Rogozin

il mio pseudonimo è rogozin. sono vivo in roma e lavoro nel settore informatico. lavoro per poter leggere, ascoltare musica ed andare al cinema. scrivo mentalmente, in continuazione, ma solo di tanto in tanto prendo in mano la penna o la tastiera. il racconto che vi invio l'ho scritto qualche anno fa, all'inizio dell'era tangentopoli. il personaggio di cui si parla è forse identificabile con un uomo politico scomparso recentemente ( riconoscibile per le malefatte pubbliche) ma i fatti privati sono frutto della mia fantasia e trascendono da qualsiasi riferimento a persone reali, ho solo cercato di descrivere uno stato d'animo in un momento tragico.

ho utilizzato la sessualità come chiave per aprire le porte di un'animo travagliato e non per morbosità fine a se stessa (almeno spero che sia così).

- L'onorevole segretario -

L'onorevole segretario scende dalla macchina con la grinta corrucciata che gli è consueta. Affronta con impeto la porta girevole dell'hotel e se ne fa inghiottire senza neanche salutare la scorta.

Questa non è una dimenticanza usuale per lui.

Ha raggiunto il suo appartamento e si lascia cadere sul letto con tutta la gravità dei suoi novantotto chili.

Si toglie gli occhiali e si scherma gli occhi con il braccio.

Con due movimenti secchi dei piedi si libera delle scarpe e raddrizza la linea delle gambe fin li penzoloni dal letto.

Rimane così alcuni minuti.

Il suo collerico carattere è in subbuglio. Sta cercando di combattere la rassegnazione. Il segretario conosce bene il suo carattere. Innumerevoli volte gli ha consentito di uscire da situazioni complicate. Ma questa non è una situazione complicata. L'evidenza dei fatti è netta. La conclusione anche. La sua carriera politica è finita.

Il segretario sa che combatterà energicamente per molto tempo ancora. Lo deve fare. Per sé stesso e per chi l'ha seguito fin qui. Ma il segretario sa anche che è finita. Irrimediabilmente.

Dopo una prolungata immobilità si allenta il nodo della cravatta e si sbottona il panciotto.

Alla cieca fruga la parete finché non trova un pulsante che preme per due volte.

Da una porta che introduce in un appartamento attiguo entra una donna. È una signora di quaranta anni apparenti. Non è molto alta ma di aspetto piacevolissimo. Anzi provocante. È fasciata in un tailleur che sembra trattenere a stento le sue forme traboccanti. Ha lunghi capelli neri e lineamenti procaci. Rimarcati da un trucco esibito. La sua bellezza ha appena perso un po’ di freschezza e di agilità. Con gli anni ha però guadagnato quel fascino tutto particolare che nasce dall'ostentazione di una sessualità vissuta e consapevole.

La signora si avvicina al segretario e si china sul suo volto.

I risvolti della giacca si arricciano e scoprono in tutta la loro evidenza il gonfiore dei seni.

Il segretario non è scosso da questa visione. Evidentemente ne è abituato. Forse pensa ad altro.

La signora si fa premurosa. Carezza la fronte del segretario e domanda se ha bisogno di qualcosa.

La risposta è la richiesta di un whisky e di due aspirine. La signora esegue fedelmente senza protestare. Sa bene che il segretario non può essere dissuaso.

Il segretario tracanna il whisky e chiede una sigaretta. La signora ne accende una anche per sé e si accovaccia accanto al segretario.

- Quei bastarti. Alla fine hanno trovato il coraggio per compiere l'infamia più grande.

Il segretario ha un fremito. Il tono confidenziale e rilassato lo getta finalmente nello sconforto. La voce gli viene fuori impastata e rotta dai singhiozzi.

- È la fine. La fine di tutto.

Si passa una mano sugli occhi e aspira la sigaretta con avidità. La signora rovescia il suo corpo sul segretario e lo bacia ripetute volte sulla fronte e sulle labbra.

- Non dire così. Lo sai bene che sono tutte calunnie. Devi lottare per fare emergere la verità. Troppa gente ti sta tradendo. La pagheranno cara i vigliacchi. Maiali schifosi.

Il segretario posa la sua grande mano sui fianchi della signora e la carezza pensieroso. Lentamente sale fin sotto il collo e poi sul torace. La signora sussulta e docile si toglie la giacca. Il gesto appena compiuto la dispone all'intraprendenza.

