Marco Marianello

ho 28 anni, laureato in economia e commercio con votazione mediocre, scrivo per passione, per passare il tempo, perchè non do fastidio a nessuno...tranne a chi legge...

Lettera di un suicida ad un altro suicida.

Caro…caro….collega?
È tutto pronto. Una marlboro rossa, morbida…Ah che profumo. Un mezzo Jack e qualche minuto da autentico, unico bohemiene.
Il bello è che non so cosa scriverti, è una questione di coerenza. Ha mai importato a qualcuno quello che ho scritto? E tu cosa saresti l'eccezione?
Sei stato scelto, o meglio, come si dice adesso, nominato. Sì, sei capitato tra il foglio e la penna. Se stai scomodo dimmelo, tanto non puoi muoverti.
Se fossi qui saresti ricevuto come l'ospite d'onore nel mio angolo da miserabile: un divano impudico che spalanca i braccioli e mostra la gommapiuma, una luce sonora di falsi contatti, un frigo buio che sa di tradizione, un tavolo che insegna la bachada, una tapparella ad altezza orizzonte, il fumo negli occhi e il bruciore nella gola. L'atmosfera parallela di chi sta per essere sfrattato o di chi percorre chilometri e chilometri di metro con la sua fisarmonica dai soli tasti bianchi.
Non ti nego che il lungo soprabito fetente mi ha permesso di riscaldare molte donne. Non le ho drogate né ipnotizzate. Lo hai pensato vero? Sarà il fascino della divisa…da trasandato. E pensare che alla mia ex ragazza la barba incolta dava un enorme fastidio.
Quali donne? La donna rampante dalle unghie curate, lunghe e conquistatrici, la casalinga del piano terra, pelle liscia e profumo di svelto, la collezionista di esperienze, giovane e spensierata con tante difficoltà da superare, e una sorella, suor germana. Non quella delle ricette! La vita ti riserva della sorprese no? Ogni giorno può essere una ricorrenza da festeggiare con un pacco regalo.
Sto ancora pagando a caro prezzo i doni che ho ricevuto. Ognuno ha i propri problemi, non c'è oggettività nell'affrontare le situazioni. Io ci metto le mie fantasie, i miei colori, tu i tuoi.
Sono così convinto di star male che a volte penso - come hai fatto fino ad ora? - e sono pienamente d'accordo con quelli che dicono - c'è chi sta peggio -.
Bel dilemma dunque.
Ho iniziato a manifestare i primi sintomi da ragazzo, poco prima di intraprendere la carriera universitaria. Il virus "del condizionale" già aveva investito le sue ricchezze nella mia personalità. Un piano di accumulo a lungo termine con rientri sempre crescenti. Che strategia! Io ci ho provato con le azioni parmalat. Che te lo dico a fare.
Vorrei, vorrei, esaudire tutti i sogni miei…fortunatamente non sono parole mie. Questo è il biglietto da visita. Quante volte ti è capitato di dire "vorrei"? Impossibile contarle. Non devi fare caso al numero, ma alla consistenza.
Avrei voluto fare tutt'altro rispetto a quello che ho fatto. Chi semina, raccoglie. Ho seminato le mie intolleranze alimentari. Scelte sbagliate, momenti sbagliati. Ha vinto il caso, fuori casa.
