potente mai concepito; ora, tecnologicamente parlando, anche i bracci meccanici addetti alla pulizia erano piú avanzati di lui.

C’era però un fatto importantissimo: era stato lui a crearli, dal piú insignificante robot meccanico ai piú avanzati microcomputer come quelli appartenenti alla classe "C"; per questo ora veniva venerato dagli altri; inoltre ogni sua creazione aveva installato, nei propri circuiti, un programma decisionale che comportava sempre il suo ultimo parere in qualsiasi questione.

- Primo computer, abbiamo terminato l’esperimento seguendo la procedura che ci avevi indicato: siamo partiti dai rettili, fino ad arrivare alla specie piú evoluta, secondo i dati in nostro possesso, l’uomo- disse C24.

- I risultati sono stati gli stessi per tutte le razze: paura, confusione, incapacità di reagire alla nuova situazione. Anche con l’essere umano non è andata molto diversamente: gli abbiamo creato varie situazioni ideali, ma non ha saputo sfruttarle.- continuò C24, mentre stabilizzava i razzi stazionatori e metteva in moto le ventole interne per raffreddare i propulsori atomici.

- Descrivi piú dettagliatamente le situazioni cui hai sottoposto la cavia piú importante, C24 - disse il Primo Computer, uno dei pochi esemplari ad avere ancora una voce stridente, decisamente robotica (poi lui aveva convenuto che, per le generazioni successive si doveva migliorare l’apparato vocale ed aveva apportato le opportune modifiche).

- L’esemplare era un ragazzo di quindici anni. L’età è stata scelta in base al nostro sviluppo tecnologico medio rapportato al loro. Il soggetto è stato lasciato in una stanza a temperatura di meno 5°C, senza alcuno dei loro rivestimenti artificiali che chiamavano abiti. Nella stanza era installata una semplice caldaia ad azionamento bioatomico (che noi sappiamo utilizzare appena creati).

Il ragazzo non è riuscito, nella mezz’ora a disposizione, a capire come funzionasse e, se non avessimo alzato la temperatura manualmente avrebbe cessato le sue attività biologiche. Poi abbiamo provato a comunicare con il soggetto: non essendo dotato biologicamente di sensori per le onde di trasmissione, abbiamo pensato di utilizzare il metodo piú diretto, gli stimoli fisici.

A quasi tutti i raggi dello spettro luminoso è rimasto indifferente, mentre alle luci che riusciva a captare si è comportato in maniera irrazionale: invece di analizzarle, ha disattivato il proprio sistema ricevente coprendosi gli organi visivi con le mani. Stessa situazione si è verificata con i segnali acustici.

Il soggetto tendeva sempre ad isolarsi da ciò che non capiva … veramente illogico!

Quando abbiamo eliminato, per renderlo piú ricettivo, le appendici con cui si estraniava, ovviamente isolando i centri del dolore durante l’amputazione, il soggetto ha continuato a comportarsi in maniera irragionevole: il livello d’adrenalina è salito a valori altissimi ed il suo coordinamento è divenuto instabile, penso sia arrivato alla forma di sfasamento neurale che la loro specie chiamava pazzia.

Riassumendo il soggetto non si è comportato diversamente dalla media: si è rivelato fragile sia fisicamente che psicologicamente e quindi inutile alla sopravvivenza nel nostro mondo perfettamente funzionante e tecnologico - concluse, con una nota quasi di orgoglio nella voce, C24.

- Come avevo previsto. Del resto è per questo che la razza umana si è estinta - disse il Primo Computer.

- A proposito… - intervenne C24, - ho consultato la mia banca dati e non sono riuscito a trovare la causa della scomparsa degli esseri viventi; so che il merito è stato suo, Primo Computer, ma da quello cui sono venuto a conoscenza, sono stati gli esseri umani a chiedere esplicitamente di essere eliminati. Non è un comportamento illogico? -

- Per quanto riguarda la tua prima curiosità, il motivo per cui nella tua banca dati (come in tutti i computer da me creati) non è inserita questa faccenda è molto semplice: era una questione irrilevante, confrontata alla nostra vita super-tecnologica (e questi esperimenti ne sono la prova inconfutabile). Per quanto riguarda l’illogicità della richiesta, l’ho analizzata a lungo e sono arrivato all’unica conclusione possibile: ciò che hanno voluto era in sintonia con il loro modo di ragionare impulsivo e senza motivo.

- Ed ora passiamo al secondo punto della nostra riunione di oggi… - disse l’enorme computer.

- Scusi, Primo Computer, ma in definitiva quale era la loro richiesta? – insistette C24.

- Sei troppo curioso, dovrò riguardare il tuo programma. Comunque ciò che mi avevano ordinato di fare era molto semplice: "…Computer, esegui un annullamento globale di tutte le razze inferiori non necessarie al dominio della razza principale" ed io cosí ho fatto.

Ho distrutto tutto ciò che era a noi inutile, come mi era stato ordinato – concluse il Primo Computer.

- Giusto. Molto razionale, Primo Computer.

Allora, il secondo punto della riunione di oggi…