Sand Vincent

Scrivere è come andare a letto con una bella donna, fare all'amore e poi ci si alza e qualcuno ti dà dei soldi. È troppo. (Charles Bukowski)

Sono Sand Vincent [Sand.V@infinito.it] e sono uno scrittore o una prostituta il che poi è lo stesso! Non dirò cosa non sono o cosa vorrei essere, mi pregiudicherei la possibilità un futuro di scrivere un'autobiografia, naturalmente falsa. Dove mi vedo fra qualche anno? Facilissimo tutto ricoperto di sabbia in un deserto africano, ardere il giorno e aspettare gli avvoltoi la notte, sognando la Magna Grecia e qualche utopia. Il mio credo: soprattutto in questi giorni, diffidare degli Unti dal Signore.
Se mi volete potete trovarmi qui: http://www.sirian.freeweb.org
Sempre Vostro.
Sand V.

Je suis fou.

Natale

Napoli, Napoli che passione…. A natale la città sembra esplodere… inspiegabilmente! Perché vedendo in ogni giorno dell'anno le strade, le piazze, i vicoli, i marciapiedi, le strettoie, i cantieri, le strisce blu, bianche, gialle, i semafori rossi e le buche nere sembrerebbe di essere già al collasso, ma qui vi è un fenomeno strano (tipo triangolo delle Bermuda) che mi piace definire come PUNTO CRITICO COSTANTE, una sorta di eccezione spazio temporale delle leggi fisiche e mentali che regolano l'universo… Questa è la Napoli città inferno come Calcutta o New York, il suo equilibrio perfetto probabilmente tiene uniti insieme tutti i pezzi del mondo, ma ha ancora una possibilità espansiva che si rivela quando il partenopeo da fondo a tutte le energie sue e della sua tribù, quando profonde il meglio di tutta quell'arte di vivere la cui storia si tramanda di generazione in generazione, segretamente custodita all'interno di ogni famiglia… questo quando che sconquassa in maniera definitiva ed incontrovertibile l'ordine naturale delle cose è l'arco temporale che congiunge due anelli di una scellerata catena: la vigilia di Natale e l'ultimo dell'anno, cassa di risonanza di tutte le gioie, i piaceri, le angosce le perversioni che, compresse all'interno per OTTOMILACINQUECENTOSESSANTOTTO [8568] ore, implodono violentemente nel botto cosmico del capodanno dell'ultimo giorno, dell'ultimo anno, dell'ultimo secolo, dell'ultimo (?) millennio BOOM!

Cosa succederà quando tutte le razze con i loro colori e l'inevitabile seguito d'imprevedibili sfumature costringerà il cuore della città in un angolo stretto stretto sì da fondere il caos all'anarchia? In questa futura presente megalopoli di provincia sarà natale ogni giorno e sempre pasqua e si festeggeranno Maometto e il Budda, e Manitu e Thor… Riti tribali d'una società tanto perfetta ed evoluta che ha scelto inconsciamente di ripetere la sua storia. Forse che non scorgono i suoi cittadini un futuro? non immaginano la loro diversità, perché è già irriconoscibile il presente, frastagliato, disseminato, esploso in un crogiuolo di menti pensanti con idee, azioni, dolori, vite, giorni, millenni incommensurabili…