Una schizofrenia creativa si vanta continuamente con i neuroni, li schernisce e li inganna. Ho messo in piedi un actor studio senza ricevere alcun riconoscimento. Quante volte mentre i capelli mi rimanevano tra le dita ho doppiato me stesso e ho vissuto in differita. Non ho mai saputo gestire la diretta. Ho dato nuovo corso alle cose già state…ma solo nella mia testa. Non vado a raccontare cazzate in giro. Penetro la visione di quello che avrei voluto vivere. Intanto quello che è accaduto, è tutta un'altra cosa. Mi capisci vero? E sai qual è l'effetto del virus? Bravo, ero sicuro che lo avresti saputo: l'inconcludenza. La polvere si posa su tutte quelle belle intenzioni che tanto hanno appagato la coscienza e arricchito la personalità. Su trenta libri, venti non ricordo neppure il titolo, la custodia della chitarra è preda della ruggine, ho partecipato a due lezioni di teatro, tre di nuoto, una di karate, quattro di web designer. Attestati di partecipazione e superamento corso: zero.
Il lavoro? Al momento sto aspettando risposte…Ho inviato molti curriculum con lettere demotivanti.
Altruismo sfrenato. Ti dice niente? Anzi, ti sarai chiesto perché non se ne è parlato prima.
Il fine è sempre quello: fuggire da se stessi. Certo, visto che va tutto storto cosa altro vorresti fare?
Inizi ad elargire buone azioni, come un apostolo a lezione di miracoli. Ti preoccupi del prossimo, lo accudisci, lo segui. Guai a non esserci quando ti cerca!
Che noia parlare di se stessi…come una partita di tennis sulla terra rossa. Batte l'ascolto, risponde il consiglio. Tutte le parole vanno a finire sul nastro. Trovi calore nei problemi degli altri, fai parte della famiglia dei turbati e dei turbamenti. - Per me sei come un fratello - , vai in giro a stravolgere genealogie e ti rendi conto che il mettere le mani avanti costituisce una difesa insormontabile contro ogni desiderio di accoppiamento. - E' un periodo che sono circondato soltanto da persone sfigate - Se ti è mai capitato di tirare questa conclusione, l'arcano è presto svelato: te le vai a cercare, per sopravvivere…Ricorda che tra te e il caso c'è una divisione dei ruoli. L'unica incertezza sta nel fatto che il mansionario viene definito di volta in volta, straordinari compresi.
Ci sono grazie a Dio dei momenti in cui nessuno può scalfire una parete di solitudine.
Tu sei uno che tira l'acqua prima o dopo il bidè? Personalmente appartengo allo schieramento del dopo. Vuoi mettere l'intimità che si crea tra te e "te" in un'altra forma?. Due o tre occhiate fugaci e un ultimo saluto ad un altro pezzo di ciò che sei stato. Qualche volta gli faresti una foto, vorresti fissare nel tempo quel frangente di compiacenza che va dal water all'ombellico riflesso sullo specchio. Ogni tanto anche io mi sono tolto delle piccole soddisfazioni…in bagno.
Spero di non averti annoiato, non riuscirei a perdonarmelo. Meglio morire che romperti l'anima!
Ora però voglio leggere la tua risposta. In attesa continuerò a vivere.