Costringe il segretario alla passività e mentre lo bacia appassionata lo libera della cravatta e della cintura. Ora insiste con la mano tra i pantaloni del segretario. I suoi gesti risoluti sembrano promanare da una saldezza d'animo ammirevole.

- Tutti la dovranno pagare. La verità non può essere sepolta dalle menzogne.

Il segretario ha una smorfia di dolore.

- Non esiste la verità assoluta in politica. Non è mai esistita. Chi detiene il potere stabilisce anche i confini della verità. Io sono finito. Mi hanno fatto fuori. Sono impotente.

Il segretario assume un tono sarcastico e agguanta la mano della signora posata sul suo sesso.

- Anche in questo sono impotente. È inutile.

- Non è inutile. Lo sai bene che è solo un fatto nervoso. Devi lasciarti andare.

Il segretario è nuovamente vittima della commozione.

- Sei troppo cara. Meriti ben altro da me. Ho un appartamento ......... pulito ........ insomma voglio dire che nemmeno un'illazione ne può metterne in discussione la legittimità . Ho dato incarico di intestartelo. Ho anche trasferito una certa cifra sul tuo conto.

La signora ha un accenno di indignazione subito sopraffatta dalla commozione.

- Non è questo che voglio da te. Mi offendi.

- È un atto dovuto. D'ora in poi farò solo atti dovuti.

- Darai le dimissioni ?

- Si ma non subito. Voglio che appaiano come un atto politico e non come una concessione ai farisei dell'ultima ora.

- Ormai sono tutti contro di te. L'opportunismo non teme la vergogna. È uno schifo.

- E non è certo finita. I prossimi mesi saranno uno stillicidio di infamie e di calunnie. Non escludo neanche che si arrivi all'atto estremo. Vedo già qualcuno che con voluttà prossima all’orgasmo reclama che mi si imponga l'umiliazione delle fredde sbarre di ferro richiuse alle mie spalle.

Il segretario ha un imponente moto di collera che si concentra nel pugno serrato della mano. Una grossa vena violacea gli pulsa violenta sul collo.

- Eh ma se si dovesse giungere a questo giuro che me li porto tutti dentro con me. A costo di testimoniare il falso. Ma non ce ne sarà bisogno. È sufficiente quello che so. Quello che ho visto in tutti questi anni. Mi si vuole far passare come l'unico mascalzone del sistema. Ma io li sconfesso tutti. Opposizione inclusa.

La signora si prodiga premurosamente per far sbollire le escandescenze livide del segretario.

- No. No. Caro. No. Non devi pregiudicarti la salute. Non dargli questa ulteriore soddisfazione. Dimostrati forte agli occhi di tutti. Che si rodano il fegato nel vederti sereno. Combattivo. Vedrai che ne uscirai. È interesse di tutti che il clamore si plachi. Alla fine lo capiranno. Altrimenti toccherà la stessa sorte ad ognuno di loro. Si troverà una soluzione accomodante. Non può essere colpevole l’intero sistema delle leggi tacite che lo hanno regolato e che tutti hanno accettato nell'interesse comune.

- Non sono sicuro che finirà così. È troppo ghiotta l'occasione di spazzare via tutto il vecchiume. Senza distinguere quello c'è stato di buono da quello che c'è stato di pernicioso. Ho lottato anch'io contro le vecchie consorterie. Gli ideologismi arcaici. I massimalismi. Si può dire che sono stato il solo a voler rimuovere la ferraglia arrugginita che ostacolava l'esercizio di una governabilità efficiente e moderna. Ed ora vogliono che sia il solo a pagare per il marciume che non ho inventato io.

Un marciume purtroppo necessario finché l'associazionismo ha bloccato lo sviluppo del paese. Questo non lo vogliono dire. Forse io ero l'unico ingenuo del paese. L'unico che lavorava per l'interesse generale. Per una riforma graduale ma virile del sistema. Evidentemente gli altri sguazzavano nel marcio per il solo gusto di farlo. Per un interesse privato.

Ero solo anche allora come lo sono adesso.

Mi rimani solo tu.

E mia moglie.

Scusa se la nomino. Sai che le sono affezionato e riconoscente. È stata sempre comprensiva. Mi ha sempre perdonato di questo giaciglio adulterino.