Se allora in questa enorme Babele terrena una formica, un piccolo uomo che ha conosciuto tutti gli uomini e tutte le donne, che ha vissuto in unico luogo uguale alla terra intera, che ha occhi spenti perché non vuole vedere, che ha i colori delle genti che lo hanno incrociato sfumandolo, scolorendo un po' della propria razza. Se quest'uomo invece di correre per le labirintiche strade in cerca di doni conoscesse già il suo regalo. Se questo regalo lo porgesse sotto l'albero del mondo, con le palle grandi come palazzi e le radici ben salde fra Palazzo San Giacomo, P.za Garibaldi e l'Ilva a Bagnoli. Se le luminarie dell'albero di natale fossero dei gran filari di lava tirati fuori dal Dio Vesuvio. Se sulla cima di tale sproporzione anziché una stella ci fosse l'uomo con un megafono che urla al mondo il suo natale, mentre i rami più bassi emanano la luce del fuoco avvampante. Se cento, poi mille, poi un miliardo di improvvisati boscaioli metropolitani tentassero di tirar giù quel megafono e i suoi auguri funesti. Se tutti i sindaci e le papere del mondo starnazzassero le loro soluzioni per la crisi e nessuno li ascoltasse. Se negli USA costruissero un albero ancora più alto e anch'esso prendesse fuoco. Se l'albero cadendo provocasse un terremoto di pastiere e piovessero struffoli in un cielo stellato e rosso, con le stelle che facessero una festa d'intermittenza. Se tutto questo accedesse forse l'Eccelso, il Grande Padrone di Casa deciderebbe di staccare la spina e l'ultima voce potrebbe essere quella stridente di un solo ossessivo megafono, eccessivo, ripetitivo - BUON NATALE ~ BUON NATALE ~ BUON NATALE ~ BUON NATALE

Morale. Napoletani, schegge impazzite d'una follia collettiva, non aspettate la mezzanotte, non abbuffatevi di capitone, non guardate lo speciale tv sulla natività, non promettete Babbo Natale ai vostri bambini. Aprite subito i vostri regali, anzi aprite anche quelli che avete comprato per i vostri amici perché un piccolo uomo potrebbe provocare un'isteria incontrollabile ed i vostri regali rimarrebbero ancora lì impacchettati, a disposizione solo del padrone di casa la mattina dopo, qualunque essa sia!


Shading Jazz

Io sono. Un nero nella notte nera, di una città nera o bianca, sfumata e fumata nella notte, giro la notte fra strade scure e semafori illuminati, macchine e fumi. Scendo, scendo ancora verso accessi improbabili d'una bettola da fine millennio, un po' bordello un po' club, aspiro l'odore dei sigari ed il tanfo delle vecchie puttane, le macchie alle pareti, le foto di un'altraAmerica e poca, pochissima luce sporca, sento l'odore del Jazz. Taglio la periferia con il mio odore che segue la scia, io ascolto il Jazz, le mie orecchie intasate, i miei occhi gonfi di strade, asfalto, cemento, cemento, asfalto e chilometri e miglia e una macchina scassata che suona, suona e urla nella notte e carica scarica ricarica… Mi offrono, s'offrono al nero, ma io scendo e non vedo, chiudo gli occhi della mia mente annebbiata non sento, immagino il mio inferno fatto tutto di musica e musicisti, pazzi sporchi sfatti jazzman, i grandi, i maestri. Louis, Duke, Charlie, perché mi guardate? E mi vedete in questa terra di nessuno che odora di sperma e di coca? sul litorale del mondo dove s'incontrano culture ed usanze e si confondo s'infondono, si mischiano per trantamilalire ed un quarto d'ora - fai presto. No! Non dovete sapere voi che io esisto. Non dovete sapere che vivo della vostra musica, che rubo le note e l'anima e mi ci aggrappo, mi stordisco, inietto diretto nel cervello l'ebbrezza della notte e vorrei ballare, sembra di gonfiarmi, di scoppiare, improvvisamente stretto in questa macchina di sera sulla litoranea mi sento sottosopra, ma che musica… che effetti… Siete lontani, siete irraggiungibili nel tempo e nello spazio, nei vostri luoghi che sono da dio anche quando fanno schifo, perché la vostra è l'America e io vi amerei se non fossi qui all'inferno e voi non sapeste, non aveste mai sentito la mia voce stonata, ma così no! Caricare scaricare caricare, questa vita non fa per voi, questa vita è solo mia e non posso suonarvela, non muovo le mani, ho i piedi incastrati e non posso ballare, la musica mi scappa via. Spegniti musica! tu non sei fatta per morire su questa strada, una notte nera, le nigeriane da trasportare… sfuma musica bastarda, va ad illudere qualcun altro, ti odio io non ti voglio, sto morendo e non ho tempo, l'ho consumato tutto, me lo hanno succhiato in qualche bordello, me lo hanno sporcato di sangue ed umori, se lo sono comprato ed io sono rimasto indietro, temporitmotempo, adesso non è più il tempo del mio assolo di musicaJazz.