Tanti saluti.

 

Risposta alla lettera di un suicida a un altro suicida

Caro amico mio,
non so come tu possa essere venuto a conoscenza della mia vicenda. Non importa, non mi stupisce più niente ormai.
Sei arrivato in perfetto orario e per questo te ne sono grato fin d'ora. Odio i ritardatari. Di questa categoria i peggiori sono quelli che non sono mai a tavola quando i piatti sono psicologicamente preparati ad essere divorati. - Aspettavate me? Potevate iniziare… Con questa semplice locuzione ti bloccano ogni reazione. Mentre impugni l'elsa della forchetta sacrificando la fame alle buone consuetudini, l'altro condivide con i commensali un pacchetto di scuse farcite con la speranza che tutti siano così cafoni da ignorare il posto vuoto a tavola.
Gli alibi e le buone maniere, un cocktail dolciastro che lascia l'amaro in bocca a chi certe cose se le sente raccontare. Tanto ho bevuto e tanto ho offerto da bere.
Non so se arriverò alla fine della lettera perché l'inconcludenza ed io abbiamo stretto un patto: "qualsiasi intenzione, idea o barlume dovranno sempre rimanere tali. In caso contrario ogni azione porterà al mancato raggiungimento degli obiettivi preposti".
Ma io ho trovato una scappatoia bella e buona: non mi pongo obiettivi, compio gesti significativi quanto tic nervosi. Furbo no?
Che giunga in fondo o meno, non ha nessuna importanza. A me interessa prendere bene la mira. Hai scritto una bella lettera, piena di contenuti…prevedibili.
Ho capito il tuo gioco, hai le carte segnate. E tu saresti un vero suicida? Se entrassi dalla porta di questa stanza noteresti subito una pistola, colpo in canna compreso. In quanto a te, hai architettato un' intrigante scenografia e gettato la sceneggiatura nel cestino del cosa diavolo sto facendo. Credimi, non hai voglia di farla finita. Proprio ora che hai trovato un passatempo così tanto piacevole che il tempo passa persino troppo in fretta! È bello autocommiserarsi, vero? Chi sta meglio di te! Giornate intere che ripercorrono fedelmente la trama del tema di prima elementare la mia giornata, - la mattina mi sveglio, mi alzo, mi lavo, faccio colazione, vado in bagno, a pranzo mangio, guardo un po' di tv, di nuovo in bagno, faccio merenda, tv, cena, metto il pigiama, mi lavo i denti e…insonnia - . Una coerenza da mormone nel fare assolutamente niente, ma arrivi alla sera distrutto, frastornato da una stanchezza a tutto tondo, che nonostante l'ora tarda vuol fumare la sigaretta questa e andiamo via con la coscienza. Quante volte avrai detto domani smetto?
Piangersi addosso costa fatica. Considera quanto sia struggente mostrare trasporto e partecipazione quando quella lode, quella promozione, quell' approccio riuscito hanno la rilevanza di un' acca pronunciata. Eppure il tuo amico ha fatto centro in discoteca, la tua coinquilina ha conquistato l'ennesimo trenta e lode (non sapeva niente), l'altro pazzoide di Luca ha ottenuto lo scatto! Uffa, che palle! Non puoi farti vedere turbato. Primo, per non spargere soddisfazioni sul terreno degli altri, secondo, per evitare di cadere preda di certi strani personaggi che, a loro modesto parere, capiscono tutto al volo. Questa grande dote snaturata gli permette di analizzarti all'istante e di sfornare una cesta di domande sempre fresche di scocciatura. Puoi allentare la presa di fronte ad una persona amica e sfogarti nella maniera classica, raccontando quasi spontaneamente le storie dell'io, spogliando l'animo e lasciarlo in biancheria intima.
È molto più facile mettersi a nudo di fronte all'estraneità. Mi riferisco allo sfogo unilaterale, a quando ti viene da vomitare ansie difficili da ingoiare. Scambi di opinioni, no grazie, secondo me, se vuoi un consiglio…non serve niente di tutto questo. Solo la paziente circostanza dello sconosciuto dove poter rovesciare le tavolozze delle notti in bianco.
Attenzione, non cerco l'indifferenza, soprattutto quella dell'altro sesso e del datore di lavoro. È una questione di ruoli. Chi ascolta, chi consiglia, chi non ha nient'altro da fare. Va bene anche l'ultimo.
Inizi a starmi simpatico, lo dimostra il fatto che abbia ancora voglia di scrivere. Questo è un buon motivo per troncare ogni rapporto con te. Arricchirei la collezione di delusioni, perché un domani mi mostrerai il vero volto della simpatia e io sarò girato di spalle. Potrebbe anche non capitare, ma perché pensare sempre al meglio?
Credi che esista la predisposizione al fallimento? E quella al successo?
Di una cosa almeno ne sono sicuro. Nel mio caso è successo che ho fallito.
Tra un po' poserò la penna a terra e premerò il grilletto. Se fossi stato qui ti avrei chiesto di piantarmi una pallottola in fronte. Non lo avresti mai fatto vero? Avresti comunque assaporato piccoli dosi di isterismo senza retrogusto.
Ho uno strano dubbio in questo momento, - quante pallottole ci sono nel caricatore? - Potrei aprirlo e assicurarmi che ogni proiettile sia al calduccio, ma ho la scusa pronta: non mi va di perdere tempo, inoltre lancio una sfida alla mia morte negandole la certezza.
Ho paura…di non riuscirci. Se una frazione prima di esplodere il colpo l'istinto di sopravvivenza mi facesse sbagliare la mira? Rischierei di ferirmi gravemente e di procurarmi un dolore insopportabile. Quest' eventualità è terrificante. Sono ossessionato dal pensiero di non essere all'altezza della situazione. Non ho più niente da dire.

Un saluto