Un silenzio denso di convenienza ingolla i due amanti.

Il segretario solleva la signora su di sé fino a trovarsi con la faccia schiacciata sotto il suo seno. La signora si fa mordicchiare poi con un gesto ieratico carico di devozione si libera del reggiseno. La faccia dell'onorevole segretario è soffocata da una profusione di umori esotici. Una mollezza traboccante che lo ricopre da ogni lato. Con la bocca cerca l'ampio rosone dei capezzoli scuri della signora. Succhia un capezzolo che si erge in un turgore prepotente. Non si cura della sua impotenza. Ne è abituato. Forse è addirittura sollevato dal non dover compiere un ulteriore atto dovuto. Negli ultimi anni la politica ha assorbito tutte le sue energie vitali. Un coito mal consumato sarebbe stato un'insidia per il suo orgoglio proiettato verso l'onnipotenza. Ad una sessualità frettolosa e carica di ansie ha col tempo sostituito una tecnica di rilassamento fatta di carezze spinte e frasi ansimate.

Da quando la signora è apparsa nella sua vita donandosi con disinteresse e sottomissione nessun'altra donna ha mai più assolto a questo compito.

Il segretario succhia avido dal seno generoso della signora.

Con uno spasmo di soddisfazione sussurra una domanda.

- Sei bagnata ?

- Si.

- Fammi suggere il tuo nettare inebriante. Voglio dimenticarmi di tutto.

La signora si denuda il ventre e offre il suo calice muliebre alle labbra avide del segretario.

E il segretario sugge ossessivo per placare la sua sete smodata e perversa sugge con instancabile lena il nettare di Venere di quella coppa divina sugge con le labbra livide come se suggesse un latte materno purificatore sugge come se quella suzione servisse a rigenerare le linfe vitali del suo corpo sugge come se si stesse abbeverando ad una sorgente di acque limpide e cristalline dopo una lunga marcia in territori aridi e inospitali sugge e si bagna le guance sul vello zuppo della signora che si dimena convulsamente diffondendo sonori rantolii di piacere che alimentano di nuovo vigore l'accanimento selvaggio del segretario che con la lingua fruga fra le carni madide assaporandone il tepore vitale più che il gusto salmastro di quelle secrezioni che sgorgano inesauribili da quel corpo fertile dal quale il segretario sugge inebriato dall'atto stesso della suzione e non pensa a niente sugge e non pensa a quando giovinetto frequentava l'istituto dei gesuiti portando i calzoni corti che vanamente cercavano di ingentilirlo nella sua goffaggine innata rimarcata dalla ridicola divisa alla marinara così come quel mantello nero riversato sulle spalle rotonde e possenti sugge e non pensa al padre amorevole ma severissimo nella salvaguardia dei principi morali sugge e non pensa alla madre premurosa coi figli e solerte nella conduzione della casa complice omertosa di cento e più marachelle non pensa al primo ceffone stampatosi sulle sue guance rubiconde quando il padre lo sorprese che con altri scolari canzonava un vecchio artigiano ridotto alla mendicità da un male deformante e non pensa alle Sue parole indignate che gli inculcarono con forza il rispetto per i ceti più deboli e per la classe operaia in particolare non pensa a come quelle parole attecchirono nel suo animo ancora grezzo fino a sbocciare in nobili ideali che fecero piangere di gioia il padre quel giorno che decise appena ventenne di prendere la tessera del suo stesso partito non pensa che quella tessera è ancora posata nel suo portafogli nella tasca sinistra della sua giacca sovrapposta a quella col numero uno appena rinnovata da qualche mese non pensa alle riunioni nella sezione della sua prima militanza quando intimidito si limitava ad osservare i volti dignitosi degli oratori non pensa con quanta apprensione si preparò al suo primo discorso e come fu salutato da affettuosi applausi una volta che ebbe finito e come il segretario di sezione lo rimbrottò bonariamente per l'eccessivo insistere sui riferimenti ideali a scapito di quel sano pragmatismo indispensabile a preparare il terreno per la coltura di quegli stessi ideali sugge e non pensa al primo incontro con la futura moglie avvenuto fra i banchi legnosi dell'università statale quando lui le si avvicinò con la scusa banale di chiederle gli appunti di alcune lezioni che aveva perse per gli impegni nel partito non pensa che di lei l'avevano colpito l'eleganza dei modi e la sicurezza dei movimenti accompagnati da un largo sorriso e da una disponibilità alla socializzazione che il segretario le invidiò da subito perché erano due qualità che lui non sapeva esprimere con naturalezza pur sentendo una forte inclinazione alla socialità sugge e non pensa che non era bellissima la sua futura signora ma effondeva gentilezza e fermezza al tempo stesso e tanto bastò al segretario allora studente per innamorarsene di un amore tenero e duraturo appena scalfito dalle numerose relazioni che il segretario si è sempre concesso fin dai primi anni di matrimonio non appena si fu esaurita l'attrazione sessuale verso la moglie che d'altronde fra le tante qualità intellettuali non dimostrò mai una particolare attitudine a corrisponderlo negli stimoli carnali ma si dimostrò una compagna esemplare nel sostenere l'ascesa politica del marito mentre questi usciva dalla sua mestizia e assumeva quel carattere deciso e travolgente pieno di generosità verso gli amici e spietatezza verso i nemici intransigente nel sostenere le cause ritenute giuste e sferzante verso le idee ritenute sbagliate arrogante e intollerante dentro e fuori il partito ma prima dovette imparare a sorridere suadente e a persuadere e molto imparò dal fare innato della moglie e a mano a mano che imparava l'arte del convincimento cominciò a gustare con voluttà crescente il piacere della leadership e dell'esercizio del potere sugge il segretario e non pensa come con altrettanta cupidigia bramò di possedere un potere sempre maggiore e come l'ottenne maturando quello che si chiama carisma che via via accoppiato al potere si arricchì di coloriture accessorie quali una certa forza ammaliatrice e più in la una prepotente carica erotica con le quali attraeva nella sua orbita politica sciami di professionisti di tutti i settori della società civile accattivati dalle sue idee semplici espresse però con forza e convinzione aiutato da una qualità tanto rara quanto preziosa come il fiuto politico che gli consentiva di carpire nell'aria le aspettative della gente e di tramutarle in slogan efficaci e stentorei e come era bravo a demolire le tesi degli altri con frasi colme di disprezzo e di sarcasmo spesso grezzo più raramente raffinato e come era generoso con chi lo seguiva trovando a questo un posto in una qualche televisione a quest'altro la direzione di un giornale a un altro di una banca o un ministero un assessorato un consiglio di amministrazione la presidenza di un ente pubblico di una USL un appalto un prestito una concessione una dilazione una legge ad hoc un finanziamento un intervento straordinario una intercessione a favore o a sfavore contro terzi un atto censorio un decreto un atto dilatorio una distrazione un permesso un concerto un'assegnazione un assenso un largito una proroga un differimento una protrazione un rinvio un'autorizzazione una licenza un consenso un divieto un'inibizione una proibizione una richiesta un lascito un'indagine un avvertimento un'inchiesta un intervento un'interposizione un ammonimento un consiglio 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così che l'eccesso potesse essere stornato a vantaggio del partito tra la soddisfazione ed il guadagno di tutti ma il segretario sugge e non pensa a tutto questo sugge e non pensa neanche agli anni eroici della scalata al partito quando ancora usava il tram e la domenica andavano in campagna col treno ospiti del vecchio scrittore amico del padre e amico del partito e si faceva salotto con altri amici venuti dalla città ma niente di mondano solo parole colte sulla letteratura e sulla politica e il segretario giganteggiava con la sua schiettezza affabile le sue frasi altisonanti e i suoi proclami battaglieri che volevano rinnovare il partito la politica e la società e ci riuscì ma prima imparò che per poter operare in politica occorre conquistare il potere e una volta conquistato il potere va conservato e il segretario imparò che la conservazione del potere finisce col diventare l'occupazione primaria e il potere stesso diviene il fine di ogni azione finché un giorno non avviene qualcosa di imprevedibile fino al giorno prima per chi aveva dimenticato le leggi della storia che è come una grande macina da mulino che tutto riduce in polvere ma il segretario sugge e non pensa a tutto questo sugge e ascolta il rantolio della signora dalle frequenze sempre più ravvicinate e con le mani cerca di fermare il dimenarsi primitivo del suo bacino fin quando un rantolo più ampio e gutturale degli altri precipita i due corpi in un silenzio assoluto.